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La storia di Banzi

 

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La storia di Banzi

Le origini di Banzi, sorprendentemente, risalgono a moltissimi anni fa. A circa l’VIII secolo a.C. Banzi è uno dei paesi di tutta Italia ad avere origini così antiche. All’inizio si chiamava Bantia e, il primo popolo che abitò bantia, furono gli Osci e i Sanniti. Erano popoli locali, originari della Bsilicata e della Campania. Bantia sorgeva non dove è l’odierna banzi, ma un po’ più in basso, verso la zona “Monte-Lupino”. Gli Osci e i Sanniti si insediarono in questa zona della Basilicata perché c’era un grande bosco, quindi ottimo per la legna; c’era l’acqua, infatti il Banzullo scorreva molto vicino al paese. Bantia era un piccolo villaggio osco-sannito. Le case degli Osci e dei Sanniti erano delle semplici capanne fatte di legno e paglia, con, al centro, un braciere con il fuoco. Passarono gli anni e Roma, nata come un piccolo villaggio, si estese prima in Toscana, poi nel nord Italia. Nella Lucania (Basilicata) erano approdati anche i Dauni. I Dauni erano un’antica popolazione italica abitante nella parte della Puglia posta tra i fiumi Ofanto e Fortore. Di probabile origine greca o illirica, se ne conservano scarse notizie storiche; spesso le fonti antiche associano i dauni agli iapigi, dei quali erano forse una tribù, o anche ai messapi. Dai romani vennero accomunati agli altri abitanti dell’Apulia e definiti con il nome collettivo di apuli. Gli osci e i sanniti vennero influenzati prima dallo stile artistico dauno, e poi da quello greco. Nel V-IV secolo a.C. il villaggio di Bantia si ingrandisce e si costruiscono vasi, anfore, oggetti di vita quotidiana con stile dauno. Vaso in ceramica di Bantia del V-IV secolo a.C. Tutte queste foto rappresentano anfore, vasi e brocche dello stile dauno, che arrivò fino a Bantia. I Dauni influirono molto sulle decorazioni degli oggetti quotidiani. (queste foto sono state scattate nell’ex museo di Banzi) Molti furono i monumenti dedicati sia agli dei, che al popolo. Ricordiamo il templum auguraculum, un tempio, trovato nella zona Monte Lupino, formato da nove cippi che fuoriuscivano dal terreno e che rispecchiavano le nove divinità venerate dagli Osci e dai Sanniti. In base al volo degli uccelli un sacerdote poteva prevedere il futuro di una guerra, di un uomo. Molti oggetti preziosi sono stati trovati in vari siti di Banzi: fibule in oro, armature in oro e argento e, soprattutto, la tabula bantina. Era una tavola in pietra, con scritte tutte le leggi che bisognava rispettare. La tabula bantina è divisa in due frammenti, uno grande e uno piccolo. Il frammento grande si trova nel museo di Napoli, quello piccolo nel museo di Venosa. Nel 1978 si sono trovate, nella località Piano Carbone, 700 tombe risalenti al IV secolo a.C. Ogni tomba aveva un suo corteo funebre, con orecchini, bracciali e fibule per le donne. Si sono anche trovate moltissime tombe di guerrieri Sanniti. Avevano l’armatura d’argento e in placche d’oro, con spade intatte. Si è trovata anche la tomba di un bambino, probabilmente figlio di un soldato, con il corpo ricoperto di un’armatura d’argento. Il corteo funebre rinvenuto anche in molte altre tombe dimostrano la grande maestria degli abitanti di Bantia. La tabula bantina (frammento piccolo)
Questo (sotto) è il corteo funebre ritrovato in una delle tombe trovate a Banzi. E’, forse, il più bello e il più completo, che raffigura un po’ l’immagine di Bantia. E’ una vera rmatura, con i gambali in bronzo, l’elmo in bronzo, la spada in bronzo e la punta di lancia in bronzo. Dopo il periodo sia dauno che osco sannitico, Banzi fu influenzata dai Greci che sbarcarono nel Metapontino, a sud della Basilicata. Tutte le opere divennero figure nere su sfondo rosso. Subito dopo il periodo nero, Banzi fu invasa dai Romani (che avevano cominciato la loro espansione in tutta Italia). I Romani non saccheggiarono Bantia: cambiarono solo gli stili di vita e la legge. Già dal II secolo a.C. a Bantia ci sono molte domus romane (una è stata trovata negli scavi archologici). In cinque-sei secoli, Bantia divenne una cittadina romana. Negli scavi archologici realizzati nel 2004, si è trovato un mosaico romano di grande pregio. Subito dopo il periodo romano, Bantia diventò un Monastero: Il monastero Santa Maria di Banzi. Nel 798 d.C. il monastero benedettino di Banzi viene edificato sulla ex colonia romana. Una delle testimonianze della nascita del monastero era il diploma di Grimoaldo III. Il monastero è stato progettato come quello di Montecassino, anche se è molto più piccolo. Nel 1000-1200, i Normanni lasciano al monastero di Banzi grandi ricchezze, come le bifore, archi ogivali. Nel 1089 Papa Urbano II venne a Banzi sotto l'abate Ursone. In questa occasione fu aperta la porta Santa. Nel 1300 il monastero si riduce in povertà e miseria a causa dell'invasione del Re ungherese Ludovico. Ma il monastero si riprendo da questa breve decaduta, e si rende indipendente da Montecassino, diventando così il più importante monastero di Basilicata, Puglia e Calabria! Nel 1536 il monastero passa dai benedettini agli Agostiniani. Il cardinale Barberini provvede con: molteplici arredi sacri, la riparazione di alcune fabbriche, un nuovo organo (strumento musicale), il magnifico soffitto della Chiesa tutto intagliato, lavorato ed ornato. Nel 1665 il Cardinale Barberini scomunica gli Agostiniani perchè offrono riparo ai banditi. Nel 1666 al posto degli Agostiniani vengono i Francescani e costruiscono un convento a Sud della Chiesa. Nel 1688 si costruisce il campanile. Nel 1755 viene ricostruito perchè colpito da un fulmine. Nel 1725 i Padri Francescani costruiscono una nuova Chiesa, con il materiale della vecchia. La tecnica usata per costruirla è lo stile romano e barocco-roccocò Nel 1858 succede un terremoto a Banzi e la chiesa subisce gravi danni, l'ingresso viene spostato sulla piazza, vengono rinforzati sia la Porta Grande che la palazzina. Con la nascita dello stato italiano i territori del monastero di Banzi sono andati prima allo Stato, e poi venduti ai cittadini privati.


Papa Urbano II a Banzi

Nella prima metà dell’XI secolo, dopo alcuni decenni di scontri con alterne vittorie tra Longobardi, Bizantini e Normanni, questi ultimi riescono a sconfiggere definitivamente i Bizantini e a cancellare i sogni di supremazia dei Longobardi di Benevento. La famiglia normanna degli Altavilla, a partire da questo momento, sale al potere. Dopo la morte di Roberto il Guiscardo e papa Gregorio VII (1085) l’alleanza tra papato e Normanni diviene ancora più stretta. Papa Urbano II (1088-1099), che vuole incoraggiare la diffusione del rito latino con l’aiuto dell’ordine dei benedettini e limitare l’influenza del clero di rito greco, è a Banzi nel 1089, nell’Abbazia benedettina di Santa Maria. Lo accompagnano 32 vescovi ed è accolto dai due potenti eredi di Roberto il Guiscardo: i principi Ruggero Borsa e Boemondo. Naturalmente i 32 vescovi, provenienti da lontane diocesi, non sono arrivati tutti insieme nello stesso giorno dell’arrivo del Papa, né è pensabile che tutti i Conti normanni, con i loro ufficiali e le loro truppe, possano essere giunti
contemporaneamente. L’arrivo è necessariamente graduale.
Cosa sono venuti a fare?
Sono venuti per discutere concordare linee comuni, accordi diplomatici tra Chiesa e Principi. Proprio in quell’anno, si è alla vigilia del Concilio che si terrà a distanza di poche settimane, a settembre, a Melfi. Dopo i giorni dell’arrivo, durante i quali, il 24 agosto, Urbano II consacrerà la Chiesa Badiale a Santa Maria, seguono i giorni di discussione e, infine, quelli della partenza. Il tempo complessivo della permanenza si può ragionevolmente indicare tra due e le tre settimane. L’evento del corteo storico di Banzi vuole ricordare quegli anni e quella storia che ebbe il
Papa della prima crociata, ospite per un paio di settimane del protocenobio dei benedettini in terra lucana.


La Tabula Bantina

La Tabula Bantina Osca viene ufficialmente collegata al periodo immediatamente dopo all’evento dell’acquisizione della cittadinanza romana avvenuta dopo l’esito positivo della Guerra dei Socii, e che comportò nelle provincie la nascita dei municipium con l’acquisizione di uno statuto municipale redatto ad immagine di quello romano. Nell’estensione della cittadinanza romana ai popoli italici molti autori vedono la nascita geo-politica dell’Italia così come la conosciamo oggi. Anche la nascita dei municipi romani, conseguenti all’esito della Guerra Sociale, viene vista come modello anticipatore della nascita dei comuni in epoca medioevale. A Banzi si è assistito alla realizzazione del primo avvenimento: il municipium romano nel I sec. a.C. e non si è potuto assistere al secondo, alla nascita del comune medioevale, per l’affermarsi in quest’epoca, a causa dell’abbazia, del solo mondo ecclesiastico. Dalla stessa fonte, di cui alla nota 18, si apprende che a Venosa non sono mai stati rinvenuti testi epigrafici di una certa importanza. L’ostilità venusina a Roma era dunque forte così come era vitale, per i romani, l’importanza strategica della città. Era una città molto popolosa che si dice sia stata originariamente fondata con ventimila coloni, numero altissimo che alcuni studiosi lo credono possibile solo se si ipotizza che la maggioranza di essi sia stata gente della zona attratta a Venosa soprattutto per la possibilità di occupare i vasti terreni agricoli disponibili, anch’essi riportati dalla storia in numero molto elevato. Se Venosa si è popolata di gente del luogo questa doveva provenire senz’altro dai due versanti più pianeggianti e quindi popolosi: dalla vicina terra dauna canosina e dall’altrettanto vicina terra dell’attuale Palazzo S.G., Banzi e Genzano, cioè da un luogo, quest’ultimo, a forte impronta osco-sannitica. E dev’essere stato quest’ultimo nucleo ad essere più consistente se viene riferita una possibile forte "oscizzazione" della comunità venosina. Si spiegherebbe, così, il calo demografico di Bantia intorno al Trecento a.C. e si spiegherebbe anche perché la Tabula Bantina è stata realizzata a Banzi: antica città a capo di una confederazione osca in epoca pre-romana e, quindi, che da secoli aveva saputo esprimere una sensibilità ed una tradizione politica alla quale non venne meno neanche nel periodo romano





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