Rime IX
Se a la propingua speme nuovo impaccio
o Fortuna crudele o l’empia Morte,
com'han soluto, ahi lassa, non m’apporte,
rotta avrò la prigione e sciolto il laccio.
Ma, pensando a quel dì, ardo ed agghiaccio,
c’hè ‘l timore e ‘l desio son le mie scrte;
a questo or chiudo, or apro a quel le porte,
e, in forse, di dolor mi struggo e sfaccio.
Con ragione il desio dispiega i vanni
ed al suo porto appressa il bel pensiero
per trar quest’alma da perpetui affanni.
Ma Fortuna al timr mostra il sentiero
erto ed angusto e pien di tanti inganni,
che nel più bel sperar poi mi dispero.
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