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POESIE di Salvatore Fittipaldi


          
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125 L'alba di Boom, il perdente

scrivo, ancora, a quest'ora, dunque sono:
l'inganno afono delle piacevoli idiozie, l'oro pallido della mente, lo smalto
bianco, l'indecenza del bronzo:
sono il rovescio di ciò che è logorato, rigirato: lamento e incantazione:
sono Bloom, il soave e grigio Bloom: mi sento, solo, così,solo Bloom,
quando uscì a comprare del rognone, fra le otto e le nove del mattino:
mi sento anche, un poco, un lomento secco, rotto, aperto negli acheni:
mi sento così, oggi, così, solo, come Bloom ai funerali dell'alcolizzato:
un poco canto, da presso: schizzo illeggibile, da lungi: insomma,
un Bloom con le petecchie, gonfiori e disturbi della pelle: rash, prurito,
bolle, lividi, ematomi, insolito sanguinamento, ecchimosi sottopelle:
Bloom non ha trovato Tiresia, solo mangiatori di loto e di parole:
già, alle quattro e mezza del mattino: mi libererò mai dal quotidiano,
dalle mie idiozie quotidiane?


Leopold Bloom è il protagonista di Ulysses di James Joyce, nel quale ha una funzione parallela a quella di Ulisse nell'Odissea omerica. Il personaggio di Bloom è basato per alcuni tratti su Italo Svevo, che fu allievo e amico di Joyce. Come l'eroe greco nell'Odissea, anche Leopold Bloom non è presente all'inizio della vicenda e appare solo nel capitolo quarto, il primo della seconda parte, corrispondente all'episodio di Calipso dell'Odissea. Joyce introduce Bloom con queste famose parole:
.
« Mr Leopold Bloom mangiava con gran gusto le interiora di animali e volatili. Gli piaceva la spessa minestra di rigaglie, gozzi piccanti, un cuore ripieno di arrosto, fette di fegato impanate e fritte, uova di merluzzo fritte. Più di tutto gli piacevano i rognoni di castrato alla griglia che gli lasciavano nel palato un fine gusto d'urina leggermente aromatica. »


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