127 Tramonto rosso
ma quale fil rouge col francese: è solo linguaggio che si nega:
è che ce l'ho con Bergson stasera, con la tradizione-traduzione
che va da Baudelaire a Verlaine e arriva a Laforgue e
i suoi Pierrot, partendo da Watteau, fino a Sanguineti:
più rosso del sangue c'è solo il tramonto rosso
di quest'inizio di febbraio che dal cielo di sangue mi chiede
se sono ancora io, oppure no: o se invece fingo di
non essere io: se è solo un io che mi somiglia,
in modo talmente strabiliante:
ma quale Parnaso, se mi chiede se io sia davvero io,
oppure un altro e nient'altro di più dell'io che meno
mi appartiene:
lo rintraccio nel doppiofondo dello spazio orfico,
dove si entra se non per sparire: lo sento sulle mani
e sotto i piedi, nell'inguine e le ascelle senza pelo,
lo vedo con l'occhio che non vede senza occhiali:
io, ho questo io non io, a disposizione: prendo appunti
e me li appunto al petto: perchè di fingere, fingermi
non ci riesco proprio: e so farlo bene, a volte pure meglio:
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