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Gita in barca a vela

TITOLO: Gita in barca vela
GENERE: Narrativo
ANNO: 2011
NOTE: Questo racconto ha partecipato alla seconda edizione del concorso letterari tenutosi a"Sasso
Di Castalda" senza vincere premi.



Quaranta anni fa il mio sogno era viaggiare in mare.
Quando ero piccolo vivevo in una famiglia piuttosto povera dove arrivare a fine mese era difficile. Ero figlio unico e ciò mi causava molti dispiaceri:ho sempre desiderato un fratello o una sorella con cui giocare e divertirmi. I miei genitori erano molto affettuosi ed hanno sempre cercato di realizzare il mio sogno viaggiare in barca. In fin dei conti ci riuscirono!
Una mattina scesi nello sgabuzzino ed è li che trovai il progetto di una piccola barca a vela disegnato da mio padre. Andrai di fretta da lui e gli chiesi spiegazioni. Lui iniziò a spiegarmi che aveva fatto quel progetto quella notte e che avrebbe voluto,il giorno stesso,costruire la barchetta da lui disegnata.Mi sembrava impossibile ma la mattina seguente la barca era lì,pronta per essere usata. Era costruita in legno,ed era proprio quello il particolare che mi spaventava: avevo paura che il materiale non avrebbe resistito e che con il peso di tre persone avrebbe ceduto ed io e la mia famiglia saremmo stati dispersi in mare. E morire affogati non è una bella cosa. Fatto sta che mio padre era intento a fare il viaggio che io ho sempre desiderato... Montò la vela che aveva comprato ad un negozio di cui non ricordo il nome e chiamò me e mia madre fuori casa. La barca era già caricata sul suo furgone. Salimmo in macchina e ci avviammo per il mare. Il viaggio durò due ore ma alla fine ne valse la pena…durante il viaggio mi addormentai sulla spalla di mia madre. Arrivati al mare mio padre mi svegliò con un bacio sulla guancia. Ricordo bene le sue parole:-Ehi,siamo arrivati;pronto per salire in barca?- Ricordo che annuii felice.
Trascinammo la barca in mare e questa iniziò a galleggiare. Per prima salì mia madre,poi io ed infine mio padre che tratteneva la barchetta in attesa di partire.
La barca andava per conto suo e la vela svolazzava. Era fantastico,ricordo anche il vento che mi veniva dritto sulla faccia e mi scompigliava i capelli. Mia madre mi abbracciò. L’acqua era limpida e colma di pesci che scappavano appena ci avvicinavamo. Dopo mezz’ora,però,mio padre si accorse che la barca non reggeva più e,senza farci capire che era spaventato,tornò a riva. Solo quando toccammo terra mio padre ci disse che la barca stava per cedere.
Adesso ho 40 anni ed una famiglia e la barca è ancora nel mio garage,impolverata e coperta da un telone. Di tanto in tanto vado a farle visita e mentre la osservo ricordo i miei genitori e il bene che gli ho voluto e che gli voglio ancora oggi.


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