165 Il Purgatorio de l'Inferno
per Federico Sanguineti
Il Purgatorio de l'Inferno è, ancora organico, qui
nel suo recinto, profanato, deturpato, sproletariato:
la smorfia di dolore e sofferenza (quotidianità massificata?)
galleggia come papera senz'acqua:
"sapere bene come...per" galleggiare affondare, colare a picco:
perchè, benchè, giacchè la soluzione si trova nella vita stessa,
a possederne una, dentro la teoria della prassi:
"se cambi l'unghia, cambi" l'allegoria e il mondo:
e ti confesso (un poco confessandomi) che
tra il Purgatorio pubblico , l'Inferno mio privato,
le "strutturali complessioni" e complessità, "come un cane
incimurrito, incancrenito, incretinito", "facendo cucù
e curuccuccù", e poi "l'acrobata, tutto in punta di piedi",
con "la spudoratezza che mi fu virtù" con "le enormi vergogne
vergognose", una cosa finalmente l'ho capita: che
il linguaggio ha una funzione storica non metastorica
(e questa deduzione "non è mia anche se in armonia"):
tutto è destino, crudele: pensava di "ritornare, mezzo calvo,
all'ombra dei limoni in fiore", ma....
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