167 Il sonetto delle cose
ci sono cose che hanno la misura dei ricordi,
godono di una felicità che deperisce in fretta:
altre che non passano mai dentro le mani,
mantengono una debita distanza e lontananza:
ci sono cose che chiamiamo oggetti, o fatti
che non sfuggono alle vicissitudini del tempo
di cui portano l'odore, il segno, l'aureola
di gloria o la maestà vuota dell'indifferenza:
ci sono cose che girano con i nostri piedi,
come vogliono gli economisti capitanati da J. Hatzius
che saccheggiano e rapinano tutte le nostre cose:
ci sono cose, poi, che non ci sono: nella mancanza
esprimono la profusione, il mistero della presenza,
come fossero cose che non ci possono appartenere:
|
|