170 Il clandestino
vive nel cuore della notte
e il suo cuore
appartiene all'altra notte:
tace:
il silenzio dà voce
a ciò che non parla,
dà parola al silenzio
della luna:
nascosto,
sfugge al tempo,
senza poter sfuggire
all'attimo
che il tempo gli consente:
è immobile,
equidistante,
tra vita e morte,
nello "schiumoso escremento" (1)
delle sue parole:
Nota, (1): 16, Glosse - Edoardo Sanguineti
“La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina”: Edoardo Sanguineti
.
Giocoliere della lingua, distruttore e ricostruttore della parola quanto del verso poetico o del testo romanzesco, studioso, critico, italianista, grecista e allo stesso tempo appassionato della politica e pure del ballo, Edoardo Sanguineti (1930-2010) ha gravitato nella sua parabola letteraria fra l’intellettualismo ricercato e la semplicità colloquiale, la sperimentazione di stilemi inediti, la simulazione di scritture antiche o arcaiche e l’assenza di riconoscibilità (“il mio stile è non avere stile”), l’astrattismo (meta) espressivo e la concretezza della vita sociale (ha avuto anche una carriera politica nell’ambito della sinistra più coerente), il pensare (filosofare) e il desiderare (l’erotismo, così come anche un mondo diverso), il teatro, la musica, le arti visive. Un intellettuale a tutto tondo, si sarebbe detto una volta. Oppure un autore che (come dice la sua frase che fa da titolo a questo post) ha intriso di poesia, ossia di forma, ritmo, contenuto (sostanza), il proprio intero percorso esistenziale. (Sanguineti e la parola “totale” Mimmo Gerratana)
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