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POESIE di Salvatore Fittipaldi


          
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172 Matera

l'istante trasparente in cui giungi
al punto di estrema magia: Matera,
resiste, con forza, al suo stesso mistero:

(tutto è contatto, immagine, lucidità
negli occulti passaggi, nelle arcate
e tu sei l'adepto di nuove ipnosi surrealiste) :

ora la luna è svanita: è l'alba sulla Murgia:
il paradiso di pietra, con impietosa dolcezza,
conduce fuori dal mondo, a ridosso del burrone,
sull'orlo della rupe, verso la dimora degli Dei Cretacei,
tra i canti e le preghiere dei Dauni, i Peucezi, i Messapi:
puoi scendere, serenamente nei pori dell'origine,
nella profondità delle gravine, nell'omega,
nello sfollamento,nei due mezzi imbuti di Levi:


note"...Arrivai ad una strada che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case e dall'altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera... Di faccia c'era un monte pelato e brullo, di un brutto color grigiastro, senza segno di coltivazioni né un solo albero: soltanto terra e pietre battute dal sole. In fondo... un torrentaccio, la Gravina, con poca acqua sporca ed impaludata tra i sassi del greto... La forma di quel burrone era strana: come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca: S.Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi "coni rovesciati", questi "imbuti" si chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui a scuola immaginavo l'inferno di Dante... La stradetta strettissima passava sui tetti delle case, se quelle così si possono chiamare. Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone... Le strade sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelli di sotto... Le porte erano aperte per il caldo, Io guardavo passando: e vedevo l'interno delle grottesche non prendono altra luce ed aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall'alto, attraverso botole e scalette"
...
"...Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi, Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie... Di bambini ce n'era un'infinità... nudi o coperti di stracci... Ho visto dei bambini seduti sull'uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie. Era il tracoma. Sapevo che ce n'era quaggiù: ma vederlo così nel sudiciume e nella miseria è un'altra cosa... E le mosche si posavano sugli occhi e quelli pareva che non le sentissero... coi visini grinzosi come dei vecchi e scheletrici per la fame: i capelli pieni di pidocchi e di croste... Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi... sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste..."




(C.Levi "Cristo si è fermato ad Eboli")


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