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Antonio Carcuro


           
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FONS BANDUSIAE

Oh fons Bandusiae
quanta retorica per te hanno sprecato
che saresti diventata tu famosa:
ha cominciato Orazio latineggiando con
"Fies nobilium tu quoque fontium"
ed hanno poi continuato ad illuderti
in tante altre lingue fino a ieri che
"tu pure sarai fra le nobili sorgenti".

Io invece ti amo per quella che sei
e non contribuirò a renderti famosa anch'io
perché tu non sei che un rivoletto d'acqua
che sgorga oramai in un pantano tra rifiuti.

Mi ricordo però che tanti anni fa
alimentavi un limpido ruscello
dove da bambini le nostre mamme
accompagnavamo a lavare i panni
ed a piedi scalzi camminavamo
tra pesciolini ranocchi e granchi
abbiamo scoperto e studiato i girini
mentre scodinzolavano in gruppo
prima di fare scienze a scuola
le libellule dall'alto ci fissavano immote
abbiamo provato l'ebbrezza di saltare
dall'una all'altra delle tue sponde
vi raccoglievamo more lumachine ed origano
strappavamo le radici di liquirizia
e poi le lenzuola spiegate sui cespugli spinosi
ad asciugare al sole ed il loro bianco candore
che veniva baciato dallo schietto cielo azzurro
ed il vociare allegro delle nostre mamme.

Oh fons Bandusiae
dopo che ti hanno preso tanto in giro
che saresti diventata una celebre, nobile fonte
se almeno ti risparmieranno di diventare
un immondo e putrido pantano
mi piacerebbe dopo la mia morte
far cospargere nelle tue fresche acque
un pizzico delle mie ceneri
per rimanere, se ce ne saranno ancora,
tra ranocchi girini libellule e pesciolini
a sentire nell'ombra della tua rupe
l'eco lontana della voce di mia mamma.


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