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Vita in disparte – 01 – Pelosi, puzzolenti e randagi

Vivo da molto tempo in una piccolissima città, in un piccolo rione e in un piccolissimo condominio con gente misera, semplice e impegnata a sopravvivere, piuttosto che a vivere. Persone abituate a farsi i propri affari, a tenere i piedi per terra e la bocca chiusa. Gente che non crea problemi, se non è costretta o necessario, perché ne ha già tanti, troppi rispetto a tutti gli altri.
Questo posto mi ha insegnato tutto, o molto.
Da quest’ambiente ho appreso un sacco di cose.
Per esempio ho imparato a guardare sempre in faccia la realtà e la gente negli occhi, senza mai lamentarmi o avere paura.
Nel mio rione non ci sono troppi ritrovi; c’è una sola pizzeria, un solo bar e una sola chiesa.
Io frequento soltanto il bar, un posto frequentato da gente come me. In pizzeria non ci vado quasi mai, sia perché è troppo cara e sia perché non sanno fare la pizza. In chiesa non ci vado mai perché non saprei cosa andarci a fare; le prediche e le ipocrisie non mi sono mai piaciute, figuriamoci quelle per sentirsi la coscienza a posto.
Quando sono triste e non ho altre faccende da sbrigare, così vado da “Mario”, per bere un buon caffè e fare due chiacchiere. E’ strano come in questo bar sembrano ritrovarsi tutti quelli che paiono amare e voler toccare solo il senso vero delle cose e la verità senza la presunzione, le convenienze, le bugie e gli assilli della vita comune; vita e realtà che ci vorrebbe schiavi e sottomessi.
Come molti altri, sono una persona inquieta e insoddisfatta. Sono riuscito a realizzare pochissime delle cose che avrei voluto fare nella vita e sono cosciente che, in futuro, non avrò che pochissime possibilità e troppo poco tempo a disposizione per realizzarne altre.
Non so se ciò sia un bene o un male o, piuttosto, una condizione normale per un uomo che è nato e vissuto in un posto come questo. Penso che, tra l’altro, i desideri e le cose ancora da farsi, siano ottimi motivi e il migliore incentivo per andare avanti.
Non avere desideri, sentirsi realizzati o essere coscienti della realtà può dare la saggezza per non soffrire troppo ma deprime e rende apatici. Perché continuare a impegnarsi e sudare se gli obiettivi sono stati raggiunti o si ha la certezza che niente e nulla possa cambiare?
Quando mi ritrovo a fare riflessioni di questo tipo e ho quest’umore catastrofico in genere mi rifugio da Mario, come stasera che non avevo voglia di tornare a casa e rimanere da solo con la mia amarezza.
Questo posto è l’ideale per gente che vuole rimanere da sola in mezzo a gente che conosce. Qui sembra che tutti abbiano gli stessi miei pensieri o, al contrario, nessuno.
Sono, o paiono, persone che mi rassomiglino per carattere e che, come me, vedano e sentano le cose che vedo e sento io; infatti hanno lo stesso mio sguardo e, credo, le stesse ambizioni, gli stessi miei guai e gli stessi miei problemi, dubbi e incertezze. Alcuni sembrano, addirittura, che stiano, se possibile, anche più male di me.
Gli individui che frequentano questo posto, infatti, come me sono come i cani e i gatti: pelosi, puzzolenti e randagi.






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