Muse de la Pelouse ( da L’uomo in vestaglia ) Nota critica dell’autore
Qui c’è l’Inferno , qui c’è il Paradiso, qui l’antropomorfizzazione di un giardino e della sua amante luna; qui c’è la rappresentazione viva di un amore tanto inventato e fantasioso quanto impossibile. Nessuna posizione privilegiata tra le parole dell’abisso e il linguaggio delle regioni celesti. Con immagini attraenti, seducenti si descrive la disperazione affinchè l’inferno venga schiacciato dal paradiso.
Il linguaggio affascina e l’anima abbraccia un fantasma dal corpo scintillante.
La mitopoiesi dell’ eden, riposta nella grandiosa bellezza delle piante e dei fiori, rinforza e accresce i sentimenti e li congiunge alla primordialità incontaminata dell’anima, dove vivo è il riflesso della presenza divina.
Piante , fiori e giardino sono fondamenta di una verde forza che persiste, nonostante: il giardino nella sua interezza è la possibilità stessa di poter amare la luna creando spazi e immagini idilliaci.
La stessa sua geometria e la disposizione di piante e fiori simboleggiano le cure e le attenzioni dell’amante verso una equivoca luna da contemplare e comprendere indagando lo stupore della sua luce.
E in concluaione oserei aggiungere che, tutto nonostante, lo SPLEEN Baudelairiano viene rimosso dalla ossessiva presenza dei protagonisti: luna e giardino.
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