24 - A DELIA
Oggi gli anni compi e di ricordi
il dì si trama.
Trepido porge il presente la mano
al passato, che emerge dall’ombra
ed un visino rivedo lontano
che, di veli e di trine un nembo adombra.
Al candido mistero d’una cuna
ritorna il cuore!
Vien poi la corsa dei giorni, dell’ore
ch’han composto sette anni ed alta, bella
accanto ti trovo, leggiadro fiore
di pura innocenza, che alla procella
del male sottrarre saprò, perché
viva d’azzurro.
Tu, figlia di un sogno giammai travolto,
negli occhi porti del sogno l’ardore
e, inciso, un canto giocondo, a me tolto.
Io vi leggo il mio canto d’amore,
che allor mi prendesti, e in te si fissò,
gemma in castone.
Di dolci brame a me fosti traguardo,
fiera di te io sono, ché mi porti
gioia sempre, letizia. Se ti guardo
mi ritrovo! Spero che a te riporti
i miei sogni e le gioie, il Genio, cui
ti consacrai.
24 - A DELIA
Finalmente dei versi portatori di speranza e di aspettative non deluse e da non deludere, per un avvenire che si appropria di tratti tendenti alla gioia. Non poteva che essere l’amore per sua figlia a far emergere questa diversa visione del mondo e delle cose che, in Carmen, difficilmente si manifesta nella sua poetica, ma che rimane, probabilmente, sempre latente, in attesa di quell’elemento buono e positivo in grado di farla emergere. L’amore per la sua bimba è viscerale. Le speranze in lei riposte, ovviamente, profonde e sostanziali. C’è anche l’impegno a proteggere, preservare, da squallore ed affanni, quella creatura tanto amata, che cresce forte e bella, producendo solo per questo, in quel presente storico, grande consolazione. Poco importa, nel festoso momento, ciò che, poi, realmente accadrà. A quella bimba non sarà risparmiato il dolore e l’affanno. E’ inevitabile, forse anche giusto, che un genitore fallisca nel suo intento di preservare le sue creature da quanto egli stesso, in prima persona, di male ha dovuto accettare e si porta in cuore come triste bagaglio, per tutta la sua esistenza.
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