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CARMEN DI GIULIO


           
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25 – A UN CONTADINELLO

Cantava come te
da giovane tuo padre
nelle notti di luna,
quando felice ed ebbro

di sogni e d’illusioni,
tornava senza fretta al suo giaciglio,
per un segreto amore,
a custodirvi con immoto ciglio.

Oggi ei non canta più;
a te diede il canoro
suo serto di speranze,
in te pure trasfuse

il suo amore all’amore.
Or la tua voce calda di passione,
ad iniziare un rito,
s’innalza e s’inargenta.

La canzone è pur sempre la stessa
sotto la stessa luna.
Ma non per me più quella,
qual morbido origliere

su cui, greve di sogni,
posavo il capo, greve di dolcezza;
mentre a notte vibrava
l’inquieto grido della giovinezza!

Quanti dolci ricordi
col canto tuo ritornano,
su cui scenderà l’ombra
con l’ultima tua nota

e diverranno spettri.
Ma in cuore due eco, due splendidi nulla!
D’oggi e ieri l’inganno,
vestito d’incanto, l’anima culla.



25 – A UN CONTADINELLO
Non è una persona qualunque, questo Contadinello, che canta allegro ed inconsapevole di chi ascolta, e dei moti d’animo che questo canto suscita. Carmen, evidentemente, conosceva bene il padre del giovane e ritrova nel canto del fanciullo il ricordo di questa persona misteriosa che, con sentimenti profondi, le era entrata nel cuore, l’aveva fatta sognare o, comunque, aveva fatto parte del suo passato. Suscita, quel canto, ricordi giovanili ancor vivi e vitali, speranze deluse da un diverso corso della vita, imposto da regole che è difficile capire e quasi impossibile controllare. Resta il ricordo, quelle stesse parole a lei familiari, dette però, col canto, con l’intenzione di coinvolgere altre persone, alimentando altri sogni, forse anch’essi desinati a perdersi nel nulla.


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