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CARMEN DI GIULIO


          
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27 - AUTUNNO

Dove quel terso cielo di turchese
e quel fresco tappeto smeraldino?
Lassù son vele candide, distese,
giù manto rugginoso.

Ogni suono si smorza e sol nei tini
gorgoglia estroso l’ultimo stornello
e, nel supremo anelito, i giardini
scuoton la rada chioma.

Si staccano dai rami ad una ad una
le gialle foglie e cadono gemendo,
c’è rossiccio uno scritto sopra ognuna:
“E’ caduca la vita”!

Reclina il capo stanco il vecchio anno
e piange dalle gronde, dagli alberi,
dai fili del telegrafo e gli stanno
tristi le cose intorno.



27 - AUTUNNO
La caducità della vita e delle cose degli uomini trovano, in questi versi, mirabile e sintetica descrizione. Anche qui l’elemento pittorico è prevalente. La descrizione non risparmia il particolare, messo in evidenza in modo struggente e palese, nonostante le poche rime e lo scarno scritto. Molto bello il contrasto tra il cielo, che mostra ancora i colori di una estate appena trascorsa, e la terra, dai toni rugginosi e sbiaditi. Non c’è la speranza della primavera, che pure verrà, non solo stagionalmente ma anche nella vita vissuta da Carmen negli anni successivi.


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