28 - CHIAROSCURO
Sola avanzavo, grave, irrigidita
da interno gelo e più dallo stridore
d’un lamento sui cardini del cuore.
Lunga la strada, muta, abbrividita
dall’aspro soffio di frusciante vento
che gli alberi mordeva ed i passanti.
Un grigio “a solo” nella grigia via
fra lo sfuggente odor di morte cose,
fra rami brulli, nubi lagrimose
e un oscillante velo di foschia.
Ombre informi passavano nell’aria
con indistinto, fioco mormorio!
Cadde, d’un tratto, nel ferrigno vuoto
di note musicali un getto vario,
che il tormento involò al solitario
mio cuor quasi d’incanto. Dal remoto,
raggiante stuolo d’auree illusioni
una tornò recando primavera.
Si dileguò la coltre cinerina,
s’aprirono corolle sull’asfalto,
dolce un canto salì in alto, in alto,
dove l’azzurro a rimaner si ostina.
28 - CHIAROSCURO
Dal buio più profondo Carmen risale alla speranza tramite il solo ascolto di un “getto vario” di note musicali. E’ un percorso inverso rispetto alle altre poesie, in cui il lettore si è ormai quasi abituato al passaggio stridente e doloroso dalla quasi gioiosa osservazione della realtà e della natura alla disillusione, per promesse fatte e non mantenute. Qui osserviamo il ritorno alla speranza, stimolato forse da una canzone, da poche note musicali a lei familiari e note, forse imparate in momenti di più gioioso passato. Si sa quanto la musica, insieme ai profumi, ingabbi le sensazioni del nostro vivere, pronte a restituirle libere anche molti anni dopo, quando, quasi per caso, quelle stesse note, si porgono nuovamente al nostro orecchio. Tanto potente e capiente è il magazzino dei nostri ricordi, fatti non solo di parole ed immagini ma anche di armonie e di sottili aromi.
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