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Ideologia del presente - 02 - Dieci passi tra le note esaltanti di un racconto sbiadito dal tempo

"Mi piacerebbe provare a ripristinare i sentieri della mia esistenza ma sono sufficientemente preparato per affrontare i risvolti della mia esagerazione?"

Realismo di un socialdemocratico

In qualche parte nel mondo ho dimenticato armi e bagagli.
Opere straordinarie che mi riguardano “pirsonalmente di persona” e, da sempre, custodite con cura nei cassetti della mia straordinaria memoria. Sul loro probabile destino ho numerose tesi, alcune contrastanti. Quasi sicuramente potrebbero essere utilizzate per la sceneggiatura di un romanzo a puntate da mandare in onda ogni mercoledì, in seconda serata, sulla terza rete. Quest’ipotesi, tra l’altro avvalorata dalle sempre più numerose richieste, mi sembra uno spreco che non mi posso permettere.
Potrebbero essere, invece, esposte al museo nazionale di arte contemporanea. Questa seconda soluzione mi sembra più consona alle mie aspettative, anche se meno probabile.
Per aiutare questa possibilità sarei disposto a trasformarmi in un democristiano di ferro e accettare di entrare in una di quelle segreterie particolari che, di solito, rappresentano lo staff manageriale di certi uomini politici. Potrei così provocare occasioni più ghiotte per tentare di spiccare il volo.
Purtroppo non so volare e provo, tra l’altro, terrore al solo pensarci.

Scrittore di razza

Sono uno scrittore di razza. Razza celtica.
Alto, bello, occhi cangianti, tra il verde foresta tropicale e l’azzurro marino. Intelligente quanto basta. Più che altro intuitivo.
Capisco le cose al volo. Infatti, capisco tutto prima che me le spieghino. Sono un precursore, uno che inizia a fare le cose interessanti molto prima che gli altri inizino a capirle e, di solito, smetto quando l’invenzione diventa una moda.
Archiviato il caso e, il termine archiviato, mai come in questo caso è più opportuno, passo immediatamente al secondo anche se, in genere, preferisco il primo. Ravioli con la ricotta o spaghetti ai frutti di mare, magari allo scoglio, però cucinati bene, anzi benissimo, altrimenti non li mangio.
La mia granitica difesa dagli assalti degli arrivisti rampanti è classica. Sono uno scrittore impertinente, più che del grande fratello nel mio caso sarebbe più appropriato parlare del grande vecchio.
Cavallo di razza, aveglignese Lucano.
Insomma un punto di riferimento ben definito e speculare di tutta la cultura meridionale. La punta di diamante, il solo che può vantare un successo senza precedenti.
E non solo in campo letterario.

Il mio primo libro di successo

Ho intenzione di scrivere e pubblicare un libro di poesie spesso come una bistecca fiorentina.
Un poeta che si rispetti non manca di farsi presentare al grande pubblico da un’autorità politica o di cultura. Per la mia presentazione ho scelto Giulio Andreotti.
Giulio riassume in uno entrambe le personalità. Trovo che sia quello giusto perché è in giro da un sacco di tempo ed è stato capace di cavarsela anche in occasioni sufficientemente pericolose.
Pare che sia anche una buona forchetta e questa è, senz’altro, un’ottima credenziale per il libro di un poeta che, dicono, faccia cagare.

Cercasi poeta disperatamente

Trovare un buon poeta di questi tempi è cosa difficile se non addirittura improbabile.
Nonostante la grande varietà messa a disposizione si tratta di gente troppo impegnata per realizzare qualcosa di realmente interessante; gente demotivata con pile scariche e con scarso impegno sociale.
I poeti, ciò nonostante, di questi tempi sono come il prezzemolo. S’incontrano su ogni sito letterario.
La loro giornata inizia molto presto; già alle sette sono al lavoro e, credo, siano quelli che si svegliano prima di tutti.
Già sapevamo che il poeta ama, più di tutto, narrare d’amore. Consuma quest’atto cambiando continuamente soggetto. Lo fa per scoraggiare un po’ gli eventuali concorrenti, i soliti seccatori.
Difatti c’è sempre una lunghissima lista di poetucoli che continuano a copiargli le poesie più belle.

Il guinnes dei poeti

I poeti di ogni razza, religione, credo sociale e politico sono ospitati, generalmente, in tutte le trasmissioni di successo.
Sembra che questi siti letterari siano molto simili a quegli armadi che si trovano nelle case delle persone perbene e che vengono chiamate credenze. Si tratta di una sorta di armadi colmi di generi di prima necessità e, dunque, una specie di miniera di idee e opere immortali. Per utilizzarli al meglio è buona regola eludere la sorveglianza e cogliere il lettore di sorpresa.
Il poeta dei poeti solitamente s’insinua camuffandosi da prete. Quasi sempre i suoi risultati sono deludenti; colpa dell’approccio sbagliato e di tutto il resto. D’altra parte di gente con simili ambizioni in questi posti ce n’è sin troppa.
Su Internet, inoltre, di siti di scrittori e poeti ce ne sono a migliaia. Cosa diversa sarebbe trovare un Editore che sia disposto a pubblicarti qualcosa senza chiedere ogni tuo avere, dissanguandolo. In Italia trovare un Editore in cerca di talenti emergenti è come cercare un ago in un pagliaio.
Evitando gli editori più grandi, l’insigne poeta ha frugato tra gli editori più vicini e ha scoperto che si trovano dall’altra parte dell’Italia.
Ogni casa editrice, tra l’altro, ha un addetto stampa.
In questo caso si tratta di uno che ha frequentato la stessa università ma che non ho avuto la fortuna di conoscere prima.

Ferragosto scrittore mio non ti conosco

A ferragosto, si sa, la gente va al mare e sul sito rimangono solo i soliti sfigati e disperati che non sanno come passare la giornata. Il capo, in quel periodo, è in vacanza come i più furbi e scaltri che, sicuramente, hanno ben altro da fare.
Io questo ferragosto dovrò passarlo a studiare.
A settembre ho un esame e così sono sistemato con quegli altri che le ferie le hanno già fatte a luglio e che, a causa di ciò, maledicono la città vuota e i supermercati chiusi.

Il pranzo dello scrittore

Mezzogiorno per uno scrittore è un’ora topica.
Un po’ perché a quell’ora si ha fame e un po’ perché se non si è riusciti a terminare il racconto si rischia di rimandare il tutto al dopo pasto.
E’ noto che dopo il pranzo riuscire a scrivere qualcosa di buono è un’operazione complicata. Sarà colpa dei succhi gastrici, tutti impegnati nella digestione, ma scrivere con lo stomaco pieno è fallimentare; tanto vale ritirarsi a fare il poeta.
Le poesie, in genere, sono più corte e, quando si riesce ad avere una soddisfacente ispirazione, si completano entro tempi ragionevoli. Lo scrittore insigne, per la verità, scrive anche a notte fonda. La scrittura notturna gli serve per cogliere quei momenti di concentrazione e ascesi difficilmente rintracciabili nelle ore diurne.

L’archivio buncher

Ogni artista che si rispetti ha un archivio bunker. Si tratta di luoghi segreti ove a nessuno è consentito accedere senza permesso.
Di solito i poeti e gli scrittori migliori hanno due archivi. Uno di copertura per le allodole e uno vero al quale non fanno accedere nessuno.
Io di archivi bunker ne ho almeno tre e mi sono reso conto che non sono insufficienti.
Sto progettando, pertanto, l’archivio più bunker mai realizzato nella storia di tutti gli artisti di tutte le epoche.
Questi posti ameni sono luoghi ove coltivare gli hobbies veri e conservare le opere più significative; il luogo ideale per trascorrere qualche ora per uno scrittore speciale.
Nel mio archivio bunker vero conservo circa 30mila opere mai pubblicate. Moltissime neanche mai scritte.

Lo scheletro nell’armadio

Io sono di gran lunga uno fra i poeti contemporanei più esperti e capaci in circolazione. Difatti, sono oggetto di studi e ricerche di valenti studiosi, curiosi e voyeur. Le mie opere traboccano di sentimentalismi al cioccolato.
Per uno che ha sempre scritto con la massima serietà è cosa normale. Il mio archivio è accessibile cercando nella lettera "G" come Guerrieri. All’interno ci sono circa 3.000 opere tra poesie, racconti, articoli giornalistici e saggi. Sono opere soggette a una continua rivisitazione e, di conseguenza, mutabili come il carattere dell’artista.
Come tutti gli altri esponenti di questa congrega mi faccio aiutare per scegliere e catalogare le opere più meritevoli. Il mio segretario personale è persona di fiducia oltre che essere un vero e proprio tuttofare. Per contattarmi è preferibile passare tramite lui, di solito è persona affabile anche se, qualche volta, diventa una furia scatenata. A quest’uomo devo molto, forse anche troppo.
E’ lui che dirige la mia baracca sin dalla notte dei tempi ed è sempre lui che mi consiglia e sceglie la politica da seguire. Si tratta di una specie di bisbetico indomito che ha il tempo e lo spazio per riflettere serenamente sulle opportunità e sui valori del tempo.
Come tutte le altre cose anche lui sta lì a dimostrare come anche in questa società multimediale in fondo, a farla da padrone, sono sempre gli altri.

Re & reucci

E arrivò, inaspettato, il tempo dell’incoronazione.
Diventai Re in conseguenza di una trascurabile questione d’interesse. Da piccolo scrivano potentino, molto attento nello scrivere le sue poesie, mi sono tramutato in un monarca spietato e senza cuore. Uno di quegli scrittori che non rispettano neanche le più semplici e banali regole per raccontare o descrivere un sentimento, uno stato d’animo.
Ho iniziato così a inviare la mia posta senza indirizzo e senza nemmeno affrancarla. Proprio come un perfetto italiano del quale esprimo pregi e difetti. Probabilmente un Re non ha bisogno di regole o buone intenzioni.
Caterina Caselli, la cantante dal casco d’oro, molti anni fa disse che " tutti hanno gli scrupoli". Io, per esempio, non ne ho; in compenso ho molti segreti.
Un Re, d’altronde, non svela nemmeno sotto tortura il numero dei suoi sudditi e la collaborazione con gli altri Re è un fatto sportivo più che di interesse. Lo scambio d’informazione tra regali è costante e automatico. Molto meglio che tra gli uomini del servizio pubblico. E’ strano, difatti, che ciò avvenga a meno che non si tratti di un referendum popolare. Ma, anche in quest’ultimo caso, quei poveri disgraziati vengono condotti in errore con domande a trabocchetto.
Embè, che volete che vi dica…
"So cazzi vostri" come disse il portiere del condominio al proprietario dell’ultimo piano il giorno che si ruppe l’ascensore.








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