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CARMEN DI GIULIO


           
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34 - IL MANDORLO FIORITO

Oggi nella valletta sottostante
osservo il primo mandorlo fiorito
sopra un tappeto di erbetta novella,
il cuore e gli occhi l’hanno salutato
ed ho gioito.

A sì dolce, cara, gentil visione
provo l’effetto d’esser stregata;
non ho parola, a contemplar mi fermo
quel ricamo di un bel bianco smagliante
entusiasmata.

Son pizzi, perle, veli e piume lievi
imbastiti coi raggi della luce,
disposti con bel garbo intorno ai rami,
per la festa del bianco, da una fata
che sogna e cuce.

Ha tutta la freschezza di una sposa
e lo splendore della giovinezza,
questo mandorlo in fior che mi sorride
come un bimbo dai candidi dentini,
pien di gaiezza.

Lo bacia il sole e il vento lo saluta,
lo guarda la casetta di collina
invidiosa un tantino ed ammirata
e l’uccello col canto suo lo desta
alla mattina.

Vorrei tuffare il volto in quel candore
per sentir la freschezza vellutata
di quelle fini e morbide corolle,
per aspirare il tenue lor profumo,
di neonata.

Quei petali di raso delicati
vorrei servirli in vassoio d’argento,
vorrei farne una coltre profumata,
vorrei, vorrei… staccarli tutti e poi
spargerli al vento.

Ma, dentro lo scenario di natura,
il mandorlo ha una parte troppo breve,
fragilità di sogni hanno i suoi fiori!
A lungo non starà in pompa magna
come la neve.

Ahi! Tanto bianco cadrà lentamente
come dal cuor dell’uomo le illusioni
e quando il ramo i fiori avrà ceduto
penserà il vento a trasportarli in tutte
le direzioni.

Quello che più ci affascina nel mondo
a breve vita sempre é destinato,
in cuor ci lascerà vivo rimpianto
il desiderio di rifar quel sogno….
mai più sognato.



34 - IL MANDORLO FIORITO
Ritorna la Carmen pittrice, prima che poetessa, ad osservare e rendere in maniera deliziosa l’immagine di un mandorlo appena fiorito, il primo, dopo un altro inverno, appena trascorso. La bellezza dei versi che, al solito, descrivono, con pieno effetto scenico, ciò che osserva direttamente e tutti gli altri elementi contestuali del “quadro”, si coniuga con la solita considerazione finale sulla caducità delle cose che, a questo mondo, consideriamo veramente belle. La domanda sorge spontanea. Non sarà che queste cose sono belle proprio perché effimere?


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