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CARMEN DI GIULIO


           
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47 - SERA D’ESTATE

Trillano i grilli in coro in questa sera
di plenilunio. Nel tremulo verso
é un bisbiglio affrettato di preghiera,
un palpitar di alucce in libertà.

Qualche lucciola gira intorno oziosa
col suo forbito lume intermittente,
come un mobile faro misterioso;
la luna in ciel si agghinda silenziosa.

Tra odor di stoppie sciamano i ricordi
nella serenità plenilunare;
poi ciascuno s’appunta ad una stella
che brilla, brilla e tu, anima, scordi,

vinta dallo splendore, i tristi affanni.
Vivi d’attesa e un sogno ancora rubi
ad ogni stella. Nell’estasi un canto,
come rivolo d’or, scorre sugli anni.



47 - SERA D’ESTATE
E' ancora un ricordo, messo in versi, del periodo "bantino" della sua esistenza. Carmen non riesce a dimenticare l'armonia che aveva accompagnato quegli anni fondamentali per la sua formazione umana ed artistica. Il contesto ambientale che descrive, come al solito magistralmente, è quello della sua campagna "collinare", fatta di profumo di stoppie, di "alucce" in libertà che, in ambiente cittadino, ben difficilmente si possono avvertire ed osservare. E' probabile che lei abbia desiderato sempre, nella sua vita, di riconquistare quella dimensione perduta, che era fatta, però, anche di affetti, di persone vive, che il trascorrere degli anni aveva, però, portato, man mano, ad estinzione, senza nessuna possibilità di recupero. Anche il senso di profonda delusione che si avverte sempre negli ultimi versi di ogni sua composizione riflette, probabilmente, questa consapevolezza: il passato non lo si può recuperare, perché fatto anche di persone, e non solo di luoghi che, almeno apparentemente, tante volte, si conservano, nel tempo, quasi immutati.


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