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CARMEN DI GIULIO


          
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48 - SMARRIMENTO

In questo mio dolore senza fine,
l’anima é sola, il cuore non ha pace,
la parola muore in un sospiro
triste, sommesso; nel profondo tace

quella voce che concilia alla vita.
Su di me pesa l’ombra del passato
densa di nostalgia e di memoria,
é nell’occhio un tormento aggrovigliato.

Ed é sgomento, naufragar di speme,
frantumarsi di sogni accarezzati,
esitare sul ciglio dell’abisso,
languir di canti appena modulati.

Sgrano un Rosario di delirio e pene,
passano in fila l’ore grigie e amare,
dinanzi all’occhio che annaspa nel vuoto.
Grande é la croce, piccolo l’altare.



48 - SMARRIMENTO
Non sapremo mai quale particolare ricordo abbia ispirato questi versi tristi, che portano quasi al vertice supremo il senso di dolore e smarrimento che, in tanti momenti della sua vita, Carmen ha provato. Ma non è importante. Potrebbe riguardare la morte del padre, o la prematura scomparsa del figlioletto Duilio o forse il presagio di quanto ancora sarebbe avvenuto. Non importa. Importa invece l'immagine dell'ultimo verso, che inchioda ad una croce anche chi ne è semplice, forse distratto, lettore. In poche parole produce un'immagine che lascia senza fiato per la profonda, tragica immediata fruibilità. "Grande è la Croce, piccolo è l'altare". Se non è poesia questa................


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