Rime VI
Fortuna che sollevi in alto stato
ogni depresso ingegno, ogni vil core,
or fai che ‘l mio in lagrime e ‘n dolore
viva più che altro afflitto e sconsolato.
Veggio il mio Re da te vinto e prostrato
sotto la rota tua, pieno d’orrore,
lo qual, fra gli altri eroi, era il maggiore,
che da Cesare in qua fusse mai Stato.
Son donna, e contra de le donne dico:
che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,
ogni ben nato cor hai per nemico.
E spesso grido col mio rozo inchiostro,
che chi vuol esser tuo più caro amico
sia degli uomini orrendo e raro mostro
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