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Erano gli anni settanta

Correva l’anno millenovecentosettanta o poco più.
Non avevo ancora raggiunto la maggiore età ma già ero il ragazzo fisso di Lorella. Lei diceva di amarmi tantissimo ma, ogni tanto, faceva l’amore anche con il mio coetaneo e amico Roberto, il ragazzo di Mariangela, una longilinea e bella mora di qualche anno più grande di noi.
Era anche per questo motivo, e non solo, che anche Mariangela e io lo facevamo spessissimo pareggiando e portandoci avanti in conti e tradimenti.
Era il millenovecentosettanta un anno di grande fermento sociale e politico.
Il millenovecentosessantotto aveva posto sotto accusa la società tutta e segnato l’inizio della grande contestazione. Erano crollati alcuni dei vecchi e superati valori sulla famiglia e sulla società e, i giovani, avevano messo in discussione molte delle certezze e delle convinzioni del passato. Erano anni in cui si parlava di libero amore e di vita in comune, di pace e di amore, di giustizia e libertà e in tantissimi pensavamo di poter costruire un nuovo mondo senza barriere, ingiustizie e guerre con il solo ausilio di buone idee, grandi ideali, libere manifestazioni e turbolente assemblee.
Erano gli anni dei mitici "Genesis" di Peter Gabriel ai quali io preferivo il sound allucinato e violento dei "Wan Deer Graaf Generator" del grandissimo Peter Hemmill capace di aprirsi, improvvisamente, a squarci d’indifesa tenerezza.
Erano anche gli anni dei "King Crimson", dei "Pink Floyd", dei “Deep Purple” e di Ian Anderson mitico flautista e anima dei "Jethro Tull".
In quegli anni avevo un ottimo e indimenticabile amico che suonava meravigliosamente il flauto e che amava Peter Gabriel e Ian Anderson. Ogni tanto, ci riunivamo a casa sua e, con l’aiuto di qualche sigaretta "migliorata", la luce soffusa e un po’ d’incenso a bruciare in un piccolo braciere al suono di "Ticks as a brick" riuscivamo tutti a sentirci persino felici.
Erano gli anni della contestazione giovanile, il sessantanove era appena passato e aveva lasciato grandi speranze per grandi conquiste.
Nessuno avrebbe mai immaginato che proprio noi, rampolli di quella rivoluzione culturale del sei politico e di quelle grandi e giuste idee, saremmo naufragati nel consumismo più sfrenato e diventati quello che, in buona sostanza, Giuliano Ferrara e Liguori sono i risultati più evidenti da una parte e le brigate rosse e Massimo D’Alema dall'altra.
In quegli anni l'America, proprio come oggi, era in guerra. Allora combatteva in Vietnam i Vietcong (anche allora la guerra era giustificata da una giusta e santa causa: dare libertà e democrazia ad un popolo che la pensava e viveva diversamente) e anche allora la stessa America, regina della democrazia e della giustizia, appoggiava il generale Pinochet in sudamerica che con un golpe trasformò poi il Cile in uno stato sanguinario e totalitario.
In Italia c’erano troppi partiti politici, proprio come oggi. Solo che allora ogni partito aveva una propria ideologia, delle idee e degli iscritti e non come adesso che di partiti ce ne sono anche di più ma chi comanda è uno solo e la sola ideologia di tutti i partiti e di tutti i politici sembra quella di restare al potere e apparire in tv.
In quel tempo c’erano le vecchie e superate ideologie ove ognuno poteva riconoscersi. C’era ancora il Partito Comunista Italiano ed era il secondo partito dopo la Democrazia Cristiana. C’erano anche il Movimento Sociale Italiano, il Partito Repubblicano e persino quello Liberale. C’era, come oggi, il Partito Socialista Italiano, anzi ce n’erano due, e, per un po’, anche tre (il PSI, il PSDI e il PSIUP). Anche allora i socialisti preferivano stare con il partito di maggioranza (allora si diceva relativa) e non con la sinistra (come tutti siamo ancora tentati di pensare visto che all’inizio era quello che voleva dare la terra ai contadini). Oggi è ormai sin troppo noto che i socialisti non hanno mai avuto le idee molto chiare sia in fatto di alleanze sia di governo che di contadini.
Erano gli anni in cui Pietro Valpreda (anarchico) veniva ingiustamente accusato e incarcerato per la strage di Piazza Fontana mentre Freda e Ventura (fascisti e veri autori di quella strage) erano liberi. Oggi, dopo oltre venti anni, l’inchiesta è stata chiusa ma poco o niente è stato esaurientemente chiarito. E’, infatti, rimasta aperta la finestra della questura di Milano dalla quale "inspiegabilmente" volò l’anarchico Pinelli durante un semplice interrogatorio.
In quell'epoca la politica era l'interesse principale di moltissimi giovani, proprio come oggi lo è di una scarsa minoranza.
Straordinariamente in quegli anni gli studenti marciavano nei cortei assieme agli operai delle fabbriche. Tutti uniti per quel plus-valore che finiva solo nelle tasche dei padroni e non veniva ridistribuito come era logico pensare. La gente lottava per quel cambiamento radicale della società dove politica, potere e interessi avevano strane collusioni.
Proprio come oggi, anzi oggi ancora di più.
Erano gli anni dei figli dei fiori, dei raduni Hippy, dei collettivi e del movimento studentesco.
Erano anni che mai più avrei dimenticato sia perché ero giovane e capellone e sia perché li ho vissuti con tanta partecipazione ed entusiasmo.
Allora non c’erano il cellulare, i videogames, i cd, i PC, i cordless, i Mac Donalds e i centri commerciali.
Per comunicare c’erano i vecchi affidabili telefoni a muro, rigorosamente con la numerazione a rotella che quando dovevi fare il nove dovevi aspettare almeno trenta secondi per fare il numero successivo, non potevi mandare un sms alla tua ragazza ma ci si ritrovava ugualmente al solito bar o nella vecchia balera per chiacchierare e sognare.
I videogames si trovavano al bar.
C’erano i vecchi flipper con cinque palline e bue bottoni, non c’era Laura Croff e Tomb Raider era solo un fumetto horror al quale preferivo il divertente Alan Ford con il gruppo TNT, la cariatide, Bob Rock e il Conte che contrastavano il temibile Superciuk o altri squinternati malfattori in una società tutta brutta, sporca e cattiva ma tanto divertente e tanto più semplice e comprensibile.
I dischi erano di vinile che dopo qualche anno, quando li ascoltavi sentivi più fruscii che note e ai concerti rock non ci si drogava e ci si ubriacava ma ci si incontrava anche soltanto per ascoltare musica e sognare.
I Personal computer non c’erano, non c’era Internet, nemmeno i siti letterari per scrivere e leggere.
Allora c’erano soltanto i libri per leggere e i quaderni per scrivere e le poesie e i racconti, se amavi scrivere, potevi farli leggere, se avevi il coraggio e la presunzione di farlo, solo ai tuoi amici.
Non c’erano nemmeno i Mac Donalds, i Pastarito - Pizzarito e i centri commerciali ma soltanto il salumiere, sotto casa, piccoli negozi A&O e l’Upim era il luogo più grande per acquistare o rubare caramelle o un paio di guanti.
Erano anni, gli anni settanta, nei quali le idee e le gioie venivano saggiamente confrontate con i bisogni e la realtà.
Poi arrivarono gli anni ottanta e tutto cambiò radicalmente. Da allora tutto è peggiorato troppo rapidamente sino a oggi, a questi anni e, la vita, ha quasi perso ogni valore a vantaggio del consumismo più sfrenato e dell’arrivismo galoppante.
Credo che gli ultimi anni del sessanta e buona parte degli anni settanta, specie i primi cinque, siano stati quelli che non si dimenticano facilmente.
Erano anni migliori perché si riusciva a sentirsi e a comportarsi come esseri umani perché quegli anni sembravano, per dirla tutta, l'alba di una nuova società più giusta e più tollerante e mai avrei pensato che, a distanza di tempo, la società italiana sarebbe diventata razzista, intollerante e "affarista".


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