LUCANITA‟ SARACENA tra poesia e fotografia
“LUCANITA‟ SARACENA tra poesia e fotografia” è una silloge di liriche, opera di due poeti coetanei che condividono la nascita nello stesso paese, Castelsaraceno in Provincia di Potenza, l‟appartenenza ad un comune ceppo familiare, i Cascini, e la totale identificazione con la Lucania, la realtà regionale di entrambi.
La singolarità del lavoro sta nell‟aver messo insieme – in una sorta di acquarello istoriato del cuore – poesie e fotografia, lingua e dialetto nonché la medesima ricerca di ricordi, di stati d’animo, di sensazioni, di esperienze vissute anche a distanza. Entrambi i novelli Aedi, Valerio e Prospero CASCINI, sono stati compagni di scuola alle elementari dopodiché il primo si è trasferito dal lontano 1962 a Torino mentre il secondo non si è mai spostato da Castelsaraceno.
Lucanità saracena è un‟antologia di 39 liriche che rigurgita di RICORDI ed è trabocchevole di MEMORIE che gli AUTORI prima di editarle hanno coltivato nel loro animo e cullato dentro di loro per tanto tempo.
Trattasi di versi in libera rima che riaffiorano dal più profondo del cuore di entrambi i Poeti e, al pari di
vibrazioni forti ed irrefrenabili si tramutano presto in lamentazioni sonore e singhiozzanti dell‟animo.
Prospero Antonio Cascini, in questo lavoro ci offre un ventaglio di liriche che si fanno portavoce degli affetti familiari, degli squarci paesaggistici del proprio Castelsaraceno, dell‟amore idealizzato nonché del valore della lucanità.
La Prima Tranche è costituita dalle liriche in cui sono cristallizzati gli affetti familiari quali “A Domenica sposa di Domenica”, “A Micaela Maria”, “A Micaela Maria… al primo compleanno”, “Ritratto di mia Madre”, “Ritratto di mio padre”, “Il compagno di classe” e “L’amore di famiglia”.
Nell‟ode A Domenica sposa di Domenica”, il Nostro ricorda il giorno del matrimonio di Domenica (Nika), la figlia secondogenita, celebratosi il 23 Giugno 2019.
Il quadretto “A Micaela Maria” il Poeta, divenuto nel frattempo Nonno, lo riserba alla sua Nipotina ma anche al “…suo dolore lancinante, infinito, senza sosta” perché la piccola, essendo venuta al mondo in un periodo di devastante crisi sanitaria, …aspetta il perdono come ricompensa per l‟inospitalità di questo tempo.
C‟è, inoltre, “A Micaela Maria… al primo compleanno”, in cui il Cascini – riprendendo il concetto del tempo enigmatico che oggi viviamo – confessa che Micaela Maria “…da un anno riempi(e) il nostro tempo” mentre tutti i familiari “…sono cornice al suo sguardo, al suo sorriso, ai suoi gesti come foto a colori, come foto in bianco e nero!”.
Nella logica del calore domestico, medicamento ai dolori della vita, devono inquadrarsi pure le odi Ritratto di mia madre e Ritratto di mio padre che assurgono a veri e propri affreschi in cui viene esaltato il ruolo che hanno avuto i Genitori nella crescita e nell‟educazione dei figli.
L‟Autore – quando nella mesta rievocazione della propria mamma materializza il …ti ricordo padrona della casa, dentro la vita di ognuno a dar manforte a ciascuno oppure quando menziona il padre lo ricorda come “l’uomo del mezzodì, naturalmente elegante e frenetico, nel lavoro e in famiglia”- in un ambiente intriso di dolore che richiama alla mente sia quello deamicisiano che quello tolstojano. Conservandone l‟anonimato anziché … mantenendolo nell‟anonimato.
L‟epilogo di questa Prima tranche delle ricordanze familiari è costituito da altre due liriche: Il compagno di classe e l’Amore di famiglia. Invero, il Poeta ne “Il compagno di classe” considera costui, mantenendolo nell‟anonimato, uno di famiglia e lo memorizza dentro di sé senza più scordarsene in una sorta di “…incontro senza tempo e senza spazio” ovvero …in una reminiscenza che ti scorre davanti agli occhi al pari dei …titoli iniziali del film della vita.
Anche “Amore per la famiglia” esalta le relazioni familiari ed il clima che tornano a rivivere nel cuore del poeta “contatto toccante al pari di una fetta di luna nell‟oceano in tempesta”.
Nella Seconda parte, invece, sono custodite le Odi che rievocano nel suo cuore i topoi di Castelsaraceno, dove, come nell‟album delle fotografie, sono comprese Il Paese, il mio Paese, Le piazze del mio Paese, La stagione, le cui resipiscenze sono di sicura provenienza leopardiana. Parliamo dell‟habitat che l‟Artista porta sempre con sé come fa …la lumaca che si muove in uno con la propria conchiglia (o guscio ovvero casetta) da cui non se ne distacca mai.
Nove soli versi strutturano, invece, “Il Viandante”, la poesia che, per fissare il passaggio agile e lesto del pedone, è introdotta abilmente da un “Volerò con il mio cuore in cammino” pur se il ricordo si ferma alla passante, tale che rimbomba in lui …l‟eco del tuo sussurro d‟amore.
È così che ne “Il ritorno di fiamma” il Poeta insegue, in una visione onirica, la sua Amata sicché Egli – nel dormiveglia della vita – ammette …Oggi Ti ho pensato di meno, non menomeno come i voti a scuola, ma di meno, presupposto questo per affermare il concetto che …non solo l‟amore richiede i suoi tempi bensì …anche il ritorno di fiamma ha i suoi.
Di poi, nell‟ode “Candida gelosia” il Nostro, smarritosi nei meandri enigmatici dei suoi pensieri, li converte in …sogni che altro non sono che …progetti non realizzati e quindi falliti.
Il Poeta, nel gioco dell‟amore, ecco inventarsi “Il calcio…d’inizio”, una rima in cui immagina di disputare una partita di calcio …almanaccando sul passaggio-goal dall‟altro giocatore e sulla tenuta del campionato. E intanto è del parere che …per mettere più tempo tra me e l‟amata …attende il fischio d‟inizio della gara!!!
Strapiena di tenerezze affettive è la lirica “Il pane, l’acqua e il rifugio” che colpisce per i verbi al condizionale – Ti incarterei, Ti porterei, Ti inebrierei – i quali comprovano che il Menestrello di Castelsaraceno se da un lato si consuma nell‟analisi del passato dall‟altro ritrova se stesso proprio …nel sogno.
Ultima lirica di questa Terza parte sono “Le Orme” che il Poeta ha tirato fuori dallo scrigno dove ha conservato gelosamente tutti i suoi… canti dell‟anima.
In questa ode, a nostro avviso la più bella in assoluto, il Castellano materializza “per mitizzarlo” il ricordo di
…inseguire la donna dei sogni ma anche di cercarla attraverso le orme nel sentiero scavato sulla neve.
A chiudere lo Zibaldone è “La Lucanità saracena”, una rima di 25 versi nella quale il Poeta ha liberato il suo …estro creativo che gli ha consentito di cogliere …tutta la bellezza paesaggistica, la specificità delle tradizioni e la ricchezza climatica della sua terra.
L‟ouverture della medesima lirica è data dalla quartina “Dormirci sopra un anfratto naturale ed innevato e multicolore” allocato tra “…un cirro argentato e un bucaneve imbalsamato” mentre la peroratio è costituita dalla significativa e toccante terzina “È il sogno di ognuno che lascia il segno sul proprio selciato”.
Valerio Cascini, con le sue Poesie in gergo locale ha inghirlandato il suo esaltante contributo in questa antologia con opere ispirate pur‟esse dalle ricordanze di Castelsaraceno e della Lucania, realtà che, pur se vissuto in Pie- monte, sono rimaste in Lui sempre presenti, vive e palpitanti.
Le liriche di cui è parola – Abso pizzuto, Befana pirmitiva, Cafè Cupiello, Canniluzze, Filice U Sinisaro, Ggelatina, Luna pacciaredda, Pond‟, Mille lire, „Ndenna, Nend‟, Nocca, Panzarotto Parm‟, Pino Loricato, Puhisia, Tagliulini, Tembo, U miraculu ru scanneddo e Vino nosto – sono state scritte tutte, dicevamo, in vernacolo castellano e, più precisamente, nella parlata ricadente nell‟area che i dialettologhi definiscono …arcaica calabro-lucana.
Il rimatore esordisce con “Abso Pizzuto” ossia la “Matita appuntita”, quel lapis cioè che, che, a furia di usarla e di temperarla (…ca apizzutenno si è pirduto), …si è consumata per l‟appunto!!!
A seguire, in una armoniosa sequela di ricordi, un contesto assai caro al Poeta nel quale domina il truzzuleddo del lapis (il pezzettino della matita) che, consunto dall‟uso esagerato che ne ha fatto, non riesce a tenerlo più tra le dita ma che l‟Autore conserva , amorevolmente e gelosamente per tutto quello che lo stesso gli ha consentito di fare.
Contestualmente il lapis de quo rievoca nella mente del Poeta un amico che – trovandosi a passare davanti alla sua dimora – lo invita ad entrare. Cosa si poteva offrire ad un passante in un tempo caratterizzato dalla povertà ma segnato dalla sincerità nei rapporti interpersonali.
Un invito che si porta dietro un “Entra e scaldati al fuoco” proprio di una storia vera che non …appartiene alla logica della maschera …bensì al realismo creativo del Poeta.
Con la “Befana pirmitiva” (Befana precoce), lo stesso Cascini, andando a ritroso nel tempo, ricorda …quando tutti i familiari attendevano il ritorno del capofamiglia con non poche preoccupazioni ma anche per condividere “il rito dello svuotamento della bisaccia” durante il quale il genitore tirava fuori …tante cose semplici ma buone ed utili, rivivendo anzitempo…l‟arrivo precoce della befana”.
Nelle liriche “Cafè Cupiello” (Caffè in casa Cupiello) e “Filice, U Sinusaro”(Felice di Senise) emerge il bon ton dell‟Autore che lo fa rivivere saggiamente in entrambe le opere.
Difatti, il Poeta nella prima poesia – recuperando la memoria di “Natale in casa Cupiello” – passa in rassegna alcune disavventure delle più classiche famiglie napoletane rese celebri dal grande Eduardo de Filippo nell‟omonima commedia teatrale, mentre nella seconda l‟Autore presenta un quadretto di storia del costume locale in cui domina il duetto tra un fruttivendolo, tale Felice da Senise, e una massaia di Castelsaraceno, una certa Cummà Nina.
Nelle “Canniluzze” (Le candelucce ossia Le lucciole) il verseggiare del Nostro si eleva tanto in alto fino a diventare canto dell‟anima specialmente quando – dopo essere riuscito a stabilire …un armonico gioco di luci e di ombre al pari del fenomeno della bioluminescenza delle lucciole oramai in estinzione, rievoca …gli anni della fanciullezza quando – per i campi, di sera inoltrata e con la complicità dell‟oscurità – con i compagnetti …inseguiva i piccoli coleotteri per catturarli.
Invece, nel quadretto “Luna pacciaredda” (La luna pazzarella) – di rara bellezza artistica e di sicura nemesi pascoliana – il Nostro fa rivivere invece …il tempo della sua allegra spensieratezza allorché attraversando – d‟estate ed a sera inoltrata – i calli del natio borgo selvaggio si sentiva tutto intimidito perché inseguito dalla luna un po‟ pazza.
Di poi, la memoria di eventi di grande popolarità e che rendono incomparabile la vita nel proprio paesello offrono al Cantore spunti per un verseggiare originale ed esclusivo.
È il caso della “„Ndenna” (L‟antenna) in cui il gioco dell‟albero di faggio da scalare lo traduce in una lirica scandita da tocchi di puro e trasfigurato realismo.
Così pure “Nocca” (Il fiocco) allorché, davanti al Poeta, si dischiude il ricordo del …fiocco ingombrante che lo fa tornare, con qualche dose di nostalgia, agli anni della …scuola elementare.
Con i 13 versi liberi che compongono “U Miraculo ru scanneddu” (Il miracolo dello sgabello), l‟Aedo vuole consegnare ai posteri – per preservarli dalla …consunzione del tempo – i flashback più significativi che hanno segnato gli anni della sua fanciullezza. Per cui U Mastro artigiano, Cummà „Ndunetta, U Scanneddo ed il …sarcasmo sano ed intelligente della Donna assolvono, mirabilmente ed ognuno per la parte spettante, i propri ruoli.
Seguono “Mille Lire”, “Nende”, “Pond”, “Puhisia” e “Tembo” (Mille Lire, Niente, Ponte, Poesia e Tempo), le cui rime costituiscono …un pentagramma musicale che ripropone …note e toni di uno straordinario crescendo rossiniano!!!
Trattasi di liriche grazie alle quali il Poeta – distaccandosi sia pure per pochi attimi da Castelsaraceno e dalla Lucania – travalica …i ristretti confini della territorialità per ormeggiare nel porto di mare della sprovin- cializzazione della poesia.
“Pond” (Il ponte), è l‟ode che racchiude l‟omaggio al nuovo attrattore di Castelsaraceno: il Ponte tibetano innalzato arditamente tra due costoni di una valle che unisce, idealmente e fisicamente, i due Parchi nazionali dell‟Appenino calabro-lucano.
Eppoi c‟è “Puhisia” (Poesia) è una lirica in cui l‟Autore si fa…. Intavolando una sorta di dialogo con l‟ipotetico committente il quale gli chiede, per l‟appunto, di …comporgli una poesia tanto gli dice …che ti costa se è vero
come non è vero che …la puhìsia è costituita da parole mischiate …bella posta!!!
Il che non è affatto vero soprattutto alla luce dell‟insegnamento del Foscolo quando – ne I Sepolcri – afferma che è proprio …la poesia che vince di mille secoli il silenzio al punto che essa – quando il tempo travolge l‟uomo e le sue cose e ne cancella persino le rovine – è la sola a preservarne la memoria ridando vita al deserto col suo canto eternatore che …vince l‟incuria e la dimenticanza degli Uomini!!!
I DUE POETI, resisi liberi dai paradigmi dello spazio e del tempo, per provare l‟emozione di immergersi nel …pelago del macrocosmo, la cui universalità, rende loro la sfida artistica assai più complessa e per questo più avvincente dal punto di vista artistico ed escatologico insieme.
Entrambi sono riusciti a creare con le loro rime con le loro rime …uno spartito di musicalità e di armonia dove da una parte hanno immortalato aspetti unici di Castelsaraceno e dall‟altra sono riusciti a reiterare …riti collettivi del passato e valori eterni della LUCANITÀ e non solo SARACENA.
Michele Mario GRANDE -Umanista-