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la donna


     

 

la donna

Analizzare l’universo donna nelle sue varie sfaccettature,positive e negative non è un impresa facile. Per secoli lo spazio privato è stato considerato il regno incontrastato della donna, a cui era preclusa la partecipazione alla vita politica e sociale. La casa era il suo universo, il luogo dove le era stato dato in mano il “ filo” di lana, lino e cotone, per filare tessere e cucire. Così che potesse occuparsi soltanto dei lavori manuali.
Il “filo” del pensiero era considerato patrimonio esclusivo dell’uomo.
Nel corso del Novecento, le donne hanno lasciato il loro spazio privato e con le parole hanno filato, tessuto e cucito: poetesse, scrittrici e giornaliste. Sono state le avanguardie di un processo di emancipazione, lento e difficile. Le pensatrici: hanno dovuto affrontare una dura lotta per poter sfatare il mito che il pensiero logico, fosse prerogativa esclusivamente maschile.
Col tempo l’uomo s’accorse anche dei vantaggi e con qualche riserva, accettò la parità.
Essere donna, oggi può significare concretezza e rapidità d’azione senza nulla concedere al superfluo. Si può scoprire in lei risorse inedite nelle vicissitudini del quotidiano, senza mai demordere, anzi autoalimentando convinzioni diversificate nel raggiungere obiettivi di crescita morale e sociale, con una semplicità e naturalezza che non teme rivalità alcuna. Oggi di donna c’è bisogno ovunque. Famiglia, lavoro e società cercano in lei un equilibrato comportamento umano che solo la donna saggia possiede e diffonde costruttivamente, per sanare conflitti interiori cementando gli affetti e risolvendo i problemi della gestione quotidiana.

Vorrei riportare alcuni giudizi di insigni personaggi maschili, (deludente maschilismo) poco realisti.
Filone diceva: “La femmina è un maschio imperfetto”.
“Le donne – scriveva Stendhal – preferiscono le emozioni alla ragione.”

Il massimo del maschilismo lo esprime Daniel Lessueur- “La donna - sfugge alla logica, al ragionamento, alla dimostrazione geometrica, che non hanno presa sul suo piccolo cervello. La donna è un uomo arrestato nel suo sviluppo”.


Darwwin giudicava la donna superiore all’uomo negli affetti, nella pietà e nell’amore, ma molto inferiore nell’intelligenza.
Icard scriveva: “ Quasi tutte le donne geniali, ebbero anomalie, o pervertimento nella sessualità”.



Talento della donna

Se il genio è quasi negato alla donna, non lo è il talento. Anzi quello che è genio nell’uomo, è talento nella donna, essa nelle cose pratiche riesce di più perché il genio vive sempre fuori di questo mondo, il talento al contrario è tutto di questo.
Il quadro delineato sino a questo punto della ricerca è abbastanza deprimente. Oggi, però, la donna, dopo anni di lotte, si è conquistata uno spazio nella società.
Le pensatrici si possono esprimere in letteratura, in politica e in varie altre attività fino a poco tempo fa terreno esclusivo degli uomini.



Il grande fascino di una Poetessa

Concludo questa mia breve ricerca sulla donna ricordando una donna che ancora oggi è l’orgoglio della Lucania: la poetessa Isabella Morra vissuta dal 1520 al 1546.
Visitando il castello di Valsinni, in provincia di Matera, si ha la sensazione di avvertire la presenza di una Dama bianca.
Molti sostengono che si tratta del fantasma di Isabella Morra, perita di morte violenta. Leggendo i 14 componimenti del suo canzoniere ci si rende conto che Isabella è sempre lì, murata viva nella prigione del suo corpo, a contemplare dall’alto la vallata, punteggiata di selve incolte e di grotte solitarie. L’unico rumore è il lento scorrere dell’acqua del fiume Sinni .
Questa donna ha pagato lo scotto di una vicenda funesta, al tempo stesso privata e pubblica.
Il padre, Giovan Michele feudatario filo-francese, per sottrarsi ad un processo politico, in quanto fautore del Visconte di Lautrec, si rifugiò nel 1528 in Francia, lasciando in Italia, insieme ai suoi fratelli autoritari e feroci, la piccola Isabella, castellana precocemente destinata all’isolamento e alla solitudine.
Nella segreta dimora del suo cuore la fanciulla coltivava il furore poetico ed il desiderio di un vitale sentimento d’amore. Sembravano due luci nelle tenebre della notte che le avrebbero consentito di vivere o almeno di sopravvivere e invece furono proprio queste a condurla lungo la rapida china dell’autodistruzione e della morte.
L’azione compiuta dell’Amore e della Poesia prende corpo attraverso un evento per lei tragicamente decisivo: la passione per il poeta Diego Sandoval de Castro, marito di Antonia Caracciolo e politicamente avverso ai Morra è motivo di quell’isolamento in cui verrà sempre più ricacciata dai fratelli che sospettano la relazione amorosa. Quest’incontro, costituisce per lei il modo di esplorare il mondo dei sentimenti e della ricerca. Infatti non potendo vedere e conoscere la realtà esterna con gli occhi fisici del volto, Isabella acquista una seconda vista deformante ma al tempo stesso più ampia e suggestiva che le dà la capacità di delineare un mondo affettivo molto intenso e variegato.



Mistiche allucinazioni

Si dice che la grande poetessa avesse avuto una lunga sequenza di visioni: sullo schermo gigante di un cielo, che solo per lei si animava di aeree figure, vedeva la scena dell’annunciazione, della nascita di Cristo, di Giovan Battista, di Cristo nel Tempio e infine di Cristo che ammonisce la gente che lo ascolta.
Le caratteristiche che accompagnavano queste visioni erano due: esse erano quotidiane e si presentavano con un ritmo metodico, in ore rituali della giornata (aurora, primo mattino, mezzogiorno e tramonto). In secondo luogo queste visioni erano sempre in rapporto alla luce del sole. Le visioni di Isabella avevano quindi un contenuto mistico, ma affondano le loro motivazioni in una condizione di “sogno ad occhi aperti” tipico della protagonista di un caso studiato da Sigmund Freud.
Quello della poetessa poteva considerarsi uno stato di dissociazione; infatti questa era incerta tra timore e desiderio, vale a dire fra due condizioni, che, secondo la teoria freudiana, sono gli elementi fondamentali del meccanismo del sogno.
Nei sogni di Isabella ricorre spesso una presenza femminile che è la chiave di tutto il mistero: la Fortuna come parola astratta, fantasma che è fuori e dentro di noi, dappertutto e in nessun luogo ma dietro cui si celano ben altre figure concrete.
Innanzi tutto la Morte: infatti dalla guerra contro la fortuna la poetessa spera solo di trovare un degno sepolcro. Accanto alla morte compare un’altra figura, familiare e terribile: la Madre cui sono dirette le accuse che Isabella rivolge alla fortuna.
Esiste un’impressionante coincidenza fra il meccanismo universale del “distacco” della figlia dalla madre, così come è stato descritto da Freud, e le specifiche motivazioni dell’odio di Isabella per la Fortuna.
Freud sosteneva che il distacco della fanciulla dalla madre avveniva con una serie di accuse che la figlia rivolge alla genitrice: a) di averle dato poco latte; b) di averle proibito la soddisfazione dei desideri erotici; c) di essere divenuta la sua rivale nei confronti del padre.

Con una precisione sorprendente, la poetessa accusa la Fortuna (inconsciamente paragonata alla Madre) di averle sottratto il latte.

( “Così a disciolta briglia
seguitata m’hai sempre,
empia Fortuna,
cominciando dal latte e dalla cuna”.
di aver al bel desir troncate le ali)
e di averle sottratto il padre “amato”
in quanto la Fortuna
Madre è rivale nei suoi confronti.




Il mistero della morte

Come tutti coloro che scoprono la verità estrema e vedono ciò che pur avendo avuto dinanzi agli occhi si sono illusi di poter allontanare da sé, Isabella sceglie di “punire” il destino, sottraendo ad esso, attraverso la morte, l’oggetto della persecuzione: il proprio corpo. E ci arriva attraverso il martirio, l’autopunizione, la lenta estinzione della sua vitalità.
Nell’attesa di un padre che non verrà mai a liberarla dai legami che l’avvinghiano,ella sta immobile a bruciare nel rogo del sole che come Isabella stessa drammaticamente scriveva, “uccide i fiori in grembo a primavera”.Così ella decide di uccidere il suo corpo e le sue sensazioni. Forse accusa la sorte di non averla uccisa nel “grembo della madre, tra i fiori di un paradiso perduto”.
Il piano che organizza con Don Diego e con la complicità del pedagogo e che prevedeva la fuga da Taranto su una nave, è solo un pretesto per spalancare le porte alla Morte.
Il delitto viene consumato secondo i canoni classici: i fratelli assassini da una parte, Isabella con l’amante e il complice dall’altra.
La poetessa ha forse così realizzato il suo supremo desiderio di essere ridotta a cosa inanimata, destinata a non sentire più niente?
Questo rimarrà per sempre un fitto mistero.


….Scrissi con stile amaro, aspro e dolente
un tempo, come sai, contro Fortuna,
si che niun’altro mai sotto la luna
di lei si dolse con voler più ardente…

( I. Morra )



Una donna straordinaria…un affascinante Mistero.



Virginia Grassi



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Prof. Mario Santoro
Corsista Virginia Grassi


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