Artisti in Lucania

Potenza

 

Home - Guerrieri%20Gaetano


Guerrieri Gaetano


           
Visita guidata

 

57 agosto (liberamente ispirata a “38 Luglio” degli Squallor)

Là dove finisce la democrazia comincia la leggenda, la storia tremenda di un nano che aveva fatto di tutto e di più e che, avendo perso le protezioni, seppe inventare un partito.
Non pochi ci riuscirono, ma fu lui che lo inventò.
Quattro giorni dopo l’elessero presidente del governo e fece diventare ministro tre o quattro zoccole, dieci mafiosi e altrettanti lecchini e faccendieri.
Fu un grosso affare per l’imprenditore nano che, grazie a leggi ad personam, non finì in carcere e salvò l’azienda diventando ricchissimo.
Non contento, volle insistere e si fece male perché s’incazzò prima Veronica e poi si fece malissimo con Ruby, dopo Papy e un altro migliaio di zoccole.
Lei che veniva da hamamet, lui che veniva ogni giorno, più volte e che, per farsele, usava il medico che prescriveva punturine e farmaci.
Non furono incontri ma vere e proprie orge, a cui partecipavano amici e coniugi; si aprirono i cieli, si aprirono le strade, si aprirono i fiumi, si aprirono i mari e i due camminarono senza vergogna, con la faccia tosta di chi è convinto di poter fare quel cazzo che gli pare e oltre ogni limite.
Quanto amore, quanto amore fu sprecato dall’imprenditore nano che seppe vincere i giudici, piegare gli storici, comprare i giornalisti, salire al gianicolo e pigliare per culo tutto e tutti con le sue barzellette e il suo mastodontico conto in banca.
Era il 57 agosto e faceva molto caldo ed era scoppiato lo scandalo, a causa di giudici rossi e persecutori infallibili, quando all’imprenditore nano gli venne una grossa idea: dichiarò che Ruby era la nipote di Mubarak e mise la fiducia su ogni emendamento per farlo votare anche ai più critici.
Ma non si fece male perché aveva in tasca un portafortuna, un portafortuna che gli aveva regalato il suo amico Fete, di nome Bossolo, un faccia di cacchio che grugniva e comandava una banda di maiali stitici.
Il capo indiano, che si chiamava Fino, però l’abbandonò inaspettatamente ma non risolse un cavolo, perché era un venduto e comandava una banda di venduti che lo tradirono e si vendettero al nano comico.
L’arbitro, severo ma imparziale, dettò così la vittoria all’imprenditore inarrestabile per un voto al limite, d’uno scilipoto dipetrista squallido e una ferita sopraccigliare del polipo e così, dove finì il fiume, incominciò questa tremenda dittatura a botte di fiducia e festini squallidi a cui partecipano minorenni e vecchi porci al massimo.
(continua?)


(liberamente ispirata a “38 Luglio” degli Squallor)


<< Indietro

INDICE

Avanti >>


 

.



 

 

 



[ Home ]

[ Scrivimi ]