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Stivalville – Il paese del sole, del mandolino e dei taralli

Stivalville – Il paese del sole, del mandolino e dei taralli - 01 - Sceriffi

Credevano di averlo alle spalle e invece era davanti.
Non avevano capito e imparato le regole in vigore e, in quel paese di frontiera, erano quelle di sempre, non c’erano mai state e non ci sono.
Avevano rapinato l’ufficio postale e ferito il carabiniere che aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel posto e nell’ora sbagliata, oltre ad avere cercato di fare l’eroe tirando fuori la pistola.
Probabilmente in quell’ora ora era in una camera operatoria e stava amaramente pentendosi d’essersi alzato dal letto quella mattina, visto che non era nemmeno in servizio. E poi non era neanche importante il telegramma che aveva in mente di mandare e che non era neanche riuscito a scrivere.

Le cose non vanno come vogliamo o desideriamo, spesso vanno per i fatti propri e anche peggio.

Seduto davanti al bar della piazza principale sorseggiava il suo caffè osservando le signore che passavano per andare a messa.
Sorrideva in cuor suo.
Era domenica e non aveva niente da fare.
Finalmente avrebbe potuto oziare in paese, raccontare frottole a chi aveva tempo e voglia di ascoltarlo e si sarebbe divertito tantissimo nel pensare quanto erano bifolchi e stupidi a crederlo o a fare solo finta.
Guardò negli occhi il signore che gli sedeva a fianco, al tavolo più vicino al suo e questo gli disse:
- Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avremmo visto vuota questa strada?
Restò senza parlare per qualche minuto cercando di comprendere il senso della frase poi rinunciò.
“C’è un sacco di gente che parla giusto per il gusto di parlare – pensò- Un po’ come faccio io solitamente”.
In realtà, dopo qualche secondo, capì che l’altro si riferiva ai tipacci che, sino alla settimana scorsa, frequentavano le strade di quella città e che erano diventati i padroni di tutto imponendo le loro leggi e un clima di violenza e intimidazione.
Questo costringeva la gente a rimanere a casa.
Per fortuna erano stati eliminati completamente dal maresciallo dei carabinieri arrivato il mese scorso e, da circa sette giorni, e il paese era ritornato a essere tranquillo e rassicurante come in passato.
- Ha ragione – rispose - sissignore, in questo paese ormai sono rimasti vivi solo i buoni, infatti hanno ucciso tutti i delinquenti e i comunisti.

Apro una parente (come usava dire il mio amico Antonio che mi ha lasciato, spero per un mondo migliore).
A questo punto potrei anche accettare quella candidatura a sindaco che mi hanno affibbiato senza che io l’avessi mai nemmeno desiderata.
Basta con la scrittura, con l’ufficio e, sopra tutto, basta con questa miseria.
Però tengo a precisare una cosa.
“ Mi hanno parlato a lungo di te e spesso ti ho immaginato, lettore, anche se, sono certo, anche a te hanno parlato a lungo, e ripetutamente, di me.
Scusa se ti do del tu, il voi è da villani e il lei è distaccato e freddo, meglio il tu.
Tutto sommato preferisco rifiutare, le cariche non mi hanno mai tentato, meglio farla esercitare a chi lo ha fatto in passato e oggi vorrebbe “scherzosamente affibbiarla” ad altri non avendone più disponibilità.
Siamo qui per ridere e scrivere, vediamo di farlo nella maniera giusta.
Chiudo la parente e ritorno al racconto (è troppo definirlo così vero?)

La festa è appena iniziata e ci sono tutti, dal sindaco al medico, al maresciallo e, naturalmente, il signor Kappa, il più ricco e importante uomo del posto, quello che in buona sostanza decide tutto.
- Signor maresciallo mi congratulo con lei, è stato davvero brillante a liberarci di tutta quella gentaglia, complimenti, è stato davvero bravo con la pistola e tempestivo nei tempi… -
Naturalmente è il sindaco, accompagnato dal boss, a parlare dal palco zittito solo dagli applausi di tutti i presenti.
- Ho smesso di giocare con la pistola quando avevo 10 anni, adesso quando le tiro fuori è solo per uccidere.
E’ la risposta del maresciallo Kallaghan, in pompa magna. Un eroe, un idolo del potere e anche della povera gente. Applausi, congratulazioni e brindisi, a parte.
- Mi piace circondarmi del meglio in ogni campo – conclude il sindaco coadiuvato dal signor Kappa.

Alla festa ci sono proprio tutti.
C’è anche Vincenzo, lo sfigato di turno, quello di sinistra, il sindacalista, il tizio che ha lottato sempre contro il potere e che, come i socialisti, pretendeva di dare la terra a chi la coltivava.
Alle ultime elezioni era il candidato che ha perso contro il sindaco. A differenza dei socialisti è rimasto da quella parte e non ha fatto compromessi, non si è venduto barattando. Alle elezioni non aveva la minima possibilità di vincere anche se, per un periodo, era stato più popolare di Silvio Berlusconi da quelle parti.

Ci sono luci e ombre in ogni uomo ma la storia, talvolta, conserva le luci e cancella le ombre.
A volte fa il contrario.
Il più delle volte si risolve con un accordo tra gentiluomini. Soldi in cambio di appoggio politico.
Roba da comunisti?
Macché, normale amministrazione.
La solita minestra, o salti dalla finestra (ma anche il contrario).


Stivalville – Il paese del sole, del mandolino e dei taralli - 02 – Caccia & pesca

In ogni paese libero e democratico c’è sempre qualcosa che non va per il verso giusto o qualcuno che vuole fare di testa sua e tenta di infrangere le regole mettendo a repentaglio la vita e la sicurezza della gente.
E il potere costituito e consolidato dei potenti.

Osama Ben Laden non è solo un criminale che sa far perdere le sue tracce ma un cataclisma che sa riprodursi nel tempo e nello spazio possedendo il dono dell’ubiquità.
Sa essere, infatti, contemporaneamente in luoghi diversi, talvolta anche in stati diversi. Come Dio sembra essere capace di stare contemporaneamente in America, in Afganistan e in ogni luogo della terra.


Sembrava che tutto dovesse filare liscio sino alla fine dei secoli ma, come accade nella realtà e, anche e sopra tutto, nella fantasia e in ogni favola, la vita pacifica e prolifera di ogni comunità è destinata ad essere minacciata sempre da nuovi pericoli. Anche per dare un senso e una ragione di vita ai vari super eroi.
I delinquenti e i comunisti sono duri a morire così anche Stivalville, dopo qualche mese di pacifica e fruttuosa vita, venne nuovamente turbata da nuovi criminali che seminarono lo scompiglio e il terrore. Una banda di comunisti (tanto è uguale definirli delinquenti) rapinò l’unica prosperosa banca della città mandando a puttane tutti i risparmi degli onesti risparmiatori (peggio del crack della Parmalat di Tanzi & Co.).

Per fortuna il maresciallo senza macchia e senza paura (di cui alla puntata precedente) non era andato ancora in pensione (non avendo ancora maturato i suoi sessant’anni d’età e quaranta di servizio) e, naturalmente, a lui venne affidato l’incarico per risolvere il problema, arrestare i delinquenti, recuperare il maltolto e riportare la serenità nella comunità.

Aveva poche informazioni, quelle che servivano.
Partì con un carabiniere scelto, gli serviva per scrivere il rapporto, lui sapeva leggerlo.
Durante la ricerca incontrarono una carovana di mormoni che andavano nella terra promessa cantando le lodi del signore. Mormoni sporcaccioni, caspia che roba, peggio dei comunisti, quelli con la falce e il martello.
Avevano sbagliato strada e sceneggiatura, dovevano stare in un altro racconto così cambiarono strada e si diressero nella direzione giusta.

Il giorno dopo arrivarono in una città piccolissima dove c’era persino un barbiere libero, però sulla parola.
Il nostro eroe era anche un opportunista e ne approfittò. Si fece tagliare la barba e mantenne i baffi. Naturale, l’artigiano aveva lamette da barba.
Dopo aver pranzato nell’unica rosticceria aperta nei giorni infrasettimanali si diressero verso il confine perché è là che sono diretti tutti quelli che hanno fatto una rapina e vogliono sfuggire alla legge.
Raggiunsero i banditi nella pianura dopo il deserto, molto prima della linea di confine che separa due stati uguali con bandiere e poteri differenti ma non diversi.
Dopo un breve scontro a fuoco fece il bilancio: era rimasto ferito a un braccio ma ne aveva uccisi due, gli altri tre erano riusciti a scappare.
Dovette ritornare in città per farsi curare il braccio e andare a gabinetto. Avrebbe ripreso la caccia al più presto, non potevano sfuggirgli, a lui non sfuggiva mai nessuno. Lo sapeva bene perché era nel copione e nel contratto e lo sapevano anche quegli altri.
Li raggiunse una settimana dopo in una fattoria isolata, sopra i monti illuminati da una luna calante ma non troppo. S’erano rifugiati lì per riposare e curarsi e conoscevano la proprietaria che era un’amica, gentile e anche una bella gnocca.
Fuori c’erano tutti degli uomini che marchiavano dei cavalli e, dentro casa, i banditi che mangiavano e bevevano aspettando di fare l’amore con la proprietaria.

Arrivarono in silenzio e a cavallo così nessuno osò immediatamente ribellarsi. Mentre scendevano dal cavallo qualcuno tirò fuori una pistola e iniziò la guerra.
Ne uccise tre, poi arrivò la donna, gentile come sempre e ritornò la calma.
- Venga in casa a prendere un caffè – gli disse la donna e lui la seguì lasciando il compagno a fare la guardia.
Li guardò dalla finestra, lei era alle sue spalle poi entrò e andò verso il capo e lo guardò negli occhi.
- E’ un pezzo che ti aspett, ne hai fatta di strada
- Già. Ora sono qui, non potevo deluderti.
- E’ più difficile scappare che inseguire, nascondersi come animali con un cacciatore come te che m’insegue da due settimane
- Sei tu Esteban, il marito di Rowenda?
- Si, sono io. La frustai perché non sapeva fare il caffè, per non parlare del pollo con le patate. Non ha mai voluto o saputo imparare.
- E dei soldi della banca che mi dici?
- Possiamo accordarci e fare a mezzo se sei furbo. Lo sai cosa c’è dietro quei monti che si vedono da qui?
- C’è il mare ed è grande ma io vado dall’altra parte e ti porto con me.
- Per mille pesetas, la paga che ti danno?
- No, perché è il mio lavoro e ho preso un impegno
Non li perdeva mai i delinquenti lui, prima o poi li prendeva. Lo chiamavano e si sentiva un eroe anche se in realtà era solo e soltanto un uomo come tanti, anche peggio.

- Che aria tira da queste parti?
- Mi basterebbe una pallottola, una sola. E sarebbe fatta.
- Sbagli, ce ne vorrebbero almeno due e poi molte altre.






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