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Guerrieri Gaetano


           
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A certi uomini mancano

Sono convinto che, in qualsiasi situazione (per quanto sfavorevole, compromessa, contraria o pericolosa), bisogna conservare dignità e orgoglio.
La stima e il rispetto non sono aspetti esteriori, che riguardano esclusivamente il mondo e le persone che conosciamo e che vivono nella stessa città ma anche, e soprattutto, un fatto personale.
Sentirsi “decenti” non solo aiuta a sopportarsi ma anche e, più d’ogni altra cosa, a stare bene.
Questa elementare condizione, rappresenta il punto di partenza e le fondamenta sulle quali provare a edificare la propria serenità.
Esiste un limite per tutto e ogni cosa, che non può e non deve essere mai oltrepassato, se vogliamo conservare la stima e il rispetto degli altri e di noi stessi; questo confine è la decenza. Essere decente, per me, significa fare autocritica e accettarmi, dignitosamente.

La vita è difficile e complicata e, in quest’epoca d’arrivismo e di grande ipocrisia, lo è ancor più.
E’ una civiltà, questa, nella quale sembra possa aver successo solo chi non ha scrupoli ed é disposto a compiere qualsiasi nefandezza.
Lecchini, falsi, venduti e pezzi di merda, sembrano aver conquistato il potere e poter decidere le sorti dell’intera umanità.
I termini usati possono apparire “forti”, “poco gentili” o, addirittura, “cattivi” ma sono definizioni, a mio giudizio, ancora troppo "bonarie" per quelle persone che barattano dignità e amor proprio in cambio di "favori" o di denaro.

Darsi è differente dal vendersi.
Donarsi è un atto d’amore, mentre vendersi solo un’azione di mero interesse.
Se, per amore, possiamo tentare di giustificare e perdonare molte azioni “disdicevoli” questi comportamenti, se compiuti per denaro o in cambio di favori, sono sempre detestabili e meschini.
La decenza e il rispetto per se stessi si misura proprio in termini d’amore, o di contropartita; la differenza è sostanziale e indica la coerenza e l’affidabilità.
C’è troppa gente disposta a compiere qualsiasi atto in cambio di un beneficio, non c’è dubbio. Si tratta di gente capace di qualsiasi bassezza umana e che ha perso, secondo me, il senso e la misura della vita e definitivamente rinunciato alla dignità, unica ragione dell’esistenza.

Se i vantaggi di questo comportamento sono taluni privilegi, o qualche dollaro in più, disastrose sono le conseguenze: insoddisfazione, ansia, aridità e infelicità.
Il desiderio di avere sempre di più provoca assuefazione e dolore; non possiamo possedere le cose, sono loro che ci posseggono.
Il successo e i soldi sono vicende temporanee e chimere che conducono all’aridità; la felicità è, molto spesso, patrimonio solo di chi riesce ad apprezzare le piccole cose e vive del frutto del proprio onesto lavoro.
Questa società, invece, ci rende sempre più schiavi togliendoci il tempo e la serenità, in cambio di stress e inquietudine, tanto che ci rendiamo sempre più conto di aver costruito solo una trincea, nella quale siamo costretti a vivere combattendo e soccombendo all’arroganza, alla strafottenza, alla forza e alla cafonaggine di chi si sente più furbo e ha la faccia tosta di fregarsene.

L’intelligenza non è la qualità degli scaltri, ma una dote dell’umanità, della tolleranza e della bontà di ciascuno.
Dignità e orgoglio sono qualità superiori riconoscibili soltanto in quelli che sanno riconoscerle e rispettarle e, a differenza di quanto s’immagina, patrimonio delle persone umili, di quegli uomini e quelle donne che vivono col solo lavoro della fronte e che, molto spesso, sono ritenuti insignificanti o marginali.
C’è più umanità e dignità in loro che in quelli che apparentemente paiono tanto potenti da decidere tutto.
In realtà quelli che sembrano potenti, sono solo dei fantocci che hanno raggiunto quella posizione grazie a troppi compromessi e, il loro ruolo, è più marginale di quanto non appaia.
Di solito sono dei miseri servitori, dietro i quali si nascondono i veri poteri; il male che ha comprato la loro anima, che li tiene in pugno e li muove come burattini.

Sono persone deboli con i forti e forti con i deboli, rivestono cariche importanti che hanno ricevuto in cambio della loro dignità, pagata con pochi spiccioli.
Giornalisti, direttori di telegiornali, uomini politici, dirigenti, presentatori, registi, persino scrittori e moltissimi altri.
Tutti uomini che non hanno saputo resistere alla lusinga del compromesso e che sono al servizio del potere e che non sono e non saranno mai uomini liberi, perché hanno barattato la dignità in cambio di qualche vantaggio economico e sociale mentre la più grande libertà, per un uomo, è la coerenza e la dignità.
Probabilmente si tratta di gente che, al posto delle palle, ha solo palline.


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