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Nota introduttiva di Luigi Reina al volume IMAGES/TRAME - Ed. Scettro del Re - Roma 2002

Romanzo di storie e d'invenzioni



La modernità del dettato di Anna Maria Basso era apparsa più che sospettabile nella prima plaquette di poesia data alle stampe (Attese, 1999). Essa s'annunciava nella liquida trasparenza della significazione, veicolata da una mediazione linguistica equilibrata quanto tersa ma ricondotta a strumento esclusivo di connotazione di un sentire colto nella sospensione tra essenza e vagheggiamento, materialità e sublimazione, esperienza ed evocazione. Il tutto su un proscenio che non si nascondeva le illuminazioni del desiderio e non paventava i rischi imposti dall'impatto con la contingenza.
Concretezze ed evanescenze tendevano già a tramutarsi, quasi per l'effetto demiurgico messo in moto dal potere formante della parola poetica, in immagini sinestetiche volte a delineare scenari capaci di definire percorsi mentali e situazioni psichiche, oltre che barlumi d'ambiente in contesti temporali. Cose tutte confermate nella presente, nuova raccolta poetica: Images /trame.
Non c'è vera disposizione di tipo euristico, intesa a cogliere la pregnanza della valenza delle cose rivisitate al fine di realizzare una conseguente definizione di senso. Nella pur risultante rappresentazione figurale s'impone piuttosto una assai scoperta tensione evocativa, che sollecita una quasi totale partecipazione affettiva. Ed è questa che la poesia consente di coltivare, grazie alla personale scommessa con la vita, che sollecita, e alla libertà assoluta del suo concepimento («La mente sfoglia La vita stesa tutta / in un romanzo». Romance).
È per questo che importerà recuperare gli ascendenti di poetica implicita onde poter cogliere gli esiti di poesia. Il mondo, le cose, il tempo compaiono quasi quali accidentali supporti alla definizione di un modo d'essere prima ancora che di una condizione, con l'io che s'attesta a scopritore e interprete o demiurgo, a un tempo, unico vero sovrano dell'universo riflesso nei microcosmi che volta a volta sembrano volerlo confondere, avvolgendolo («Da rive di sonno / per non so quali strade, quali / corrispondenze ritorna / sbrumando. /... / Sonoro di memorie / paesaggi informi / mani tese a trame / d'arabeschi bianchi.», Quasi per vanto).
Di conseguenza in primo piano possono balzare pure atmosfere, squarci paesaggistici in nebulose sospensioni, evanescenze di notturni lunari, chiarori d'alba, incubi di abissi, malie di galassie, nuvole, orizzonti marini, soli, colori... Forniscono un appiglio scenografico, o anche un'indicazione di senso, all'investigazione e consentono al soggetto di postulare la propria appartenenza alla storia pro testando anche il proprio diritto di «scrivere la vita», reinventandola , magari, al fine di soddisfare l'«eterna domanda d'infinito.»,, (Boulevards).
Poesia «lirica», come si conviene, quella che ne risulta; poesia del privato - se si vuole -, soggettiva, ma proprio in quanto tale rappresentativa di una contingenza epocale e aperta a sursignificanze emblematiche («Ti cerco tra gli alfabeti / metallici del giorno / che stridono per consumati / asfalti sulle corsie dell'aria /... / Ma ti so altrove. Ti so / dove il cielo s'inglicina / di grappoli di stelle / e la notte riverbera di fasci / verdeluna sopra i boschi.», About poetry). Poesia che cerca un proprio linguaggio, cesellando e ricreando, lavorando d'invenzione sui significanti per caricarli di sensi nuovi che ne risarciscono il logorio. Con ricerca d'espressione che è già essa significazione. Come conferma l'impegno nell'autotraduzione, che consente non già di verificare sperimentalmente le potenzialità della comunicazione multilingue, come altri fanno, bensì di riattestare la singolarità dell'esperienza soggettiva attraverso la specificità e particolarità della verbalizzazione, che ha sempre del magico, dipendendo essa dalle capacità demiurgiche dell'uomo (As lf by magic).
Tutto ciò che non appartiene geneticamente alla competenza dell'io, o alla capacità di rifrazione nello specchio cavo della coscienza, è come se tendesse a consegnarsi a un ruolo di variabile strumentale: la città segnata dalla sua frenesia di movimento o la quiete di una spiaggia, il labirinto delle strade che incidono il terreno o le trasparenze luminose dei raggi solari o lunari tra indocili nuvole, le acque straripanti o i vapori avvolgenti, un volo di gabbiano o un groviglio di antenne ... : il tutto o il niente, insomma, capace di coinvolgere e significare anche l'amore, come richiesta tenera, come protettiva profferta, o come ottativo recupero oltre le ragioni del tempo e indipendentemente dalla tenuta della materia.
Nella plaquette non mancano riferimenti anche puntuali a stagioni, luoghi, momenti, persone. Ma essi sono sempre ricoverati in una sorta di limbo/eden su cui svettano le immagini metamorfiche, le corrispondenze, le illuminazioni tese a rendere in evidenze scenografiche il senso anche a volte asseverativo del discorso («Fumano / nere piste di tramvai / sotto la luce fredda dei lampioni / ora che torna il vento / ai taciturni tetti /... / Ora è solo un inedito / d'ombre che transenna / tra grovigli d'antenne / scure pause d'illusioni.» (Notturno). All'occorrenza vengono utilizzati per verificare, anche come esiti di istantanee fissate al lampo di magnesio, il portato della performance subliminare volta a volta esplosa dalla coscienza come potenziale rappresentativo per le immagini serenanti o i fantasmi personali rivendicanti, giustamente, il proprio diritto a concretizzarsi in analogica significazione per trasparenze magiche («Si camminava / tra vortici d'azzurro / ignari di percorsi / e di destini / su lungomare di sogni.» (Promenade).
L'operazione utilizza, com'è giusto, supporti sensoriali non meno che ausili razionali per organizzare la significazione, ma non presume al sistema, tendendo a configurarsi, invece, poeticamente: rapidi tratti scenografici spazio-temporali, qualche apparizione effigiata a linee vaporose e cangianti, quasi si trattasse di naturali conseguenze di quelle sollecitazioni bio-psichiche responsabili del primo sensoriale contatto scatenante il processo euristico e l'impegno definitorio. Sono esse che creano echi e percussioni, evanescenze e figurazioni, evocazioni e visioni, tremori ed estasi... Poesia, insomma, nell'accezione più prossima alla lirica (modernamente intesa), ma declinata soprattutto su crinali che portano al recupero delle soggettive preformazioni («Mi abita / l'eterna domanda d'infinito / mais je sais pas aller / che per anfratti di muri / a contemplare / boulevards de lumières.», BoulevardslViali).
L'atto investigativo e l'impegno definitorio risulteranno necessariamente succedanei e subordinati all'impulso che scatena il meccanismo dell'evocazione. E gli archetipi potranno così riaffiorare costringendo la verbalizzazione ad aggiornarne gli statuti costitutivi per renderli nuovamente fruibili / «Sono ritorni / da sfondi di scenari inabissati / minute pennellate / che smagliano le forme» Images).
Perché sono sempre essi, gli archetipi, a suggerire i copioni, a mimare la vita che ci ostiniamo a supporre di governare, a godere dei privilegi dell'autonomia: custodiscono il senso vero dell'esistenza che ci nascondono quasi a volerci proteggere, pietosamente illudendoci di concorrere a costruirci una storia. Perciò si limitano a rifornirci di edenici desideri, e ci tentano ripetutamente con le suggestioni della poesia. La quale riscrive ogni volta per noi il mondo, come se lo reinventasse analogicamente, collocandoci al centro di esso, quasi ne fossimo veramente i protagonisti, mentre, in realtà, non ne siamo che i riproduttori, con strumenti che ci consentono di esaltarci quali demiurghi capaci di operare disvelamenti, sia pure apparenti ed episodici.
La Basso non mostra porsi scopertamente problemi di ordine speculativo; e tuttavia opera come se desse per acquisite certe conclusioni. La più importante delle quali mi pare sia il corollario che definisce l'esistenza come peripezia della memoria (ma fuori da ogni ricaduta elegiaca) piuttosto che come ipotesi di tragitto verso utopia (o, peggio, verso la morte): «La vita a te mi porta / non la morte. // Ancora, se ti cerco per luoghi / consumati ti ritrovo / dove salivi un tempo / per strade di farfalle / col rosmarino in fiore e un pugno di nocciole.» (Ancora se ti cerco).
Nel mondo nulla si crea e nulla si distrugge. L'Eden da cui proveniamo e a cui tendiamo è dentro di noi, volta a volta riscoperto e obliterato. Se ogni cosa vive ab aeterno, all'uomo compete l'obbligo di una mai soddisfatta ricerca di disvelamenti, per l'eternità. Ogni conoscenza è, dunque, una riappropriazione di senso, ed ogni esperienza una rinnovata rivelazione. La vita è nell'eterno ed infinito che ci avvolge, negli spazi colorati, nell'aria, nell'orizzonte; ma è anche nel sentire, nel vagheggiare, nel sognare; nell'abbandono e nell'estasi, nello smarrimento e nel risveglio, nella sospensione e nella certezza, nella sofferenza interrogativa e nell'ansia dell'attesa. Ed è nella materialità dell'universo come nell'immaterialità del desiderio: in quel «romanzo / di storie e d'invenzioni / che il cuore ha declamato / a perdifiato» (Romance).
Ottativo luogo dello spirito, dunque, e non occasione di significazione precipua, la poesia vi si attesta quasi sorta di specchio prismatico iridescente, capace di tramutare lo spazio ricreandolo per riflessi emblematici in icastici flash, e di sublimare il desiderio risolvendolo in trame sottili di visioni, corrispondenze, evocazioni, immagini quanto più rarefatte tanto meglio indicative di una tensione capace di soddisfare le esigenze da cui scaturiscono, per mezzo di un «concerto di parole /.. suono / melodie di colori/ arpeggiare di fremiti / risvegli.» (Concíerto de palabras).
La Basso si lascia in tal modo alle spalle molta tradizione «canonica» e novecentesca, compresa quella che alla parola affidava il ruolo di grimaldello capace di aprire, significandola, o di confortare l'esistenza. (È vuota la parola). E rivendica altresì nuovi spazi per il silenzio inteso come occasione di ascolto dell'ineffabile, di fruizione dell'infinito, con l'accompagnamento della scansione vitale del ritmo del cuore (Mimose). Con il coraggio della scommessa in una partita senza limiti di tempo, giocata tra aspirazioni edeniche di pacificazioni e infrazioni necessitate (Azzurro). Indipendentemente da ogni impegno comunicativo programmato e scoperto. Di evento in evento, tra ritorni e ripartenze.


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