LA COMMETIA TIVINO (Libberamente cupiata dalla chiù famosa di Dante Lichiero) – Inferno 1
Nel mezzo del cammin di nostra vita (anco tella tua), mi ritrovai (picchè ‘n’un ciavevo di megghio da faro) in una selva oscura (poco luminata probabbimmento pi sparagnaro cuacco cintesimo sulla bulletta) ché la diritta via cuesto paese e tutti cuanti abbiamo smarrito.
Virgilio, che mi doveva far da guida e accumpagnarmi in quel viaggio pericoloso, ardito e ambito, guarda caso non s’era presentato all’appuntamento ed era sparito.
Poi, giustamente e meno malo, mi aveva avvertito (con un sms e una e-mail) ché in vacanza a Ischia era ito.
Massaggi, fanghi e cure termali su tutto il corpo aveva prenotato e fare per campare meglio in vita.
Giornata di vacanza e di riposo era infatti, per me che iella, quel giorno per tutte le guide (nazionalo, recionalo, provincialo, cittatine, comunalo e rionalo).
Ero così rimasto solo e un ramingo diventato per necessità acquisita ma di fede, speranza e coraggio avevo pieno il core e il cervello in sito.
Tanto ero lì per guardare e fare qualche domanda in giro ed ero un privilegiato “dats ke” la poesia paga (se non in tenaro in cunuscenza pubblica) ché a me, non ci creterete, mi arriconoscono quanto vato in giro per la cittadina o in cita per lo stivalo (isole comprese, come iazzono).
Così, da solo entrai nell’inferno perché Virgilio, lo ripeto per chi non l’avesse ancora capito o non m’avesse a sufficienza e con attenziona nicissaria seguito, era in gita e a Ischia a fare i fanchi e i massacci ito.
Appena entro, non ci creterete e, di certo, vi stupirete rimanento meravigliati e nebetiti, chi incontro a prima acchito che manco lo arriconoscevo senza li occhiali e i capelli brizzolati pettinati bene da bravo bambino colorito?
L’ex ministro della Giustizia Ruberto Castelli, ora sottosegretario alle infrastrutture e trasporti in vita ma lì trasformato in orrendo mostro che ringhia e grida (a differenza di quando era in vita e andava in tivvù a porta a porta e da Emilio fede in pompa magna e faceva il mito).
Pareva Borchezio senza lo spray per gli extracomunitari tanto alluccava ma lo riconobbi picché aveva conservato la faccia buona del primo della scuola e i capelli pettinati con la scrima al lato.
Era diventato una figura mitologica: mezzo uomo e mezzo bestia tanto che pensai che la metà animale lo migliorava molto rendendolo più umano e proseguii il mio viaggio nel girone dei lecchini e dei fortunati in vita.
Con lui c’era anche Elio Vito, Ministro senza portafoglio dei rapporti con il Parlamento, che cantava una canzone di Sergio Endrigo però con le parole cangiate a suo uso e costume in vita.
Infatti alla musica ricinalo aveva cambiato il ritornello con un “Voglio di più” e, un diavolo con un enorme ferro da stiro a vapore e manico in radica di noce, gli dava tremende mazzate su tutto il corpo.
“Ma che pena terribile e inumana è mai questa?” chiesi al diavolo bruttissimo, incazzato nero e tutto sudato che era dedito al supplizio del povero Vito e lui mi rispose “Ti spaventi per così poco? Tanto era già brutto di suo anche prima del “trattamento” che è “Roventa, per chi non s’accontenta”. Non guardi la pubblicità in tivù? Fai lo zapping? Proposito fai anche il lifting e il leasing?”.
Non aggiunsi parola a simile spiegazione spiegata e m’avviai lungo la strada che mi portava dritto verso un altro girone o sito.
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