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Michele Ascoli


     
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La bonaccia oltre i camini spenti

Gli alberi controllano il tempo, il bianco cammina lungo la traiettoria indefinita dell’orizzonte, il talento del cielo è di sentirsi parte integrante di certa meraviglia.
Il sole è nascosto come della buona musica: ti raggiunge da lontano. Tu non hai bisogno di vedere le immagini, il solo ascolto delle parole entra e esce a riempire la solitudine.
Potrebbe essere domenica, manca poco a Natale, potrebbe essere la strada che discende in altri paesi lontani. Poi vi sono le atmosfere rarefatte, le montagne che sovrastano, l’eternità e il biancore di una vita immaginata.
Non è solo il silenzio, è il sogno di quando eravamo bambini, la nudità e il benessere dell’infanzia.
Altri giorni muoiono, altri giorni vivono. Siamo sempre noi a toccare le nostre fragilità come gli usci di case a rabbrividire al paesaggio.
Abbiamo sentito il freddo attraversare le luci che passano, la bonaccia oltre i camini spenti.
È ferma l’erba sui prati. Talmente tutto pare immobile, anche il fruscio del vento potrebbe identificarsi come sconvolgimento.
È una bufera l’occhio, si placa nell’infinito.
La pittura di Michele è una tela policroma dove il contesto non ha figure ma paesaggi e porte chiuse, alberi che paiono sospesi, lo spazio una sua irreale dimensione.
Michele Ascoli prova ogni volta a inseguire la quiete. Cerca la pace dei panorami e la campagna si nasconde per poi apparire in una sua umanità.
Nonostante una enorme assenza: manca la persona, la sua tela è scheggiata a mio avviso da una intuizione: l’ascendente del paesaggio, il lieto guizzo dei paesi nello sguardo.
Recentemente sono apparse nelle sue opere delle figure, sembra che la notte invernale provi a cambiare direzione, a prendere altre strade, ma è solo una svolta occasionale, un demolire i ponti di altre circostanze, una scusa di rimando alla sua pittura.
Scarmigliato, come il gemito tranquillo della natura, il tratto pittorico si distende con le sue forme come se portasse nella mano l’argento, scrigno freddo, granello della vita.

Antonio Avenoso


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