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Si stava meglio quando si stava peggio

“Si stava meglio quando si stava peggio”. La conosciamo tutti questa frase, questo detto, questo modo di dire. Quasi un ossimoro, anzi, un ossimoro vero e proprio.
Come si poteva stare meglio quando si stava peggio?
In effetti non si poteva stare meglio se si stava peggio, eppure questa espressione, colorata e, per certi versi, anche divertente, racchiude in sé una verità e un senso unico che tutti comprendiamo e interpretiamo immediatamente con il senso, l’ironia e la rabbia (e non solo) giusti. Come tante parole dialettali, questa frase riassume uno o più concetti che, volendoli esprimere in italiano corretto, necessiterebbero di moltissime parole. “Si stava meglio quando si stava peggio” le riassume tutte e, come certe parole dialettali a cui mi riferivo prima, le amplia, le divinizza quasi. Tra l’altro, mai come oggi, questa frase appare tremendamente vera ed attuale. “Si stava meglio quando si stava peggio”. Si, oggi si sta peggio di come quando si stava male.
Si stava meglio quando si stava peggio con il quando al centro, fondamentale, e il meglio e il peggio in sospensione e intercambiali, addirittura gemelli. Meglio e peggio che significano solo peggio e più peggio se peggio non fosse già un assoluto e il più fosse un errore gravissimo.
D’altronde di errori, e orrori, la nostra lingua è piena zeppa. Errori e orrori che sono entrati prepotentemente nel linguaggio comune tanto che nessuno ne fa, oramai, neanche più caso.
Peggissimo, volendo imitare la poltronissima, oppure più peggio, o più peggissimo ma, in considerazione che al peggio, non c’è mai fine o limite, forse è meglio fermarsi al peggio del peggio che, per il momento, è già assolutamente troppo. Troppo troppo. O troppissimo.
“Si stava meglio quando si stava peggio”.
Non si stava meglio, infatti, si stava meno peggio. La vita è peggiorata e peggiora in continuazione. Al peggio non c’è mai fine. Può andare sempre peggio. E così via.
“Si stava meglio quando si stava peggio” è una frase assennata, un concetto vero; non una banalità o un’invenzione, è un credo.
Con questa frase potremmo scrivere tomi e tomi di brani con i quali realizzare libri, fare conferenze stampa, fondare un partito politico, una religione, un credo. Il popolo del si stava meglio quando si stava peggio. Suona anche bene, meglio di molti altri.
Ma come si fa a stare peggio quando si sta meglio? Ovvero come si fa a stare peggio quando si dovrebbe stare meglio? È semplice. La domanda appare complicata ma è una domanda semplicissima. Si sta peggio quando si sta meglio o si dovrebbe stare meglio perché, sostanzialmente, non facciamo niente per stare meglio quando si dovrebbe stare meglio.
Si, oggi dovremmo stare meglio, dovremmo stare meglio e basta. E invece stiamo peggio.
Dovremmo stare meglio perché, intanto, sono passati tanti anni e, comunque, la razza umana si evolve vivendo. Dovremmo stare meglio perché la tecnologia è talmente andata avanti e ci ha messo a disposizione una molteplicità di strumenti che ci hanno reso più semplice la comunicazione, gli spostamenti, i luoghi dove viviamo e lavoriamo. Dovremmo stare meglio perché la ricerca, in ogni campo, anche in quello medico, ci fornisce strumenti per sentirci più in forma, vivere di più, provare meno dolore e vivere meglio. Dovremmo stare meglio perché siamo andati avanti. E invece stiamo peggio. E, invece, si stava meglio quando si stava peggio.
Si sta meno bene di quando si stava meno peggio perché “allora”, quando si stava peggio, perché avevamo valori, abitudini e consuetudini migliori. Un tempo, allora, quando si stava peggio, si stava meglio perché avevamo tutti più rispetto per gli altri e per noi stessi e, anche, e soprattutto, eravamo meno soli. Vivevamo una dimensione più umana e i rapporti, con gli estranei e con la propria famiglia erano più umani e veri. E poi, da qui in avanti, possiamo davvero scrivere fiumi, mari, cieli e universi di considerazioni umane, politiche, culturali, religiose, etc.


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