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Isabella Morra

Torbido Siri, del mio mal superbo
or ch'io sento da presso il fine amaro,
fà tu noto il mio duolo al padre caro,
se mai qui'l torna il suo destino acerbo.

le rime

hanno scritto

…reclusa,


quasi sepolta viva
nella tetraggine del castello
di Favale,
ella ascende al “monte”,
per respirare, sulla sua cima,
un sogno di liberazione
che prende l’azzurro
dello Jonio.

A.Zaccone



Nel cupo e profondo Sud del cinquecento, una giovane donna viveva le tragiche conseguenze di una guerra europea, con la quale Francia e Spagna si contendevano l’egemonia del mondo. Erano i tempi di Francesco I e Carlo V. Un piccolo barone della provincia della Basilicata più interna, Giovan Michele Morra, signore di Favale (l’attuale Valsinni), sceglieva la causa della Francia, ma si ritrovava tra i vinti ed era perciò costretto a rifugiarsi a Parigi. Era il 1528. Nella lontana Favale, rinchiusi nel castello arroccato sulle ultime propaggini del Pollino, restavano la moglie e sette degli otto figli, tra cui la terzogenita Isabella, nata probabilmente intorno al 1516. Anima delicata e gentile, formatasi nella lettura dei classici e del Petrarca, I.......

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