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Donato Imbrenda

poesia dialettale aviglianese

Brani musicali

Villianae

(immagini) Villianae

E chi cercasse infatti le dolcezze di canto, le distensioni, le volute della LINGUA - che tale è anche per la sua più unica che rara, in Basilicata, tradizionale letteraria e poetica aviglianese, è come se cercasse gli scavi orizzontali, putacaso dei quartetti Beethoveniani, nella linearità di un madrigale o nella prontezza di un mottetto.
Sono ballate da cantastorie, infatti, ariose e felici quelle di Imbrenda: che vanno dritte al dunque, a cercare il pelo nell'uovo (dove non sai se sono mai più i peli o le uova) e perciò senza i giri, gli scavi, i ritorni, gli abbandoni delle raffinatissime liriche aviglianesi.
Ballate nate, come nel Masaniello di Pino Daniele, per la voglia di parlare e di farsi ascoltare, con la stessa urgenza, ciò con cui chi non ha soldi li vuole: ma pochi, maledetti e subito.
Anche perchè Imbrenda sente che ci troviamo di fronte ad un 'mondo malato', disgraziato, letteralmente senza grazia, dal momento che 'pur Crist se yè ngazzat' e con urgenza di b.......

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Reul fiss nun ge ne sò (regole fisse non ce ne sono), a scriv cum vuoi tu (e scrivi come vuoi tu). Così dice il cantastorie - che di loro ha il gusto della lettura e il bisogno di pubblico - nel suo autoritratto, poetico fra parentesi.

 


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