Rocco Scotellaro
figlio di padre ciabattino e madre casalinga nacque a Tricarico (MT) il 19 aprile 1923. A dodici anni si trasferì per motivi di studio a Sicignano degli Alburni e poi, con alterne vicende, a Cava dei Tirreni, Matera, Roma, Potenza, Trento e Tivoli.
Nei primi degli anni quaranta si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Roma. Ritornò a Tricarico dopo la morte del padre e continuò gli studi presso l'università di Bari. Aderì al partito socialista italiano e a ventitre anni fu eletto Sindaco e quindi Presidente dell'ospedale civile del Comune di Tricarico.
I non colti ma saggi suggerimenti del padre gli consentirono di intuire, fin dall'adolescenza, il dramma dei "cafoni" ovvero la disumana condizione sociale dei braccianti soggiogati dal prepotere della classe padronale, condizione questa che Egli stesso definì "schiavitù contadina".
Come il padre anche Lui conobbe il carcere per presunto reato di concussione, in realtà l'accusa altro non era se non l'epilogo di un sottile intrigo politico. Nel marzo del 1950 fu prosciolto dal reato ascritto ed assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
Poeta puro, autentico è ancor oggi considerato il più genuino e forse il primo simbolo poetico nella civiltà contadina. Il canto di Scotellaro ha il volto di un bimbo ribelle che piange sconsolato innanzi a coloro che gli han tolto ciò che gli spetta.
Sia in vita che post-mortem Gli sono stati attribuiti premi e riconoscimenti letterari, fra i tanti meritano particolare citazione il Premio S. Pellegrino ed il Premio Viareggio entrambi del 1954.
Sono molti i suoi testi tradotti e pubblicati in antologie straniere.
Della poesia scotellariana si sono interessati molti dei più autorevoli esponenti della cultura letteraria del II° novecento italiano. Due di questi meritano una particolare citazione perché oltre al sostegno morale ed intellettuale seppero offrire al giovane poeta di Tricarico il dono dell'amicizia: Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, Ro....... segue >>
|