Biografia
Vincenzo Capodiferro è nato a Lagonegro, in Provincia di Potenza, nel 1973 e si è laureato in Filosofia presso la “La Sapienza” di Roma. È residente a Castelsaraceno sebbene attualmente, per motivi di lavoro, vive a Varese. Nella sua permanenza in Basilicata, è stato, tra l’altro, Assessore alla Cultura nel Comune di Castelsaraceno ed ha collaborato con periodici locali, quali l’Eco di Basilicata di Lauria. In campo poetico ha esordito con "Stralci e briciole di vita", Ed. Gabrieli, Roma 1997. Ha curato la "Prima edizione del concorso di poesia «Nicolò Picinni». Tutti poeti", Agesa, Moliterno 2000, nonché la presentazione dell’opuscolo "Carnevale Castellano", Falabella, Lagonegro 2000, dopo di che si è dedicato prevalentemente a studi storici e filosofici: "Una Domenica di sangue. Terra e libertà nelle infime convalli lucane", edito da Paolo Laurita, Potenza 2002, con un’intervista a Tommaso Pedio sui moti legittimisti del 1860 nel Lagonegrese ed un saggio introduttivo di Antonio Motta; "La dittatura di Dio. Libertà e dispotismo in Nicolas Antoine Boulanger", edito da Clinamen, Firenze 2006, con una nota di Diderot sulla vita e le opere di Boulanger; Anonima religiosa, "Sentieri di giorni beati" (1757), Uniservice, Trento ottobre 2008; "Da Napoli a Taranto. Diario di viaggio di un uomo del Settecento. La Lettera di Giacomo Castelli a Giovanni Bernardino Tafuri" (1733), in "Nugae" n. 17-18, Battipaglia settembre 2008;"Il Chicco d'oro. Miti e riti cerealicoli nella valle del Racano", in CDTO, dir. A. Borghini, cur. U. Bertolini, novembre 2008; "Il Lagonegrese borbonico. Note economiche sulla situazione preunitaria" in "Archivio storico per la Calabria e la Lucania", n. LXXIV, gennaio 2009; "Il pozzo dell'amore", da "Novie di Caliuvo", in "Tifeo Web", giugno 2009; è stato inserito nell' "Antologia di poeti lucani", a cura di Vincenzo Labanca, Edizioni Siris, novembre 2009; “La città di Giove. Giorgio Gemisto Pletone e il disegno di riforma socialista e neopagana del secolo XV”, Aracne, Roma maggio 2010; “Odi all’Ade. Poesie macabre (1909-1919)”, Carta e Penna, Torino marzo 2011; "Sul solidarismo. Lineamenti di un'ideologia mancante", GDS, Vaprio d'Adda novembre 2012; "Trattato sulla Trinità. Del maestro Vilar", GDS, Vaprio d'Adda marzo 2014; "Noetica. Ricerca sul1'infinita Mente", Bibliotheka, Roma giugno 2014; "Golgota. Meditazioni sulla passione di anonima devota", Cavinato Editore, Brescia 2015.
Pubblicazioni
- "Una Domenica di sangue. Terra e libertà nelle infime convalli lucane", edito da Paolo Laurita, Potenza 2002, con un’intervista a Tommaso Pedio sui moti legittimisti del 1860 nel Lagonegrese ed un saggio introduttivo – "Fragmenta historica" – di Antonio Motta. Il testo, uscito già nel 1999 con l’emblematico titolo "Storia di una rivoluzione d’ottobre", corredato di una vasta appendice documentale, esulando dalle interpretazioni di parte di Racioppi e Lacava, dà una lettura non convenzionale delle turbolenze sociali nel Lagonegrese in occasione del Plebiscito per l’Unità d’Italia, 22 ottobre 1860, una domenica, appunto, di sangue, delle successive, arbitrarie, fucilazioni dei renitenti di leva a partire del febbraio del 1861 e dell’origine del brigantaggio. Ampio spazio è dato alla fenomenologia dell’avvenimento: «il puro racconto… la massa dei “reazionari, che si muove in processione e di casa in casa uccide i liberali a colpi di mazza, di pali, di fucile e di utensili campestri, saccheggia, incendia, fa a pezzi i cadaveri, insulta le salme e ne impedisce la sepoltura, inneggia a Francesco II, incensa i Borboni col Te Deum, proclama governi borbonici». I tumulti del Lagonegrese rappresentano un caso storico ed astorico, tipico ed atipico, politico ed apolitico, un caso scomodo, tanto soggetto alla storia, quanto alla psicologia, all’antropologia, un caso dimenticato e dannato nella memoria, il quale ha sconvolto la fulgida aurora del Risorgimento Lucano.
- "La dittatura di Dio. Libertà e dispotismo in Nicolas Antoine Boulanger", edito da Clinamen, Firenze 2006. Di fronte alle catastrofi naturali e alle tragedie della storia, l’uomo perde il lume della ragione e colmo di terrore affida il proprio destino a qualche Dio o despota. È questa l’idea centrale che anima tutta la riflessione dell’ingegnere filosofo illuminista Nicolas Antoine Boulanger (1722-1759), pensatore originale, anche se poco conosciuto e trascurato dagli storici della filosofia, il cui pensiero parte dall’analisi dei miti e dei riti antichi e tenta di smascherare ogni forma di dittatura, riconducendola ad una sorta di velata teocrazia umana. Il testo, dedicato ad Antonio Motta e corredato della traduzione di un’inedita "Vita di Boulanger" di Denis Diderot, riporta in primo piano l’attualità del pensiero dell’ingegnere illuminista, anche ponendolo a confronto con tutti i totalitarismi del XX secolo, in ciò seguendo, in linea di massima un importante studio del 1947, dedicato da Franco Venturi al filosofo francese.
- "Sentieri di giorni beati", Ed. Uniservice, Trento 2008. "Sentieri di giorni beati" sono una raccolta di cristiane meditazioni ed orazioni, redatte da un'anonima religiosa, presumibilmente francescana, nei giorni più forti dell'anno liturgico. L'opera, di alto contenuto spirituale e religioso, è datata 1757 e reca in sè solo la firma del Padre Spirituale di questa misteriosa mistica, P. Francesco Maria Pentimalli, celebre operario di S. Alfonso Maria de' Liguori.
- La "Lettera del Carbonense Giacomo Castelli a Giovanni Bernardino Tafuri" (1733) apparsa sotto il titolo "Da Napoli a Taranto. Diario di viaggio di un uomo del Settecento" sulla rivista letteraria "Nugae" di Michele Nigro, n. 17-18, Battipaglia settembre 2008, affidatami per la traduzione dal latino da Antonio Motta prima di morire, nel 1999, rappresenta un interessante itinerario storico nel Regno di Napoli ed un notevole spaccato sulle tradizioni popolari della Puglia e della Basilicata.
- "Il chicco d'oro. Miti e riti cerealicoli nella valle del Racano", inserito nel sito del Centro di Documentazione della Tradizione Orale, dir. A. Borghini, a cura di U. Bertolini, tratta della festa della mietitura nel bacino della valle del Racano, un affluente misterioso dell'Agri, l'antico Acheronte, un caso singolo ed affascinante rimasto in voga sino all'inizio della seconda Guerra Mondiale. Vi si riportano i documenti della tradizione e le testimonianze dirette degli unici testimoni ancora viventi, nonchè l'analisi dei miti della civiltà contadina, in particolare quello delle sette sorelle, ovvero dei santuari mariani, che a nostro avviso rappresentano una trasposizione in terra delle sette stelle dell'Orsa Maggiore.
- "Il Lagonegrese borbonico. Note economiche sulla situazione preunitaria", apparso sulla rivista dell'ANIMI, "Archivio storico per la Calabria e la Lucania", n. LXXIV: questo studio, nato dalla collaborazione con M. C. Lanziano di Episcopia, ha l'intento di offrire un quadro geostorico chiaro ed esemplificativo, corredato di sintesi statistiche, della situazione economica del Lagonegrese a cavallo di due trend storici, quello borbonico e quello immediatamente successivo all'Unità d'Italia.
- Il testo “La città di Giove. Giorgio Gemisto Pletone e il disegno di riforma socialista e neopagana del secolo XV” fa parte di una collezione di riletture di studi storici che rientrano nella raccolta delle “Lezioni a se stesso”, o meglio “A se stesso”, una sorta di monografie propedeutiche e di esercitamento alla Filosofia vera e propria. In questo caso è un’antica dissertazione su Pletone a dare l’occasione di rivedere tutta la filosofia italiana del Rinascimento, con particolare attenzione a questo grande filosofo bizantino, Giorgio Gemisto Pletone, il quale può essere considerato non solo l’iniziatore del movimento umanista, ma anche l’ideatore di un poderoso progetto di riforma, purtroppo mancata, socialista e pagana dello Stato. L’antico impero Romano, che divenne d’un tratto Ottomano, non tramontò di colpo, anzi i suoi germi trovarono in Italia il terreno fertile per il trapianto della filosofia, delle lettere e delle scienze. L’Umanesimo ha così origini orientali e rappresenta il prosieguo di quella “celeste tradizione”, come la definisce Ezra Pound, che si perde nelle ancestrali origini della storia e continua nel futuro ed in questa mistica trasmissione dei saperi sacri, Pletone rappresenta un tassello importantissimo.
- “Odi all’Ade. Poesie macabre (1909-1919)”, traduzione de “La Danse Macabre (1909-1919)” di anonimo poeta francese, è una bellissima raccolta di poesie sulla morte. L’opera è divisa in tre parti: “Il Passato”, il “Presente” e l’ “Avvenire”. Le prime due constano ognuna di 44 componimenti più un preludio; la terza è incompleta, consta di soli 8 componimenti e termina con la rotta del “Titanic”, di cui resta solo il titolo. Opera misteriosa e suggestiva che affonda le sue radici nella tradizione medievale e si fa profetico logos della Grande Guerra.
- Quest’operetta, “Sul Solidarismo. Lineamenti di un’ideologia mancante”, edito da GDS, Vaprio d’Adda, Nov. 2012, è frutto di un ripensamento filosofico di uno storico modello cristiano sociale, riletto e reinterpretato risiedendosi ai banchi della Scolastica e riascoltando le maestre voci degli antichi istitutori, trai quali brilla come stella polare il Rev. P. Guglielmo Bertrams, che ha dedicato la sua vita allo studio della filosofia del diritto. Trai due estremi idealtipici, tanto per usare un termine caro a Weber, del socialismo collettivistico da un lato e dall’altro del liberalismo individualistico, il solidarismo si pone come termine medio, tutto incentrato nella prospettiva della costruzione della società fondata sulla persona e come persona. Questa società-persona è fondata sulla natura e trova il suo limite nella legge naturale e si interpone tra la semplice persona e lo Stato che è la persona suprema, in quanto precede lo Stato e lo Stato stesso è vincolato ad essa.
- Il Trattato sulla Trinità. Del maestro Vilar, rappresenta un capolavoro teologico di alto profilo, datato, sì, ma valido nei suoi contenuti. Trascritto dall’allievo Giovanni Sala, il trattato è attribuito al Maestro di Sacra Teologia Pietro Vilar ed appartiene ad una collezione di scritti teologici riconducibili allo Studentato dei Domenicani di Girona in una Spagna settecentesca, ma che pienamente osserva lo spirito medievale. Di impostazione tipicamente tomista, l’opera del maestro Vilar è teologica e filosofica insieme, ma è soprattutto ontologica: il problema dell’essere è dominante, come del resto per tutto il corso del pensiero occidentale dalle origini greche ai nostri giorni. Il maestro guida l’allievo in un viaggio straordinario attraverso la vita di Dio e secondo un taglio essenziale, che pur essendo stato sorpassato dall’approccio fenomenologico della teologia contemporanea, conserva in sé ancora, come in uno scrigno, un alone di arcana beltà.
- Noetica. Un’opera che intende ricostruire una delle più antiche scienze dell’antichità, quella del Pensiero.
Noesi, nel linguaggio di Platone e di Aristotele, fino ad Husserl, indica la più alta attività intellettuale dell’uomo, quasi a toccare i limiti dello Spirito. Il lettore intraprenderà un cammino attraverso le facoltà noetiche. Il Nous è il protagonista di questo percorso filosofico: da Anassagora ad Aristotele, da Cartesio a Kant, da Hegel fino ad Heidegger, il Pensiero ricompare riconsiderato sempre in termini diversi. Che cos’è una cosa che pensa? È questo è uno dei più grandi interrogativi dell’umanità ed a questa domanda, che assillava Cartesio vicino alla stufa, tenta di dare dei riscontri questo studio sulle nostre facoltà intellettuali. La risposta si trova paradossalmente proprio nella stufa: il Pensiero, come proferiva Eraclito, è Fuoco. I termini fondamentali della scienza Noetica sono da un lato l’Infinita Mente e dall’altro il suo perenne oggetto, che è la Res, la Cosa. Questo Qualcosa universale rimanda naturalmente ad un Qualcuno: la Persona infinita, che sta alla base del pensiero onniveggente. Tutto pervade il Pensiero: il conoscente e il conosciuto. Tutto si conosce in virtù di questa sostanza noetica, o res cogitans. La persona umana altro non è che una delle infinite scintille che si sprigiona dalla Persona universale e si accende nel mondo e nella storia, è una minutissima cellula, che diviene gemma piena di luce. Per il resto un libro - come afferma un grande - è soltanto la metà dell’opera, l’altra e la miglior metà è lo spirito del lettore.
- Golgota. Queste raffinate quaranta meditazioni sulla Passione furono compilate da un’anonima devota della città di Lucca nel 1865. Siamo in un periodo intenso, in cui sorgono in questa città, anche se a diversi scaglioni, delle singolari figure come Gemma Galgani, Elena Guerra e Maria D. B. Barbantini. “Golgota” ci offre un cammino di vita, dal Getsemani giungendo al Calvario, che come nota Francesco di Sales, è il monte dell’amore. Il cammino si rivolge a tutti: laici, religiosi, di ogni età e condizione. È facile da leggere, difficile da meditare, perché porta l’uomo d’oggi ad una seria riflessione sulla Vita. Ogni tappa è accompagnata da una preghiera e da una considerazione........continua a leggere chiudi
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