Posizione geografica.
E’ situato a mt.1023 s.l.m. e si sviluppa
lungo la costa del monte Sant'Enoc.
Il suo territorio ha una superficie di
89.03 kmq. Confina a Nord con Calvello e Laurenzana, a ovest con
Marsicovetere, a sud con Grumento Nova, a sud-est con Montemurro e ad
est con Corleto Perticara.
L'agglomerato urbano è dislocato sulle cime Calvario e Castello
e monte Enoc.
Etimologia
del nome.
Deriverebbe
per il Racioppi da Vibianum dal gentilizio Vibius
(patrizio romano). La –b si è trasformata in –g come Fobea in
Foggia.
Però il nome gentilizio potrebbe essere anche Vettius o Vectius.
Nei documenti medievali riscontriamo anche i nomi di Byanum, Burganum e
Byzanum.
Dati demografici.
Il più antico (Cedolario 1277): fuochi 205
(ab. 1230)
Il più recente (ISTAT 1996): ab. 3.165
Cenni Storici.
In località Serrone è stata rinvenuta
una necropoli del periodo ellenistico. In epoca romana anche il
territorio di Viggiano, come gran parte della Val d’Agri. vide
l’insediamento di
villae rusticae sparse un po’ dovunque e di impianti produttivi, quali
fornaci e mulini, come è dimostrato dai ritrovamenti in località
Lagaridda, Maglianese e S. Giovanni.
Quando Grumentum fu distrutta dai Saraceni,
una parte dei profughi fondò, in sito più alto, il pagus di Byanum.
Prima di tale evento però, in epoca
longobarda e bizantina, Viggiano vide l’insediamento di due Comunità
monastiche di rito greco: una in località S. Barbara, sul
torrente Casale, che fondò il monastero di S. Maria La Preta e l’altra
in località
Cirillo ove eresse il Theotokòs di Atzopan.
Con i Normanni, il borgo di Viggiano venne in
possesso di Guglielmo de Tiville e successivamente nel 1167 di
Berengario de Giso, già Signore di Sarconi e Perticara.
In epoca sveva era incluso nel Giustizierato
di Basilicata e nel 1239 Fedrico II affidò a Berengario de Bizano
la custodia di prigionieri lombardi.
Sotto gli Angioini Carlo I concesse nel 1268
il Feudo di Viggiano a Roberto l’Enfant.
Nel 1277 Viggiano fu devoluto alla Regia
Curia e subito dopo assegnato a Beltrando De Baume. Alla morte di questi
ne divenne Feudatario nel 1285 Giovanni Pipino, dei Conti di Potenza.
Durante il Regno di Ladislao Durazzo D’Angiò
(1400) il Feudo passò ai Dentice, cui fu riconfermato in periodo
aragonese (1467) da Alfonso I.
Messo in vendita, per i debiti contratti da
questa Casa, venne acquistato dal Principe Giovan Battista Sangro nel
1633.
Estintisi i Sangro, senza eredi maschi, nella
seconda metà del XVIII sec. l’ultima erede, Francesca la portò in dote a
Francesco Loffredo, Conte di Potenza. Dopo l’eversione della Feudalità
del 1806 il solo titolo passò nel 1891 ai Marchesi Sanfelice di Bagnoli.
Durante la rivolta antifrancese del 1806
Viggiano fu il centro più accanito dell’insorgenza e pagò con una
settantina di morti.
Nel periodo risorgimentale partecipò
attivamente ai moti del 1848 e alla marcia su Potenza dell’Agosto 1860.
Gravemente danneggiata dal grande terremoto
del 1857 contò ben 800 morti e 200 feriti.
L’emigrazione viggianese del XIX sec. fu
contrassegnata dalla diffusione nel mondo dei Suonatori girovaghi
d’arpa e violino che il Parzanese immortalò nei versi “Ho
l’arpa al collo son Viggianese / tutta la terra è il mio paese / Come la
rondine che lascia il nido / passo cantando di lido in lido”.
Dopo il terremoto del 1980 venne ubicata nel
suo territorio, in località Cembrina, un’area industriale per il
rilancio economico del Comprensorio.
Itinerario nel centro antico
Percorrendo la S.S. 276, dopo una serie di
curve di 9 km., si giunge con il C.so Vittorio Emanuele a Piazza
Plebiscito, fulcro della vita di Viggiano.
E' in questa piazza, detta anche Largo
Giuseppe Verdi, che inizia l’itinerario consigliato
Prima emergenza da poter ammirare è la
Chiesa San Rocco ,, posta direttamente sul Corso Vittorio Emanuele.
Essa risale al XIX secolo e presenta due piccoli campanili sulla
facciata.
Poco più avanti vi è la Chiesa di
Sant'Antonio Abate, del XVIII sec.
Lungo via Roma, che ha inizio alla destra
di Piazza Plebiscito, si erge la Chiesa di San Sebastiano,
del XVII secolo. Al suo interno un polittico seicentesco con cinque tele
attribuite a Carlo Sellitto.
Poco più avanti, la Chiesa Madre o
Basilica Pontificia Minore ,, detta anche Chiesa di Santa Maria
del Deposito. Vi si accede mediante un’ampia scalinata a doppia rampa.
Sul portale vi è un pannello maiolicato raffigurante la Madonna Nera
e di recente è stato apposto un maestoso portone di bronzo con formelle
scolpite.
La struttura conserva molte sculture
lignee, una tela ottocentesca con S. Cecilia (protettrice dei
musicanti) e, sul lato destro del transetto, un dipinto del '600 con l’Immacolata.
Il soffitto è a formelle dipinte del XIX sec.
Da Settembre a Maggio vi si custodisce la
statua lignea della Madonna.
Proseguendo per Corso Umberto I°, si
giunge ai ruderi della Chiesa di Santa Maria La Preta , e
di lì alla Chiesa di S. Benedetto del XVI sec. ,.
Alla sommità dell’abitato residuano due
torri e parte delle mura del Castello medioevale.
Ritornando a Piazza Plebiscito, e
procedendo per via Margherita di Savoia, dopo una lunga discesa, si
giunge alla S.P. 11/bis, dove, in un’ampia curva, è sito l’ottocentesco
palazzo Sanfelice.
Nei pressi, in località Sant'Angelo, vi
sono la Chiesa di Sant'Antonio, del 1542 e l’annesso Convento di
S. Maria di Gesù, costruito per l’Ordine Francescano nel 1478 e
trasformato nel XIX sec. in convitto.
Nella chiesa, ad aula unica con volta a
botte, si possono ammirare un coro ligneo del '600 e un dipinto su tela
di Francesco Guma da Pignola, del 1626.
Monte di Viggiano (mt. 1723 s. I.
m.)
Il rilievo,
che dista circa 11 Km. dal centro abitato, spicca in mezzo alla
vegetazione di faggi ed è interessante anche dal punto di vista
geomorfologico e geologico; infatti è un massiccio roccioso dalla forma
allungata , di natura calcarea, la cui formazione risale al Cretaceo.
Sulla vetta il Santuario della Madonna Bruna e sulle pendici strutture
ricettive ed impianti sciistici. Da visitare, nei pressi, la Fontana
dei Pastori e la Fontana Acquafredda.
L'artigianato
viggianese
Nei ultimi tre secoli gli artigiani
viggianesi hanno costruito, con talento ed abilità, arpe e violini,
strumenti che compaiono negli stemmi in pietra dei portali del paese e
nelle stampe d’epoca.
In Viggiano, oggi, ancora si producono
zampogne e ciaramelle, strumenti tipici della tradizione musicale
lucana.
Il
più noto costruttore di questi strumenti musicali è stato, negli ultimi
tempi, Giuseppe Belviso, che dal 1982 ha collaborato anche con
il Centro
Studi sul suono e la danza popolare di Firenze.
(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo
Falasca, Presidente I.R.S.A.B.
< Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata > sede: 85050
Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis.
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