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Antonio Maria Cervellino - KÉRYGMA
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CENNI STORICI SULL'ICONOCLASTIA 


La Chiesa nella misura in cui esso è lecito ha sempre praticato il culto delle immagini sacre fin da principio come provano i dipinti delle Catacombe senza abusi troppo gravi e quando la venerazione oltrepassava i limiti interveniva l'Autorità Pontificia. Invece in Oriente si giunse al fanatismo per le immagini, tanto che se ne raschiavano i colori per mescerli al vino che si distribuiva ai fedeli dopo la Messa e si prendevano le immagini per Padrino ai Battezzandi. Gli abusi quindi erano così gravi che Ebrei e Musulmani presero a chiamare idolatri e iconolatri i Cristiani. Per reprimerli l'imperatore Leone III l'lsaurico, usurpando alla Chiesa il diritto di legiferare in proposito ordinò la distruzione di tutte le immagini nel 726. 
Si incominciò con la distruzione di un'immagine di Cristo assai venerata che stava sopra una porta di Costantinopoli. Il popolo insorse e l'imperatore rispose con una durissima repressione deponendo persino il Patriarca Germano che si era opposto. Si oppose anche il Papa Gregorio II e San Giovanni Damasceno, mentre i Mandati Imperiali rompevano, raschiavano e demolivano le immagini perseguitando anche i difensori del Cattolicesimo. Tale devastazione della Chiesa con la distruzione delle immagini continuò con Costantino Copronimo, finché l'imperatrice Irene vi pose termine convocando nel 787 un secondo Concilio a Nicea. Ma Leone l'Armeno riprese la persecuzione nell'815 e continuò fino all'842 allorché l'imperatrice Teodora permise di onorare le immagini nell'843 con una cerimonia solenne l'11 Marzo nella Chiesa di Santa Sofia. Ancora oggi la Chiesa Greca celebra una gran festa la prima Domenica di Quaresima. Infine una riflessione non è da tacersi che la lotta iconoclasta avvantaggiò l'arte bizantina in Italia dove immagini insigni e preziose si salvarono trafugate dai religiosi (Enc. UTET - Volume VI° - pag. 1111).

 

 

 

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