Capitolo 2
Decennio 1950-1960
Il calcio a Moliterno all'inizio degli anni '50 conquistò l'attenzione e il
cuore del paese. Lo stadio allargato, recintato e munito di gradinate,
grazie al finanziamento della Cassa del Mezzogiorno, era sempre pieno di
tifosi che seguivano la squadra anche nelle trasferte più lunghe. Si viveva
la vita della squadra minuto per minuto e il punto di ritrovo era il bar
Latorraca dove si preparavano i piani per la domenica successiva e dove i
tifosi cercavano di carpire alcune notizie in anteprima. In questo periodo
furono due le squadre, a rappresentare il nostro paese: l'U.S.M. "A" e
I'U.S.M. "B".
La prima, considerata la principale, partecipò per la prima volta a
campionati regionali e provinciali, mentre l'U.S.M. B fu la protagonista di
campionati di categoria inferiore. Domenica 26 marzo 1950 prese il via il
primo campionato di seconda divisione della Lega Lucana, che vide ai nastri
di partenza 27 squadre suddivise in sette gironi.
II Moliterno fu inserito nel girone G e alla fine del turno di andata si
attestò alla seconda posizione, distaccando di nove punti il Tramutola,
rivale da sempre di accesi derby. II campionato, per dovere di cronaca,
terminò con la vittoria della Juventina di Potenza. In quegli anni, lo
spirito agonistico era pressoché assente e si giocava principalmente per il
gusto di farlo, l'unica ricompensa per i giocatori era il pranzo loro
offerto in occasione delle partite disputate in trasferta e il ristoro
fornito alla fine di ogni incontro da parte del presidente.
Non c'era, infatti, la figura dell'allenatore, né una società organizzata,
ma soltanto alcune persone, che, animate dalla passione per il calcio, si
occupavano di curare e di mettere in campo la formazione. Figura di spicco,
fu Pietro Latorraca, che ricoprì la carica di Presidente dell'U.S.M. per
trent'anni ('28-56), coadiuvato nella sua opera da Guglielmo Latorraca, da
Vincenzo Matteo e da Michele Scannone.
In quel periodo il Moliterno, ebbe calciatori con doti eccellenti: Nicola
Lobanco, chiamato l'Orione e capitano per molti anni, Luigi Milano, Artemio
Fabbri, detto "Mimmo", Zefferino Rosa, Mimì Tempone, Doti Baldassarre detto
Cocolino, Mimì Mazzeo "Biscardi", Giuseppe Albano "Capaiola", Giuseppe
Dalessandri detto "Carapellese", Antonio Tempone "Capitanicchiu", Mario
Robertazzo, Benito Latorraca, Vincenzo Lapenta, Antonio Matteo detto "O
spazzinu". Non a caso Nicola Lobanco fu notato da uno dei dirigenti del
Potenza, che voleva ingaggiarlo, offrendogli la somma di £. 10.000 al mese,
ma prevalse la scarsa propensione della famiglia ad accettare la partenza
del figlio. II giovane Lobanco, però, ricevette un bel riconoscimento da
parte della Federazione Regionale, che lo convocò nella Rappresentativa
Lucana.
L'attività calcistica moliternese continuò con la partecipazione dell'U.S.M.
al campionato '50-'51 di prima divisione, caratterizzata dalla presenza di
soli tre gironi con il Moliterno inserito nel girone C.
Al termine del campionato, gli atleti locali raggiunsero la seconda
posizione con nove punti. L'U.S.M. nel campionato '51-'52 conquistò per la
prima volta il titolo di campione regionale. Le due partite della finale
videro la compagine moliternese impegnata con la Libertas Matera,
dimostrando di meritare la vittoria per la regolarità, la correttezza e la
superiorità tenute durante tutto il torneo.
I Rosso-Blu avevano così raggiunto il loro obiettivo: "erano campioni lucani
di prima Divisione" e Pietro Latorraca godeva di questo trionfo dopo tanti
anni di sacrifici personali ed economici. Nella seconda Divisione militò
anche il Moliterno B, che vinse il proprio girone, superando il
Marsiconuovo. L'annata '52-'53 vide la nostra squadra impegnata nel
campionato di promozione, che si concluse con il raggiungimento della nona
posizione.
Il secondo campionato di promozione si disputò nella stagione '53-'54 ed
ebbe come protagonista della compagine moliternese l'attaccante Zefferino
Rosa, che conquistò anche il titolo di capocannoniere. Dopo un avvio
difficile nel prosieguo del torneo, I'U.S.M. riacquistò una buona posizione
in classifica, anche se lo stadio Onofrio Venezia, dedicato ad un giovane
moliternese morto in guerra, divenne teatro di una storica invasione di
campo. Nel return match con il Matera Calcio, sull' 1-1 l'arbitro Russo negò
al Moliterno un plateale rigore.
II capitano "Cocolino" Doti schiaffeggiò l'arbitro e la partita venne
sospesa per invasione di campo. II giocatore fu squalificato a vita.
L'arbitro, ferito allo zigomo, assediato nello spogliatoio, solo in tarda
serata, sotto la protezione dei carabinieri, riuscì a lasciare il campo, per
raggiungere la stazione ferroviaria di Montesano. II successo raggiunto nel
campionato precedente non si riconfermò nell'annata '54-'55, in quanto la
squadra si attestò nell'ottava posizione. In quest'annata al campionato di
seconda Divisione parteciparono anche il Moliterno B e la Stella Bianca, la
squadra cara a don Vito Palermo, che vinse il torneo.
Nel 1956, dopo anni di eccellente conduzione dell'U.S.M., la situazione
societaria si fece molto pesante e lo stimato ed amato presidente Pietro
Latorraca, cedette il testimone a Michele Matteo, restando però per sempre
"u Prisirente" per tutti i suoi giocatori e tutti i concittadini.
II nuovo dirigente, grazie alla consolidata posizione economica, fornì
divise, sede sportiva e un contributo settimanale ai giocatori pari a £.
1000.
Collaborarono col nuovo presidente, in veste di dirigenti della squadra,
Angelo Giacummo, Giulio Maglione, Giacomo LapaduIa, Antonio Rubino. II
campionato disputato nell'annata '55-'56, terminò con il Moliterno al sesto
posto in classifica con ventuno punti. Anche in questo campionato partecipò
la Stella Bianca, che conquistò un meritato quarto posto.
La costituzione della prima società sportiva ben organizzata, avvenne nel
corso dell'anno '56-'57. Era composta da Michele Matteo, Luigi Melchionne,
Matteo De Sio, Aniello lervolino e Eugenio Andreotta. A metà campionato, il
presidente Michele Matteo si dimise dall'incarico, lasciando le sorti della
squadra nelle mani di Aniello lervolino. Questo torneo, è ricordato anche
per una pagina nera nella storia del calcio moliternese: infatti, a seguito
della partita del 10 febbraio 1957 disputata contro il Grassano, I'U.S.M. fu
costretta a ritirarsi per irregolarità.
La stampa dell'epoca, riportò alcuni spiacevoli episodi di violenza nei
confronti dell'arbitro che provocarono, sia la squalifica del terreno di
gioco per una giornata, che il ritiro delle tessere ad alcuni giocatori.
A seguito di questo sgradevole episodio, il Moliterno partecipò solo per un
anno nel girone E del Campionato di prima divisione con il nome di Stella
Bianca, che risultò vincente.
Nel '58 i giocatori migliori furono ingaggiati da squadre dei paesi
limitrofi. Gli anni successivi registrarono una battuta d'arresto, in
quanto, data l'assenza della figura del Presidente, la squadra moliternese
non partecipò a nessun torneo regionale o provinciale, ma disputò solo
partite amichevoli.
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Poveri ma felici
I palloni, quasi tutti vecchi, erano nello sgabuzzino che separava la sala
bar dalla sala biliardo.
II Presidente per antonomasia, Pietro 'A Paunessa' affidava a Pirolino o a
Vituccio la sorveglianza di tanto tesoro, perché insieme con i vecchi
palloni c'erano vecchie scarpe e vecchie maglie, quelle ormai dimesse da
Cocolino Doti, da Angelino "O Nemico", da Peppinuccio D'Alessandri, detto
"Zapirain" (ala sinistra dell'Inter di allora).
I palloni li sistemava Franco di Zabuotto, il quale con quattro colpi di
"assuglia" riparava le ferite del vecchio cuoio; le scarpe erano quelle di
tutti i giorni, alte e con le "attaches" in punta e sui tacchi.
Una lunga rincorsa lungo la discesa dell'Ortone e il campo diveniva la
nostra seconda casa, con interminabili partite sino al buio della sera.
Siamo nel '50. La povertà del dopoguerra è comune a tutti. Ai lutti di tanti
che non sono tornati dai campi di battaglia, si aggiunge la tragedia dei
molti costretti ad emigrare nelle lontane Americhe. Si vive di poco: il
maiale ammazzato a gennaio deve durare un'eternità; il pane giorni e giorni,
fino a che, indurito, diviene "ciavredda" o "npusso" nell'acqua dei fagioli.
Le sigarette si vendono sfuse, il liquore più in voga è l'anice; il Cinema
di Catarina' a Salera' apre il sabato e la domenica con pellicole
strappalacrime e se piove occorre portarsi l'ombrello; le cantine sono il
rifugio abituale, serotino, di uomini rotti da una giornata di fatica
infame, a strappare la terra alla roccia tenace; le case cominciano ad
arricchirsi di un vaso per il bagno e di qualche sparuto mobiletto di
formica; le macchine in giro sono poche, quelle di Don Ciccio Mobilio, di
Don Tommaso Viceconte, di Don Michele Mastrangelo, le altre, "514" di Mimi
Sabella, e le "multiple" di Totonno 'O Scardalanu' e di Pietro 'O
Matalunese', fanno "noleggio da rimessa" e trasportano fino al porto di
Napoli il dolore di chi è costretto ad emigrare; Saverio di Pappazzone
sbalordisce perfino il grande poeta, Leonardo Sinisgalli, con i suoi camion
a rimorchio che arrivano sino a Napoli e Roma carichi di tronchi e traverse;
il "fucarone" di San Giuseppe divide in acerrimo campanilismo il Seggio, il
Castello, e I'Ortone, ma ad unire tutti ci pensa Demetrio con il suo
Carnevale, i "cupi-cupi", le troccole l'orazione funebre in un latino molto
simile all'italiano di 'Ncicchella': "O aggi tobbis, in chisto nibbis e in
sacrastia parlamus. Oremus e statti in pacis fino a I'annu chi vene".
E noi? II mondo è nostro siamo poveri ma felici.
C'è la Scuola Media, arriva il Ginnasio, possiamo studiare a casa nostra
senza partire e senza gravare sui modesti bilanci familiari; Sabino
Malvarosa crea la sua "band", la Swing Harmony (Ciccio Milano al sassofono,
Antonio di Scantapipo alla chitarra, Tanino 'O Salese (rosciano) al clarino,
Vincenzo Lapenta alla batteria, il Maestro alla fisarmonica).
La compagnia teatrale galoppa di successo in successo, dai testi comici a
Filumena Marturano: Giulio Maglione, Giacomino Albini, Umberto Rubino,
Cenzino Lagrutta, le sorelle Lapenta, con Enza prim'attrice, sono l'anima di
questa iniziativa che restituisce il sorriso, ma anche la speranza e la
fiducia.
Si intrecciano gli amori, per lo più conditi di languidi sguardi e di
interminabili attese; arrivano con il postale delle 8.30 i giornali e con
essi, il Giovedì il Calcio illustrato; davanti al chiosco di Antonio siamo
in fila per riempirci gli occhi e il cuore delle immagini di Boniperti,
Nordhal, John Hansen, Praest, Martino. Siamo quasi tutti tifosi juventini,
ma soprattutto amiamo il calcio.
I grandi appuntamenti calcistici moliternesi sono le amichevoli (si fa per
dire) con Tramutola, Spinoso, Marsico, che Cicino di Martino arbitra tutto
vestito di bianco, ma si avvicina il tempo dei Campionati Regionali.
È il 1952. Dopo un anno di vita chiude il Ginnasio e chi ha voglia e
possibilità per studiare è costretto a ripartire: Pietro Darago e Tonino
Petrocelli a Sala Consilina, Luigi D'Angelo a Firenze, Peppino Fruguglietti
e Mimì Tempone non so dove, io a Potenza.
Michele Fruscione che ha insegnato Educazione Fisica alla nostra Media mi
affida al fratello Emilio, pilastro della "Fiamma Fulgor". La Fiamma è la
terza squadra di Potenza, dopo il Monticchio (Serie C e poi B) e l'Invicta
ed io inserito nei suoi ranghi, ho una grande fortuna, perché i miei Maestri
sono Buzzegoli, indimenticato "centrale" della Salernitana, e Andreolo,
tecnico federale celebrato terzino della Nazionale Campione del Mondo di
Vittorio Pozzo.
Andreolo mi allena per ore a calciare con il "destro"perché sono mancino
naturale; Buzzegoli cura il mio fisico un po' troppo gracile.
Ci alleniamo con il Potenza cosicché della grande abilità ed esperienza di
giocatori come Mancinelli, i fratelli Martinelli, Danese, Dragone,
Marini,ecc. facciamo tesoro.
È il 1955.
Il tempo del Liceo è finito: lascio Potenza e torno a casa. Dall'America è
tornato anche Michele 'O Sacrestano che viene eletto Presidente della
Società. Ha termine così la dirigenza del più appassionato e indimenticabile
dei Presidenti, quella di Pietro Latorraca ( Paunessa).
Vice Presidente è Nello lervolino, Segretario Cenzino Lagrutta, Direttore
Sportivo il dolce, caro amico Guglielmo Latorraca, factotum, uomo-mercato e
accompagnatore Cicino di Martino.
Tramontati i grandi "vecchi"-i fratelli Doti, Gianni Padula, Peppino
LapaduIa, D'Alessandri, il "Ricevitore", ecc., l'ossatura della squadra è
giovane ma solida:
Antonio MATTEO (Portiere); Peppino ALBANO e Luigino MILANO (terzini), Nicola
LOBANCO (centromediano), Mimì MAZZEO (Biscardi) e Vincenzo LAPENTA
(mediani), Paolo MELFI e Mimi TEMPONE (mezze ali), Mimmo FABBRI, Nicola
TEDESCO e Zefferino ROSA (attaccanti). Questa la formazione-base, tutta
moliternese, senza "stranieri", protagonista di un grande, irreperibile
campionato.
La Società è solida e ci permette persino la doccia dopo gli allenamenti:
basta con l'acqua gelida della fontanella dinnanzi alla Cappella di S.
Fedele, basta con i rubinetti sempre rotti, degli spogliatoi dell'ex
colonia. Sotto la Barberia di Tonuccio, a Piazza De Biase, c'è il "diurno":
in tuta torniamo dal campo e facciamo la doccia,alla quale non tutti siamo
adusi: bisogna insaponarsi prima o dopo il getto dell'acqua? Impariamo a
fare correttamente la doccia, ma soprattutto impariamo ad onorare la nostra
gloriosa casacca rosso-blu.
Guidati dall'esperienza e dalla bravura del capitano Nicola Lobanco, di
Luigino Milano e di Mimmo Fabbri, i veri pilastri della squadra, teniamo
testa e battiamo il fior fiore del calcio lucano: il Matera, il Lavello, il
Bernalda, il Venosa, il Montescaglioso, le squadre potentine. Meglio di noi
soltanto Melfi e Rionero.
Un grandissimo campionato che chiude un ciclo tra i più esaltanti del nostro
calcio.
Paolo Melfi
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