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Sancta Teresia Benedicta a
Cruce
- Teatro -
Rachele Padula Zaza |
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Nell'estate del 1940 la sorella Rosa riesce a raggiungere suor Teresa Benedetta dalla Croce nel Carmelo di Echt, dove è priora suor Maria Assunta dello Spirito Santo. Ella entra a far parte del terz'ordine di Nostra Signora del Carmelo. EDITH — Il cielo mi ha concesso questa ulteriore grazia. L'averti di nuovo con me è una consolazione che investe il mio cuore e tutta me stessa. Non è possibile volere più di tanto; concludere insieme il nostro cammino spirituale è come una gioia appagata. ROSA - Edith cara, io sono
legatissima a te e voglio starti accanto sempre, nelle giornate buie e
in quelle serene. Come ben sai, io avrei voluto subito seguire la tua
verità, ma fin quando la mamma ha avuto bisogno delle mie cure mi è
stato negato dal rispetto e dal dovere di figlia. EDITH - Non so se sia ammesso dalle regole del Carmelo, ma lo faremo lo stesso. Non credo che agli occhi del Signore l'intimità e l'affetto tra due sorelle siano considerati trasgressivi. Ora ti lascio, devo andare. Beninteso, qualora abbia bisogno di qualcosa, vieni pure da me. ROSA (rimasta sola) — Quanta autorevolezza nel suo sguardo! Quanta saggezza nelle sue parole! Io le voglio bene, ma di fronte a lei, che è pur così poco altezzosa, mi sento incompleta e imperfetta. Mi ha sempre incantato per le sue qualità, specie per il suo nobile intelletto. Sono davvero felice di essere qui con lei. EDITH (mentre si allontana) — Quella di Rosa è la silenziosa grandezza delle anime semplici. Ella è arrivata a Cristo per un cammino molto più breve e meno impervio del mio. Il mio razionalismo esasperato e le mie indagini filosofiche mi hanno tenuta per molti anni, durante tutta la mia giovinezza, lontana dalla luce della grazia. Quando penso alla fede di Rosa considero che in alcune anime Dio si manifesta con estrema delicatezza... "venne nel mormorio di un vento leggero", come dice il profeta Elia. PRIORA - Suor Teresa siete tanto assorta nei vostri pensieri da non accorgervi del mio arrivo. Voglio dirvi che vostra sorella è una creatura dolcissima. È lo specchio della ingenuità e dell'incanto di chi vive nel Signore senza conflitti. Mi auguro che conservi sempre il sorriso che illumina il suo volto. SUOR TERESA - Madre, vi ringrazio per quanto avete fatto per me ed ora fate per mia sorella. È stata sempre così: una bambina quieta, attenta a non dispiacere gli altri. È arrivata prima di me alla grazia, senza resistenza né grovigli d'animo e di pensiero. PRIORA - Sono felice di avervi con noi. Voi, suor Teresa arricchite il convento con la vostra cultura e la straordinaria capacità intellettiva; Rosa con il suo candore e la sua innocenza. Il Signore ama oltremodo le anime che si arrendono a Lui. Vi saluto; vi vedrò entrambe a cena. La vita in convento scorre serena per le due sorelle che spesso si lasciano andare ai ricordi della vita familiare, in Via Michaelisstrasse numero 38, a Breslavia. , in Polonia. EDITH - Spesso provo il rimorso di aver fatto soffrire la mamma con la mia conversione al cattolicesimo. Un giorno le dissi: "Non pensare che la mia fede rinneghi la tua". Ed ella, colpita dalle mie parole, mi rispose con veemenza. LA MADRE — "Il dolore che provo è profondo e apre nel mio cuore una ferita insanabile. Prima, il saperti senza Dio, atea, soggiogata dal tuo razionalismo, mi procurava minore sofferenza della tua scelta odierna di essere lontana dalla religione dei nostri padri. Come fai a disconoscere Noè, Abramo Mosé e tutti gli altri profeti e patriarchi?" EDITH - Per me è insopportabile vederti così addolorata. I padri che tu hai nominato sono cari al mio cuore e nei miei ricordi, inoltre, nutro per essi un venerabile rispetto. Vorrei che tu comprendessi che la mia conversione non rappresenta un rinnegamento della fede ebraica, bensì un percorso del mio spirito. LA MADRE - Non sopporto l'idea di averti perduta. Ti ho perduta e nulla ti farà tornare a me. Tu sai i sacrifici che ho affrontato per farvi crescere sani e onesti dopo la morte di vostro padre. Eravate undici e tutti affidati alla mia capacità di superare le infinite difficoltà che bisognava superare ogni giorno. E questo mi è stato possibile perché ho avuto l'aiuto della mia fede, l'unica, la vera. EDITH - Quando guardo alla tua vita non posso non pensare che è stata eroica. Rispetto i tuoi sacrifici, ti ammiro e non voglio assolutamente distoglierti dalla fedeltà al tuo credo. Ma, perché non accettare il figlio, Gesù, e la sua straziante morte sulla croce per la nostra salvezza? La sua morte non è forse un'offerta all'amore del Padre suo? LA MADRE - Va' per la tua strada. Non curarti di me, di noi. Proprio tu per la quale nutrivo predilezione perché capii subito che eri una persona speciale; proprio tu mi hai tradita. EDITH - Tradita? Ma se ti amo più di me stessa. Non mi rendere impossibile la scelta che, comunque, mi farà soffrire. LA MADRE - Perché è stato così
complicato per te accogliere la religione che riscaldava il cuore dei
tuoi genitori? EDITH - Non riesco a consolarti e a non farti soffrire. Questa mia condizione di impotenza mi procura un'angoscia devastante. LA MADRE - Prima la filosofia non ti permetteva di aspirare al divino, ora una inaspettata svolta della tua vita ti porta lontano da me, da noi, in una dimensione in cui non posso né voglio raggiungerti. Non ti capisco. Tutto in me si ribella, il ventre che ti ha partorito, il cuore che ti ha amata, le mani che ti hanno curata. EDITH - Vedi, Rosa, tutto fu inutile. Per quanto mi sforzassi di mostrare i punti comuni delle nostre fedi non riuscii a convincerla, senza farle rinunziare a nessuna delle sue certezze, ad accettare il mio cammino mistico. ROSA - Non mi accorsi che la tua sofferenza fosse così grande. Vedevo che la mamma nutriva un rancore stizzito nei tuoi confronti, ma pensai che sarebbe presto passato. EDITH — Fu lunga, invece, la lotta. Spesso mi rivolgevo al Signore chiedendogli perché mi avesse assegnato una prova tanto ardua. Da un lato la gioia di seguirlo con la condanna alla infelicità di mia madre; dall'altro la fedeltà all'amore materno con il rifiuto al suo richiamo. Gli chiedevo aiuto perché mi sentivo in balia di un turbine di pensieri; a volte mi sembrava che la mia mente vacillasse e che il mio tormento non potesse trovare soluzione alcuna. Nelle notti insonni ero assalita dal timore che avrei finito le mie ore nel dramma della sospensione. ROSA - Oh Edith! Provo una forte commozione nell'ascoltare la storia della tua scelta di seguire Gesù dalla grotta di Betlemme alla morte sul Golgota. EDITH
— Durante i giorni in cui io e la mamma soffrivamo per le nostre
divergenze, mai ho provato sentimenti di intolleranza nei suoi
confronti; anzi la capivo e mi era più cara. Era troppo fedele al suo
credo per accettare senza traumi la mia volontà che ella riteneva
indirizzata verso l'errore. ROSA - E così è stato. In seguito, si era rassegnata e seguiva con amore la tua vita. Era solita dire che ogni essere ha un suo percorso: una pianta è più sviluppata e un'altra meno, una più verde, l'altra giallognola, una terapeutica, l'altra velenosa, pur essendo della stessa specie. EDITH
- E vero. La vita ha le sue leggi. Ogni uomo con la sua volontà coltiva
aspirazioni, affetti, illusioni, che spesso sono interrotti da un
incontro, da un'occasione improvvisa che portano ad approdi opposti a
quelli sognati e inseguiti. ROSA - Molto bene; e, poi, sono vicina a te. Ricordi quando prima di addormentarci parlavamo fino a tardi di ciò che ci capitava e ci confidavamo i nostri pensieri? Ricordi la stagione del tuo innamoramento? O mio Dio, cosa ho detto! Scusami Edith, proprio non volevo... EDITH — Hans Lipps è stato un incanto giovanile. La sua persona così leggiadra nell'aspetto esteriore, nelle parole, nel portamento: la sua mente così aperta al nuovo, al bello mi ammaliarono. Mi lasciai andare al sogno di una vita al suo fianco, protetta dalla sua devozione. ROSA —Mi sento in colpa per aver riaperto una ferita che ti ha fatto soffrire. EDITH - Non preoccuparti. Non è come pensi. Te ne parlo per spiegarti come la delusione che provai nel sapere del suo matrimonio mi aprì il Cielo da cui ero molto lontana. Cominciai a sentire il fascino di uno sposo più grande e potente che mi attirava con la forza del suo sacrificio: la morte sulla croce. Si è fatto uomo per noi, e per noi è morto sulla croce. Cristo Gesù e la sua immolazione hanno acceso in me un amore umano e spirituale tanto intenso da annullare vincoli, legami, progetti che nutrivo prima della sua chiamata. A Lui ho dedicato tutta me stessa, il mio intelletto, i miei sensi, i miei ricordi. Senza di Lui non esisto. ROSA - Com'è immensa la tua fede! Io sento di amare il Signore spontaneamente e non so altro. Talvolta sono stata assalita dal dubbio che lo facessi a tua imitazione; poi, la commozione e lo sperdimento, che mi prendevano quando pensavo alle parole del Vangelo, mi hanno fatto capire che il Signore era in me e voleva che Lo servissi. EDITH - La tua presenza ha il valore di una ricompensa. Un viandante stanco e assetato giunge presso un ruscello di acqua limpida e gode nell'accostare le labbra riarse a quella frescura; così le tue semplici parole e la tua purezza giovano a chi ha l'ansia di Dio. Il 1 settembre 1939 scoppia la guerra e nel 1940 i tedeschi occupano illegittimamente l'Olanda. La Gestapo anche qui opera con ferocia: fa irruzione nei conventi e si accanisce con maggiore violenza contro i religiosi e gli ebrei. Ancora una volta suor Teresa Benedetta dalla Croce e la sorella Rosa sono in pericolo. CORO - L'ora del martirio si
avvicina. Il lupo dagli occhi cerchiati di fuoco uscito dagl'inferi vaga
bramoso in preda alla follia. È Satana in persona. Hitler, che tu sia
maledetto nei secoli! Il 12 ottobre 1941 giunge a suor Teresa la notizia della morte dell'amato compagno di studi Hans Lipps, caduto sul fronte orientale per un colpo alla testa. ROSA — Dio mio, guida il suo spirito nei sentieri del dopo fino al tuo cospetto. Oggi è un giorno infausto. È morto un nostro amico. EDITH - É un giorno di lutto. ROSA - È vero che, quando Hans rimase solo dopo alcuni anni d matrimonio, ti pregò di prenderti cura di sé e dei suoi bambini? Avrebbe, quindi, voluto sposarti. EDITH —
Non dovrei tollerare la tua curiosità, ma ti voglio troppo bene. Penso
che una volta che essa sarà stata appagata, non tornerai più
sull'argomento. Rifiutai, ringraziando. Era troppo tardi; il Signore mi
aveva conquistata ed io ero diventata sua per sempre. Nella casa di Dio,
pienamente in pace con me stessa, non mi mancava nulla di quello che era
fuori ed, invece, avevo tutto quello che fuori mi mancava. Nell'aprile del 1942 le sorelle Edith e Rosa Stein sono convocate a Maastricht. Un capitano con modi burberi le interroga. Nel suo sguardo non c'è ombra di pietà e di comprensione. CAPITANO - Sui vostri abiti non vedo l'iniziale rossa che sta per Jude, ebreo; né la stella gialla di Davide. Avete pensato che questo stratagemma vi avrebbe salvate? EDITH - Nella casa del Signore, dove noi svolgiamo la nostra opera, non sono necessari segni di appartenenza. Siamo tutte uguali di fronte a Lui, senza alcuna distinzione. Non siamo francesi, tedesche, ebree, italiane, siamo tutte anime in prova sulla strada della perfezione. CAPITANO - Bisogna, però, rispettare le norme civili, oltre a quelle religiose. E stato diramato un ordine che voi non avete rispettato. EDITH - Non è stato per insolenza o per codardia, ma abbiamo pensato che nel chiuso delle mura conventuali nulla significava quel segno distintivo della nostra razza, dal momento che tutte le consorelle sapevano che siamo ebree. CAPITANO - Sa difendersi molto bene. Mi hanno informato che è persona colta, addirittura, una filosofa, perciò, converrà con me che, a prescindere da tutte le motivazioni da lei addotte, è prudente per lei e sua sorella mettere la stella gialla di Davide sugli abiti. Lo consideri un atto di obbedienza: di sottomissione. EDITH - Sarà fatto. Il nostro sarà un atto di obbedienza alla volontà divina, non certo di sottomissione ad un potere che persegue la violenza e la discriminazione. Sia lodato Gesù risorto. Il capitano rimane turbato dal coraggio dimostrato da quella suora e dalla forza con cui ha pronunziato le parole di condanna del sistema nazista. Sta per recriminare, ma le due sorelle sono già fuori la porta al seguito di due soldati. ROSA - Edith, purtroppo, è finita la nostra tranquillità. Che faremo? Troveremo un'altra via di scampo? Poco fa ho avuto paura che l'ufficiale reagisse in modo violento al tuo giudizio negativo; credo che questo lo abbia sorpreso e gli abbia impedito subito di controbattere. EDITH - Credo anch'io che siamo state fortunate. Che sconforto! Dovremo di nuovo fuggire? E dove? La repressione si fa sempre più brutale; non sono uomini, ma pazzi criminali. ROSA - L'essere insieme in questi momenti di tensione e di angoscia è davvero un dono che ci viene dal Cielo. Il poterci sostenere a vicenda, forti del grande affetto che ci lega, ci farà superare le ombre del futuro. Le due sorelle si prendono per mano e si affrettano verso il convento. Sono sole con il loro destino. CORO - Viene ululando un vento di
tempesta: le cime degli alberi sconvolte ne assecondano la foga, le nubi
s'addensano sui monti, mentre a valle si leva sottile una polvere bianca
che copre l'argine dei sentieri. Tra poco scoppierà il temporale. |
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