F. SABIA (a cura) - Costumi della Basilicata (Sec. XVIII e XIX)

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Donna di Tursi Donna di Viggiano Uomo di Viggiano

 

Le maniche del busto, da prima corte, si fecero lunghe per maggiore eleganza, o per coprire braccia secche e disformi, togliendo agli occhi l'agio d'indovinare da un braccio bianco e ben tornito la formosità del corpo, nascosta sotto le fitte pieghe della gonna. Si attaccavano alle spalle con fettucce di vivi e svariati colori, e le nocche, o nappe, pendevano due per lato, larghe, belle e pompose. 
Il sottaniello, o gonna, doveva essere ricco di pieghe, che dalla cintura calavano dritte e strette sino al tallone, e quando si fossero un po' guastate, si rifacevano con pazienza e cura a mezzo di acqua e di scopetta, raffermandole a soppressa sotto la scanatora, o tavola, su cui mettevano il pesante mortaio e grosse pietre. Da questo lavoro o foggia di pieghe venne l'espressione di sottaniell 'nculunnare (incolonnato), per indicare costo e bellezza, prendendo talvolta questa frase un senso di maldicenza, d'invidia e di dispetto.
Lu vantisine (grembiale) si faceva di lanetta o di seta nera, con pieghe e con qualche striscia di velluto; ma più tardi con frange e merletti di costo e di capriccio, da non sapere più che farvi per novità di moda e di gusto. 
Alla gola si facevano belle con qualche filo di coralli o di vetri colorati, e con la stella d'oro, o la crocetta. Nelle pompe di sponsalizio si aggiungeva a gala la collana, composta di tanti anellini piatti o di stellucce, che adornavano in doppio filo anche il petto. 
Nei tempi successivi venne in moda un nastro di velluto con susta d'oro, il laccetto d'oro col brulocc' (breloque); e la collana divenne laccio, e crebbe di peso e di valore per l'orologio che, a guisa di ciondolo, si faceva pendere, appuntandolo al lato destro del petto. 
Lisci e lucenti di olio si portavano i capelli, spartiti sopra la fronte dalla scrima che poi scendeva, da ambo i lati, verso li sonn', o tempie, a differenza di oggi che si fa ad un lato, e sparisce tra il folto delle ciocche arruffate dal pettine e dall'arte. Quindi le treccie anteriori si passavano sulle orecchie, e si riunivano a quella più lunga e grossa della nuca, ravvolgendosi insieme in molti giri per formare lu tupp', che si annodava con trezzuole o zaaglie (trecciuole, nastri), e più tardi si usò di fermarlo con ferretti. 
Ricordo però alcune vecchie che lasciavano cadere i capelli a cannuole, o a trucioli innanzi alle orecchie, serbando moda e gusto signorile. 
Di specchio?.... poco uso, anzi per le contadine poteva dirsi oggetto di raro lusso, e solo quando passavano dinnanzi a qualche limpida fontana, si levavano la voglia di mirarsi. 
Nelle feste di sponsalizio gran gala di facciolettone di raso damascato color canario o di altro coloretto, ricco di frangia sfioccata o ritorta, e fermato sul capo con uno spillo d'oro. Invece del facciolettone di raso damascato, quello di casimirr' (cachemire), di granatina, o velo crespo con fiorami. 
Pel lutto il facciolettone era di lana nera con fiorami di seta, o di raso nero damascato, però portavasi di sotto la gonna che copriva il capo. 
Il coprirsi era una costumanza assai caratteristica e tutta potentina, oggi quasi interamente sparita, che in certa guisa trasportava il pensiero dell'osservatore nei paesi dell'Arabia o della Persia. La donna potentina, quando per qualsiasi scopo usciva per la città, costumava, meno nelle liete pompe di sponsalizio, di sovrapporre al sottaniello di sotto un altro più fine, rialzandone la parte di dietro a coprire il capo e la persona in guisa, che si restava appena libero un po' di faccia, tanto per vedere dove si mettesse il piede e per rifiatare. L'orlo si riuniva alla punta del mento, tenendolo fermo con la mano sinistra. 
Donde e quando tale costumanza traesse la sua origine, io non so. Di certo era antichissima, od indicava soverchio sentimento di modestia e di pudore; laonde se anche una giovinetta, insofferente, del severo rito, avesse voluto fare l'occhiolino dolce a chi l'avesse guardata con amore, non poteva mostrarsi sfacciata a suo piacere.
Variandosi a grado a grado il costume per gusto femminile, parve più avvenente e simpatica la pacchianella potentina, acquistando un portamento ed una grazia più civile, tanto che un pittore, a ritrarne qualcuna delle belle, e non sono poche!, non vi perderebbe il tempo ed i colori. 
Però la successiva gara di ritoccature, di ricami, di fronzoli, di merletti e di gingilli divenne talvolta un'esagerazione assai barocca e civettuola per alcune. 
Oggidì anche le contadine vanno a capo scoperto per far mostra di capelli pettinati secondo la moda signorile; usano nei dì di festa polveri di riso ed i belletti; portano facciolettoni, fisciù o scialli di paziente lavoro e di capriccioso effetto; ed il sottaniello cala senza le fitte pieghe all'antica e alquanto corto, da far vedere lo stivalino elegante a tacco alto, che mette a tortura il piede, e gli fa passare il rischio di una storta.


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