Preveticchie - Chierichetto
Erano così chiamati al mio paese, S.Arcangelo, i chierichetti che
assistevano il parroco ed i vari preti nello svolgimento delle funzioni
religiose.
In genere per essere ammessi a diventare preveticchie dovevi superare
una dura trafila, dal momento che era necessario dimostrare di conoscere
non solo il cerimoniale delle varie funzioni ma anche a memoria le
preghiere che si recitavano per l’occasione.
Mi riferisco agli anni cinquanta ed il nostro paese era dedito, come
ora, solo alla agricoltura, per cui la miseria conseguente alla
trascorsa guerra si faceva sentire.
Come si era soliti indossare vestiti rivoltati dei fratelli maggiori,
così, nell’ambito del vestiario dei chierichetti, noi privilegiati
attingevamo per la stola (era il capo di colore bianco fatto di merletti
trapuntati che copriva la parte superiore del corpo) a camicie anche da
notte, che le nostre mamme o nonne avevano dismesso; al di sotto si
usava una veste lunga di colore rosso cardinale (zimarre), che doveva
coprire il corpo fino ai piedi. In genere gli aspiranti chierichetti si
formavano nelle fila dell’Azione Cattolica, che in quel periodo, grazie
anche all’impegno del parroco Mons. Antonio Cesareo, era molto attiva;
ricordo che a Santa Sofia era stato organizzato, in una sala adiacente
la Chiesa Madre, addirittura un circolo, dove ogni sera ci si riuniva o
si visionavano film a passo ridotto o si preparavano coloro che
desideravano diventare chierichetti, o si veniva preparati a ricevere la
prima comunione.
Ricordo con tanto piacere il presidente di allora, Ing. Domenico
Mancini, valente professionista, di recente scomparso, che ha dato un
impulso decisivo all’Azione Cattolica, ed il suo successore, Antonio
Siderio, direttore di un Ufficio Postale in provincia di Potenza, anche
egli deceduto, che hanno formato, anche con il loro esempio, i ragazzi
di allora, che in realtà non avevano a disposizione che la scuola e
qualche gioco (u picce, a zumbasella, a nascondino) realizzato con altri
ragazzi o da solo come u scupettuole, u cerchie, u struommele.
Solitamente si era ammessi a servire le funzioni religiose per gradi: il
primo compito cui veniva adibito il neofita era, d’estate, trovare un
po’ di carboni ardenti necessari a bruciare l’incenso; era veramente una
impresa, in quanto allora era impensabile trovare del fuoco acceso in
piena estate. Mi consideravo un privilegiato, poichè casa mia era
contigua alla chiesa e quando mi toccava di andare a “ricercare il
fuoco”, o carevunielle, ero solito pregare qualcuno di casa di tenere
acceso il fuoco, in quanto mi servivano dei carboni accesi per il
periodo della funzione religiosa.
Ricordo che per superare la prova finale ed essere ammesso a servire
la messa nel giorno festivo dovevi dimostrare, a chi di dovere, di
conoscere le preghiere a memoria e, se qualche volta uno di noi
aspiranti
non veniva emancipato a titolare, ciò era dovuto al fatto che
”interrogato sulle cose di Dio non conosceva neanche il Suscipiat”,
preghiera
cardine delle funzioni religiose.
Era anche quella una scuola che ti preparava poi a ben più ardui compiti
che la vita ti avrebbe fatto affrontare in seguito.
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