Chiesa di
Santa Maria del Sepolcro
I Templari a Potenza
La Chiesa di S. Sepolcro
In particolare, per quanto concerne la chiesa di cui ci stiamo occupando, le
testimonianze più antiche sono costituite da due documenti molto importanti che
risalgono alla stessa epoca di quello riportato dal Caggese.
Nelle Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV Apulia, Lucania,
Calabria, una raccolta di documenti riguardanti le decime pagate dalle varie
chiese dell’Italia meridionale a cura del Vendola, si legge che, nel 1310, il
clero della chiesa del S. Sepolcro in Potenza era tassato per sei tarì: « Clerus
Ecclesie S. Sepulcri, Tar. IV ».
E’ chiaro che il documento riportato dal Caggese dà completezza a questo
riferito dal Vendola e viceversa. In questo infatti, si parla dell’esistenza
della « chiesa dei S. Sepolcro » a Potenza, ai primi del ‘300 mentre,
nell’altro, si parla dell’esistenza del « casale del S. Sepolcro », alle porte
di Potenza, nella stessa epoca.
Nell’anno 1324, secondo la stessa fonte, i sei tarì venivano pagati dal clero
della chiesa di « S. Maria del S. Sepolcro » in Potenza: « Clerici S. Marie de
S. Sepulcro, Tar. VI».
Perché questa diversità nel titolo della chiesa potentina, in testimonianze pur
così vicine tra loro nel tempo?
La risposta potrebbe trovarsi negli eventi di cui, tra il 1310 e il 1324, furono
protagonisti il casale del S. Sepolcro e la chiesa omonima: soppressione dei
Templari (1312) e passaggio del suddetto casale con relativa chiesa sotto la
giurisdizione del vescovo di Potenza.
Andati via i Templari, il vescovo Guglielmo avrà pur dovuto provvedere alla cura
pastorale del casale del S. Sepolcro. Se dobbiamo credere al Rendina, sembra che
egli abbia ben provvisto la chiesa potentina del S. Sepolcro di clero e
canonici, come apparirà da un documento del 1354 che riporteremo fra poco.
L’aggiunta di « S. Maria » nella denominazione del casale e nel titolo della
chiesa, potrebbe essere stata suggerita o da ragioni storico-ambientali
(esistenza nella zona di una cappella dedicata alla Madonna, come nella tesi del
P. Brienza) o da un gesto, diplomatico e pastorale insieme, del vescovo
Guglielmo che, per accattivarsi la simpatia degli abitanti di quel borgo a lui
contrari per l’esosa richiesta di tributi, avrà pensato di metterli sotto la
protezione della Madonna.
Verso la metà del sec. XIV, detto titolo è leggermente modificato in « S. Maria
del Sepolcro », denominazione con la quale, da quell’epoca in poi, verranno
indicati sia il casale che la chiesa in parola.
In quell’epoca infatti, la chiesa è citata con il titolo modificato in due
testamenti mentre il casale vien menzionato in una descrizione di beni dotali.
Il primo testamento, datato 30 luglio 1348, è di Manfredi Tartarelli mentre il
secondo, per noi molto importante, è di un certo Raimondo di Raimondo. Ambedue
sono sostanzialmente riportati dal Rendina, nella sua Istoria della Città di
Potenza, sotto l’anno 1354.
Dopo aver osservato che, all’epoca della compilazione del citato testamento « S.
Maria del Sepolcro era chiesa parrocchiale colli suoi cleri e canonici », il
Rendina accenna brevemente alle vicende di cui questa chiesa fu protagonista
fino all’inizio della seconda metà del ‘600. Indi riferisce che « Raimondo di
Raimondo lasciò al clero della chiesa già detta (S. Maria dei Sepolcro) tarì tre
acciò sonassero le campane e venissero alle sue esequie ».
Ancora sotto l’anno 1354, il Rendina riporta un altro documento che riguarda una
certa Margaruccia de Maddeo, una nobile vedova potentina, rimaritatasi con
Lendruzzo Curiale di Cilento.
Vi si legge che, fra i beni che la suddetta Margaruccia portò in dote a
Lendruzzo, c’erano molti terreni alcuni dei quali confinavano «colle terre di
Sire Pasquale, altri coi Casale di S. Maria del Sepolcro ».
Che ne fu della nostra chiesa dal 1354 al 1488, anno in cui vennero chiamati ad
officiarla i figli di S. Francesco di Assisi?
Il Rendina, sotto l’anno 1399, riporta un episodio triste della storia di
Potenza da cui, per illazione, si può avere un’idea delle vicende cui andò
incontro, in questo lungo periodo, la chiesa di cui ci stiamo occupando.
Avendo la città di Potenza seguito il Duca d’Angiò contro il re Ladislao, questi
venne ad assediarla con ventimila uomini.
I potentini soffrirono molto durante tale assedio ma, per far vedere che stavano
bene, fecero molte ricotte con latte di donne e le mostrarono agli assalitori.
Il re Ladislao allora, riferisce il Rendina, scese a patti con i potentini,
perdonò e fece perdonare loro anche i delitti privati e volle che, per dieci
anni, non se ne parlasse.
Molto ingenua e di sapore prettamente secentesco sembra essere la storiella
delle ricotte fresche fatte con latte di donne che il Rendina, con tanta
serietà, ci ammannisce!
Nulla vieta però, di pensare che quei ventimila uomini al comando di Ladislao,
costretti a star fermi intorno alla città, scorrazzassero per le contrade
periferiche e sfogassero i loro risentimenti devastando campi, saccheggiando
abitazioni e seminando ovunque rovina e morte.
Sta di fatto che, nei documenti sinora conosciuti, di S. Maria del Sepolcro,
chiesa e casale, dall’inizio della II° metà del ‘300 al 1488, non se ne fa cenno
alcuno.
A dare il colpo di grazia, dopo l’assedio della città da parte dell’esercito di
Ladislao, forse avrà contribuito anche la terribile peste del 1413.
Tra il 1399 e il 1488 dunque, il casale di S. Maria del Sepolcro probabilmente
scomparve e vi crebbero sterpi e rovi. La chiesa che, nel passato, aveva visto
avvicendarsi stuoli di pellegrini e generazioni devote di fedeli, è ora sola e
triste in mezzo all’aperta campagna!
Due eremiti vi si stabiliscono e, dopo averla restaurata alla meglio, se ne
prendono cura zelando il culto in onore della Madonna fra i pochi contadini
della zona.
Sembra che la Madre di Dio abbia gradito il culto in suo onore da parte di
quella gente umile e devota se, come nota il Wadding, Ella si sarebbe degnata di
compiervi anche dei miracoli.
testo
tratto da: Chiesa di S.
Maria del Sepolcro "1974"
di P. Daniele Murno O.F.M.
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