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Cap. 2 ADR = Alfabeto dialetto rotondese Il seguente alfabeto è frutto del nostro studio, su testi scientifici consultati, e della nostra esperienza di rotondesi nati e vissuti nel paese natio.
ALCUNE RIFLESSIONI GRAMMATICALI - REGOLETTE PRATICHE DI TRASCRIZIONE NEL DIALETTO ROTONDESE
NB. TUTTE LE VOCALI ACCENTATE, ANCHE INTERNO PAROLA, SONO SEMPRE TRASCRITTE CON IL RISPETTIVO ACCENTO O CON IL PUNTINO SULLE STESSE VOCALI ACCENTATE . · Tavẽddri , ma anche tavéd̥d̥r̥a(singolare) tavéd̥d̥r̥ë(plurale). · ẽ : L'uso della tilde sulle vocali ha suono nasale ( in Mënẽcùcciu̥ potrebbe essere giustificata, ma semplifichiamo in Mënëcùcciu̥). · Si usa anche la e con pipetta Fucilěri, pëgnětë . · Fu̥cëlérë (singolare, con acc. acuto) Fu̥cëlèrë (Con accento grave, plurale); · per pëgnětë la e con pipetta può essere giustificata se si prende per /à/ (a con accento) ... altrimenti va bene scriverla pëgnàta... · la vocale /a / in fine di parola non ha variazioni di suono come per esempio la nostra /u/ (si dice tuttu oppure tutto, ciuccio oppure ciucciu, con la o oppure la u finale, a seconda del parlante);
NB: il puntino sotto la u ci è stato suggerito dalla Professoressa Del Puente per mettere un grafema adatto a questa particolarità. /u̥/ ë kriatʉrë : plurale ; u kriatʉru̥ singolare ( meglio ë krë(i)atùrë : plurale ; u krë(i)atùru̥ singolare).
N.B. per /gh + e, ë, i/ vale per gh seguita da e, ë, i; se seguita da a, o, u , = ga,go,gu (senza acca); a màga (singolare) ë màghë (plurale)
- Quannu a
patrona fa u brodo i
gaddrina o iè malata diddra o iè malata
a
gaddrina. -Quannu̥ a pat̥r̥óna fa u bbròdu̥ ë gad̥d̥r̥ìna o iè malàta díd̥d̥r̥a o iè malàta a gad̥d̥r̥ìna.
Per st̥ríttu̥... la s di strittu secondo noi non è /s/ normale e neppure /s con pipetta/.... l'abbiamo rappresentata con ʂ in ipa e con : s̥̊, oppure s̃ in ADL quindi s̥̊t̥r̥íttu̥ , oppure s̃t̥r̥íttu̥ ADL , [ ˈʂʈɽitːu] in IPA
N.B. negazione non + parola iniziante per consonante : utilizziamo l’underscore _ tra non e la parola per assimilazione di n in m o n , come in num_bòtë e nun_vènë .
N.B.l’articolo indeterminativo è seguito dall’apostrofo prima di un nome femminile iniziante per vocale, mentre è seguito dall’underscore _ prima di un nome maschile iniziante per vocale: es. n’ata vòta, n_òmmë .
N.B. Il fonema /o/ atonO o in fine di parola si trascrive con /u/ con puntino sottostante u̥ oppure con /e/ con dieresi e u in apice: /u̥ /, /ëᵘ/ ʉ = (u tagliata) si usa : 1) quando ha suono breve e stretto; 2) quando la sillaba è tonica. Es.: / crɪ̈atʉra/
ü = con la dieresi (i due puntini sulla vocale /U/) si usa: 1) quando la sillaba è protonica; cülòccu̥ 2) quando la /U/ ha suono allungato e largo; 3) anche in fine di parola non accentata e il suono è tra o oppure u .
u̥ = con il puntino sotto si usa quando la u non è accentata
N.B. Per effetto della univerbizzazione ( unione di più parole che formano già un sintagma ricorrente anche se divise , spesso con slittamento di significato (e poi >eppoi , in vece> invece , pomo d’oro>pomodoro), nel dialetto rotondese tale fenomeno si verifica con espressioni composte da in + sostantivo
Es.: / nvàccia / / ngapë/ / mbrazzë /
II A RAGGRUPPAMENTI DI CONSONANTI E VOCALI CHE POSSIEDONO UNA FONAZIONE PARTICOLARE NEL DIALETTO ROTONDESE
ʈʈɽ - (ttr ) [ˈkwaʈʈɽo] (quattro)
non corrisponde al suono italiano “quattro”
ʈɽ t̥r̥ (tr ) [' ʈɽa:vɘ] (trave) /t̥r̥àvë/ [ 'ʈɽɔ:nu] (trono) /t̥r̥ònu̥/ ['ʈɽonu] (tuono) /t̥r̥ónu̥/
cɧj ʈɽuccɧjscu̥, trucchìscu̥ , [ʈɽəpˈpɛdə] / t̥r̥ëppèdë/ ( granturco, granturco, treppiede)
non corrispondono al suono italiano come in “chiodo, treno, trave, trono, treppiede La consonante «r» in unione con t e d, soprattutto dà luogo a fonemi che abbiamo definito retroflessi, ma ha anche una sonorità (trillo /vibrazione sorda, vagamente assomigliabile alla "r" francese, per la qualcosa abbiamo rappresentato il gruppo con ʈ, ɗ, ɽ al posto delle normali t,d,r oppure / t̥, d̥, r̥/ in ADL.
ʃk - (sc ) ʃkerda (frammento di legno) (come sci) [maʃkaˈtura] (serratura) /mašcatʉra/ [ raʃka'tɛɖ:ɽi] (fusilli al ferro) /rašcatéd̥d̥r̥ë/ [ dza:fa'ra:ni 'kruʃki] (peperoni croccanti) /zafarànë crúšchë/
ʂck- ʃk - s̆ [miʃ'ka:to], [s̆ifu'là]; (mischiato, scivolare) /mis̆càtu̥/ ['fruʃkulu] (piccolo animale) / frʉs̆cu̥lu̥/
s, š , s̃ (differenza di pronuncia) s: solë, salë, pasta š: còšša, šcòma, šcanàta (coscia, schiuma, pagnotta) sci: meglio /sci/ fricativa palatale sorda, quando è seguita da a, o ed u (es. sciame, sciopero, sciupare) s̃: s̃t̥r̥uššà, Cas̃t̥r̥u(v)ìd̥d̥r̥arë, cas̃t̥r̥àtu̥ (strusciare, Castrovillari, castrato)
NOTA: Apprendiamo che nel recentissimo ATLANTE LINGUISTICO SICILIANO il termine /strummula/, che a Palermo significa TROTTOLA, viene trascritto in IPA [ʂːɽum:ula], senza la /t/ ... questa "norma" (di togliere la /t/) l'avevamo già letta in un altro testo senza darvi molto peso... il suono è molto simile al nostro /str/ che noi abbiamo trascritto usando anche / š, s̃,/ ʈ , ɽ / t̥ r̥ /
hja - potrebbe derivare dal siciliano ghia / ghiànna / (ghianda)
oppure /mu̥gghiàtu̥/ ( bagnato) [muy'yato] /cannʉgghiu̥/ (goloso) [ka'n:ugɧju]
non corrisponde al suono italiano della parola /ghiaccio/
il tradizionale /gli/ italiano (v.pag.22) viene meglio rappresentato nella pronuncia dialettale con un suono verosimilmente siciliano:
ghj-gghj - ɠɠɧ - [kuˈni:ʰɧjɔ] (coniglio) ma anche [ku'niyyo] /cu̥nìgghiu̥/ [muˈʰɧja:to] (bagnato) ma anche [muy'yato] e /mu̥gghiàtu̥/ sebbene il suono gutturale della /g/ è poco evidenziabile a spese di un suono più linguale-palatale.
[ar:avuˈʰɧjato] ( avvolto male) /arravu̥gghiàtu̥/ [ar:avuy'yatu] non corrisponde al suono italiano della parola /ghigno/
ja,je (v.pag.24) [ˈjɛn:ero] /iènnëru̥ / (genero) [ˈjaddzu] (ovile)
jho,jhu, jo,ju [ˈjuʃtu] (giusto) /iùstu̥ / [ˈjɔrnu] (giorno) /iòrnu̥/
ddr - ɖɖɽ sostituisce la doppia ll ['kwiɖ:ɽu] (quello) /quid̥d̥ru̥/ ka,ke,ki,ko, ku ca,che,chi,co,cu
(sempre dal siciliano) [ piʃkunu] [ˈkilo] ['kura] /pišcʉnë/, /chilu̥/ , /cura/
la <p> italiana in dialetto rotondese scivola in /k/c/
pi+voc diventa ki ['kia:nu], [kjo:və] ['kju:ma] /chiànu̥/ chióvë/ (piano,piove,piuma) chi scivola nel dialetto in kj ['vekkju] /vècchiu̥/ olp scivola nel dialetto in urp : ['vurpa] /vʉrpa/ ['kurpa] /cʉrpa/ ['kurpa] /cʉrpa/
Il gruppo ʃʈɽ - ʂʈɽ sostituisce il corrispondente str [fəˈnɛʃʈɽa] /fënèšt̥r̥a/ oppure meglio [fəˈnɛʂʈɽa] /fënès̃t̥r̥a/ Così il gruppo ʈʈɽ - ʈɽ sostituisce i suoni italiani ttr tr / t̥t̥r̥ , t̥r̥ /
La pronuncia dei gruppi /ʈʈɽ /e/ tr / non corrisponde a quella delle parole italiane “quattro, trovare”
[purpaʂʈɽɛːɖɖɽu] [ʈɽukˈkiʃku] (polpastrello, granturco) /pu̥rpas̃t̥r̥rèd̥d̥ɽu̥/ e /t̥r̥u̥cchiscu̥/
ɟ (f capovolta) [ juɟɟjˈà ] [ juɟɟjaˈrulo] /iu̥šarʉlu̥ / (soffiare) (soffietto) Con ɟ (f capovolta) si vuole rappresentare un particolarissimo e, forse, unico suono polmonare (verosimilmente paragonabile a quello emesso dal paziente quando il cardiologo gli chiede di fare un respiro profondo e a bocca aperta). Difatti, questa effe si riesce a pronunciare emettendo aria dai polmoni e facendole attraversare la gola e il canale della lingua, disposta a cucchiaio, allineata alle labbra leggermente contratte a bocca di pesce. ñ è una lettera del moderno alfabeto latino formata da una n con il segno diacritico di tilde. È usata principalmente nella scrittura dello spagnolo (dove è chiamata eñe), filippino, asturiano, galiziano, leonese, e rappresenta il suono di una palatalenasale ([ɲ]), come l' italiano gn. Nel bretone non ha un suono proprio, ma indica che la vocale precedente è nasale.
Molte parole italiane che iniziano per im e in, nel dialetto rotondese omettono la i e hanno spesso una pronuncia con la doppia consonante iniziale: nnammüràtu̥ (innamorato),nnànte davanti, ntandu̥(intanto), nvicchià, (invecchiare), ngu̥llà,(incollare), ntèlligènte (intelligente) mpaürà- mpavürà (impaurire), nsu̥rdʉtu̥ (insordito) ntu̥ssicà: (dannare,intossicare),mbru̥gghiʉnë (imbroglione) u̥nghia ncarnàta (unghia incarnita) mu̥téd̥d̥r̥ u̥ (imbuto) .
La dittongazione nel dialetto rotondese non è usuale, anzi scompare o viene limitata a pochi termini. Gli arcaici ai (aj) ed oi (oj) latini si trasformano nei classici ae ed oe, mentre quelli residui (ei, ui) non vengono solitamente considerati dittonghi se non nel latino ecclesiastico.
Così nel nostro dialetto abbiamo: cuore: còre ; suola: sòla; lenzuolo: linzùlo; uovo:óvu ;nuovo: nóvu; buoi: vói , così mei, tui ecc.
· ca-co-cu -cau -ciau /ca(v)u̥dàra/ caldaia [cia(v)u'ɗeɗ:ɽu ] /cia(v)ʉdéd̥d̥r̥u̥/ chiacchierone [ka(v)u'tset:o] /ca(v)ʉséttu̥/ calzetto
Le vocali toniche , solitamente, si conservano intere senza turbamenti, velarizzazioni vistose, frangimenti di dittongazione, caratteristiche rintracciabili invece in altre aree dialettali.
Stemma casa Pandolfi
“Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano” (Gianni Brera)
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