PERIFERIA
FRA CULTURA E
ANSIA DI
RISCATTO
La chiesa di
S. Rocco
Intorno al 1414 sarebbe
stata costruita a Potenza, in onore di San Rocco, una piccola Cappella,
nello stesso luogo dove oggi si trova la Chiesa, con l’istituzione della
confraternita omonima. L’antica Cappella dovette cedere all’attività
devastatrice del tempo nel 1832. Nella cappella, nel 1859, lo scultore
potentino Michele Busciolano, realizzò la statua di S. Rocco, dipinta in
legno, mt. 1,68.
Alcuni anni dopo, grazie al contributo dei fedeli,
si diede inizio all’edificazione di una nuova Chiesa, più grande e bella, da
erigere sullo stesso luogo della precedente, su progetto dell’ing. Vincenzo
Marocco. Nel 1862, terminarono i lavori, come testimoniato da una lapide in
marmo posta all’interno della Chiesa, in cui è scritto: “l’Antico Sacello
Dedicato al Glorioso San Rocco in più ampia e abil forma riedificasi dalla
pietà dei potentini nell’anno di Grazia 1862”.
Tra il 1935-38 furono
fatti lavori di restauro al tetto e contestualmente l’interno della Chiesa
venne abbellito con stucchi dorati e una zoccolatura in pietra di Trani. Nel
1969 fu commissionata la realizzazione di una statua bronzea raffigurante
San Rocco, collocata all’esterno, per testimoniare la grande devozione dei
potentini al Santo.
Oggi la Chiesa si
presenta con una facciata principale in cui il portale d’ingresso è
affiancato da due grandi lesene che proseguono fino al cornicione. Il tetto
a due spioventi forma con il cornicione un timpano al cui centro si apre un
oculo. Al di sopra del portale si trova un’apertura semicircolare.
I tre cappelloni, tutti
uguali e sovrastati da una copertura a calotta semisferica, svelano
l’impianto planimetrico a croce greca. Adiacente alla Chiesa è la casa
Canonica che, nella zona laterale e posteriore destra, è circondata da uno
spazio che la isola.
All’interno, la navata,
sovrastata da una volta a botte scandita da tre arconi e fregiata da stucchi
in gesso, è caratterizzata dalla presenza di quattro archi posticci che
assolvono ad una funzione esclusivamente decorativa. Appena si entra, sul
lato sinistro, si trova una cappelletta in marmo che ospita una statua
lignea di San Vito Martire con due cani al guinzaglio, realizzata nel 1859
dallo scultore Michele Busciolano. Inoltre, si possono ammirare all’interno:
l’altare della Madonna di Pompei con un quadro raffigurante l’immagine della
Madonna col Bambino, l’altare di San Rocco con la statua lignea del Santo,
l’altare maggiore sormontato da un Crocifisso ligneo di pregevole fattura e
la Tomba di Tommaso Cappiello.
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Il "quartiere cinese",
eterno dilemma per gli abitanti della zona |
I potentini “doc” lo
conoscono come il “quartiere cinese”: tante case e casupole divise da
stradine geometricamente studiate e denominate con i fiumi della Basilicata:
Via Sinni, che collega Via Acerenza a S. Rocco, e poi Via Bradano, Via Agri.
Fino al terremoto del 23 novembre 1980, vi abitavano alcune fra le famiglie
più povere della città di Potenza, ma da anni il quartiere cinese è vuoto,
quasi un simbolo di una Città nella quale la mancanza di abitazioni (e, di
contro, l’alto prezzo delle case e degli affitti) è proverbiale.
Non basta. A valle
delle case, subito prima della chiesa, vi è ancora un campetto di calcio,
anni fa in terra battuta e con le porte in legno, senza reti, oggi asfaltato
e migliorato. Generazioni di giovani vi hanno giocato per ore ed ore, con
qualsiasi tempo. Ed è proprio grazie a questo lavoro intrapreso, che
riscopriamo, in tutta la sua drammaticità, la realtà di questo quartiere, un
tempo punto di aggregazione e di riferimento di tutta la cittadinanza sotto
il “Grande Albero” (ora scomparso).
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Borgo S Rocco come si
presentava un tempo |
Insomma Borgo S. Rocco
(martoriato anche dagli ultimi due terremoti del maggio ‘90 e maggio ‘91,
specie nelle case proprio di fronte alla chiesa), è un rione in decadenza, e
tutto, in fondo, lascia sperare che non sia così. E la speranza, in qualche
modo, è legata proprio alla attività che, da qualche tempo, sta portando
avanti il parroco, don Salvatore Vigilante. Naturalmente, tutto questo non
basta per recuperare, a pieno titolo, l’identità di Borgo S. Rocco, per il
quale, da molto tempo, non sono mancate idee e progetti per il suo
risanamento ed il completo recupero. Le proposte per risanare la zona non
sono mancate per davvero. I progetti proposti intendono prevalentemente
creare infrastrutture di servizio per il centro universitario, in
considerazione anche della vicinanza tra il quartiere cinese e le varie sedi
delle facoltà dell’Ateneo Lucano.
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Il “totem”
simbolo dell’ avvio del risanamento del borgo San Rocco |
Ciò per l’importanza
che ha rivestito, nei primi anni del Novecento, quando le case, che oggi
sono abbandonate al proprio destino, ospitavano gli operai delle fornaci che
erano nate nei dintorni. Ricordiamo altresì che, fra i progetti che hanno
avuto per oggetto il rilancio della storia del quartiere, c’è quello della
rappresentazione teatrale nell’antico Borgo e fra cui spicca quella di
Ulderico Pesce. Il Comune di Potenza, dopo la realizzazione di un “Totem”
(in prossimità dell’ex Caserma dei Vigili del Fuoco, struttura chiusa da
oltre venti anni, che sembra destinata all'Acta), simbolo dell’avvio del
risanamento, conta sui finanziamenti Por (Programma Operativo Regionale
2003-2006) di euro 458. 000, per riqualificare i quartieri di S. Rocco e
Piazza Crispi.
Fornace Ierace
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Ecco quello che resta della Fornace
Ierace |
Nata all’inizio del
‘900 per produrre mattoni, è ormai in disuso da oltre quarant’anni.
Il colpo di grazia
infetto alla struttura (utilizzata negli anni sessanta come deposito) dal
terribile terremoto del 23 novembre 1980, ha ridotto il tutto ad un ammasso
di macerie, rifiuti e dintorni che non danno certamente una bella immagine
ad una zona che, un tempo, era il cuore pulsante del rione S. Rocco e della
città di Potenza nel suo insieme.
Il Comune di Potenza
non è stato con le mani in mano: ha approvato i
progetti riguardanti il recupero del suolo
sul quale sorgono le strutture dell’ex fabbrica Ierace, ma tutto ciò non
basta.
Se non verranno risolte
le questioni burocratiche, sarà impossibile costruire, anche perché è ben
noto che il suolo è gravato da ipoteca.
Chiesa di
Santa Maria del Sepolcro
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Chiesa di
Santa Maria del Sepolcro |
Ubicata fuori dalle
antiche mura della città, è uno dei monumenti più importanti dal punto di
vista storico ed artistico. Le origini della primitiva chiesa risalgono tra
il XII ed il XIII sec. La denominazione sembra sia dovuta al ritorno dalla
Terrasanta, al tempo della III Crociata da parte del conte di Santasofia
signore di Rivisco, antica contrada di Potenza.
La chiesa è di stile
gotico-catalano, a pianta centrale, unica navata, secondo la tradizione
templare e poi francescana. L’interno è ad unica aula con al lato sinistro
quattro archi a tutto sesto che si affacciano su una navata laterale. La
navata è chiusa in alto da un grande e pregevole soffitto a cassettoni
ottagonali in legno dorato, fatto eseguire nel secolo XVII dal vescovo
Claverio, il quale nel 1656 fece anche costruire, sulla parete destra, un
pregevole altare, con una custodia in forma di calvario, dove è custodita
una reliquia detta del Preziosissimo Sangue di Cristo.
Sulla parete della
navata aggiunta a sinistra, si ammira una bellissima Natività con adorazione
dei pastori, tela attribuita al Ribera, detto lo Spagnoletto, della scuola
del Caravaggio (sec. XVII). Una scultura lapidea del sec. XIII raffigurante
una Madonna con Bambino tra due angeli e vari dipinti del XVI e XVII sec.
Convento di S. Maria del Sepolcro
“Il convento edificato
nell’anno 1488 di nostra Redenzione, atteso il signor conte dell’anzidetta
città stimando poco decoro, che la Sagra Cappella di Santa Maria de
Sepolcro, vicina ad essa città situata, fusse da un solo, o al più da due
Romiti servita, fece ivi andare i P. P. Minori Osservanti, ed a proprie
spese edificò per essi un convento comodissimo per l’abitazione di venti
Frati, come appare da una lapide marmorea situata sulla porta di detto
Convento, e quivi per l’abbondanza di vitto e devozione del popolo collocato
veniva dai superiori dell’Ordine lo studio di Filosofia e di Teologia.
Nell’anno 1593 poi, per Breve Apostolico, il convento fu concesso ai P. P.
Riformati, e fu il primo che ebbe la Riforma nella Provincia di Basilicata,
ed è il Convento principale, nel quale si conserva l’Archivio di essa
Provincia.
Accrescendosi poi le
limosine, si dilatò il Convento, dove vi sogliono abitare più di trenta
Frati. Ciò sortì l’anno 1652”.
“Il
Lucano” pel Centenario del Capoluogo - Tipografia editrice Garramone e
Marchesiello - Potenza, 1907 |