PASQUA
Nella Quaresima il popolo era occupato nel lavoro dei campi, per cui le
prediche del quaresimalista erano frequentate soprattutto dalle donne. Nella
Domenica delle Palme i fidanzati si scambiavano la Palma benedetta, che
veniva portata nelle case, nei campi e nelle stalle; in questo giorno gli
uomini usavano fare il precetto.
Nella notte del Venerdì Santo era prevista una Processione alla chiesa del
Cimitero, processione che generalmente veniva vietata per le risse che ogni
anno scoppiavano.
Dal Mercoledì al Venerdì Santo venivano tralasciati i lavori agricoli, per
cui la partecipazione ai riti in Chiesa era più numerosa e culminava con il
gran baccano a cui si assisteva nel Venerdì Santo. Il baccano veniva
provocato dal suono delle "troccole" e con ogni altro mezzo idoneo a battere
sui banchi e sulle porte della chiesa; questa scena in dialetto veniva
chiamata "tremole" probabilmente derivante da tenebre.
Il suono delle campane della Resurrezione nel giorno del Sabato Santo era
seguito dallo sparo di fuochi e mortaretti e da ciò, probabilmente, derivava
il termine di "spara la gloria".
Ai primi rintocchi della campana ed ai primi spari che si sentivano tutti,
indistintamente, si scoprivano il capo e si prostravano a baciare la terra,
atto che si appellava "gittarsi di faccia a terra".
A questo punto si scambiavano gli auguri e si preparavano le uova da
regalare ai preti che passavano nel pomeriggio a benedire le case.
La giornata della Pasqua trascorreva come quella del Capodanno, ma non si
usava la strenna. In tutte le case si preparavano le "cozzole" e le
"vaccarelle", che sono pasticci ripieni di uova, salame e formaggio, unico
oggetto di regalo per la Pasqua.
Il termine "Cozzola" deriva probabilmente da "cozzola" che in dialetto
significa guscio, in quanto specialmente nelle "vaccarelle" si usava l'uovo
non sgusciato quindi con la "cozzola".
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I "FUCARUNI"
Nelle vigilie delle feste di
San Giuseppe e di San Francesco di Paola in tutti i rioni del paese si
accendevano dei grossi falò detti "fucaruni". Alla realizzazione di questi
falò contribuivano tutte le persone del vicinato con la raccolta di legna e
specialmente di fascine.
Nella vigilia della festa di S. Antonio Abate invece si accendeva un solo
falò nei pressi dell'Eremo dei Frati Lazzaristi di S. Antonio (ora convento
delle Suore).
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