BIBLIOTECA COMUNALE "G. RACIOPPI"
MOLITERNO

Feste e tempo libero

   

 PASQUA

Nella Quaresima il popolo era occupato nel lavoro dei campi, per cui le prediche del quaresimalista erano frequentate soprattutto dalle donne. Nella Domenica delle Palme i fidanzati si scambiavano la Palma benedetta, che veniva portata nelle case, nei campi e nelle stalle; in questo giorno gli uomini usavano fare il precetto.
Nella notte del Venerdì Santo era prevista una Processione alla chiesa del Cimitero, processione che generalmente veniva vietata per le risse che ogni anno scoppiavano.
Dal Mercoledì al Venerdì Santo venivano tralasciati i lavori agricoli, per cui la partecipazione ai riti in Chiesa era più numerosa e culminava con il gran baccano a cui si assisteva nel Venerdì Santo. Il baccano veniva provocato dal suono delle "troccole" e con ogni altro mezzo idoneo a battere sui banchi e sulle porte della chiesa; questa scena in dialetto veniva chiamata "tremole" probabilmente derivante da tenebre.
Il suono delle campane della Resurrezione nel giorno del Sabato Santo era seguito dallo sparo di fuochi e mortaretti e da ciò, probabilmente, derivava il termine di "spara la gloria".
Ai primi rintocchi della campana ed ai primi spari che si sentivano tutti, indistintamente, si scoprivano il capo e si prostravano a baciare la terra, atto che si appellava "gittarsi di faccia a terra".
A questo punto si scambiavano gli auguri e si preparavano le uova da regalare ai preti che passavano nel pomeriggio a benedire le case.
La giornata della Pasqua trascorreva come quella del Capodanno, ma non si usava la strenna. In tutte le case si preparavano le "cozzole" e le "vaccarelle", che sono pasticci ripieni di uova, salame e formaggio, unico oggetto di regalo per la Pasqua.
Il termine "Cozzola" deriva probabilmente da "cozzola" che in dialetto significa guscio, in quanto specialmente nelle "vaccarelle" si usava l'uovo non sgusciato quindi con la "cozzola".

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 I "FUCARUNI"
 

Nelle vigilie delle feste di San Giuseppe e di San Francesco di Paola in tutti i rioni del paese si accendevano dei grossi falò detti "fucaruni". Alla realizzazione di questi falò contribuivano tutte le persone del vicinato con la raccolta di legna e specialmente di fascine.
Nella vigilia della festa di S. Antonio Abate invece si accendeva un solo falò nei pressi dell'Eremo dei Frati Lazzaristi di S. Antonio (ora convento delle Suore).

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