QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELL'INCORONAZIONE: 26 MAGGIO 1975
"La vocazione tradizionale e sempre attuale di ogni santuario" - diceva
Giovanni Paolo II ai rettori dei santuari francesi il 22-1-'81 - "è di
essere come un'antenna permanente della buona novella della salvezza".
Il nostro Santuario attiva ogni anno questa antenna dal 16 luglio alla terza
domenica di settembre - come a suo tempo stabilito con un indice di ascolto
sempre più crescente.
Eccezionalmente, in qualche particolare circostanza, ha irradiato i suoi
programmi fuori tempo stabilito, aprendo le sue porte ai numerosi devoti
convenuti in maggio o in giugno.
Così in occasione del decimo anniversario dell'Incoronazione, nel 1945;
perdurante un prolungato periodo di siccità, verificatosi nella nostra zona
il 1903 e il 1968 e per un periodo abbastanza lungo - un mese - per
celebrare il quarantesimo anniversario dell'Incoronazione, nel 1975, in
coincidenza con l'anno santo, quando si tenne sul Monte l'intero "mese di
maggio".
Così il parroco ne dava comunicazione ai fedeli:
"Come già annunziato fin dal 14 settembre dello scorso anno, ricorrendo il
quarantesimo dell'incoronazione dell'Effige della Madonna, il "mese di
maggio" si terrà sul Monte.
Il 1 maggio, dopo le celebrazioni delle Sante Messe, alle ore 7 - 8 e 9,
avrà inizio la processione con giro completo del paese e arrivo sul Monte
Carmine verso le 14.
Dal 2 al 31 la celebrazione della Santa Messa sarà al mattino alle ore 7 e
alla sera alle ore 18,30".
Scopo dichiarato, con molta semplicità ed onestà, era quello di accettare
per mezzo di Maria, sempre attenta alle nostre necessità e il ricordo
dell'Incoronazione doveva tramandarne ai posteri la memoria - l'invito
misterioso e pressante di Dio a rinnovarci, a cambiar vita, a convertirci e
quindi a tornare a Lui.
Dio chiama - certo - ma dipende dall'uomo dare una risposta, positiva o
negativa che sia.
Se è vero infatti che ogni rinnovamento parte dell'amore di Dio, il quale
cerca, chiama, insiste e prepara la strada del ritorno a
Lui, è altrettanto vero che tocca all'uomo la nobile decisione di accogliere
la voce del Padre, di mettersi in cammino verso di Lui e proseguirlo senza
riserve e senza condizionamenti.
In questo non facile cammino di gioioso ritorno a Dio, l'aviglianese, da
sempre legato alla sua cara Mamma del cielo, particolarmente venerata sotto
il titolo di Santa Maria del Carmine, avrebbe trovato in Maria un aiuto ed
un sostegno.
La pratica del mese di maggio sul Monte fu il mezzo prescelto per far
giungere a tutti tale invito e sollecitare l'aiuto e il sostegno di Maria
nella conseguente accettazione libera e generosa.
Nota già nel Medioevo, quando a Mantova e a Parigi si consacravano a Maria i
primi giorni del mese di maggio e praticata dal Beato Enrico Scuse e nel
sec. XVI da San Filippo Neri, che radunava attorno ad un'immagine della
Vergine i suoi giovanetti e li esortava ad adornarla con i primi fiori della
bella stagione e con atti di virtù, la pia pratica del MESE DI MAGGIO, con
canti e benedizione eucaristica, era già in uso nella real chiesa di Santa
Chiara in Napoli ed anche in numerose congregazioni mariane di studenti sia
nel collegio romano che nella cappella dell'Università di Brea a Milano.
Ma chi la propose esattamente nella forma attuale fu il padre gesuita
Annibale Dionisi che a Parma, nel 1726, diede alle stampe un libro dal
titolo: "Il mese di maggio ossia il mese di maggio, consacrato a Maria col
l'esercizio di varj fiori di virtù".
L'esercizio consisteva nell'esporre ed adornare con fiori e lumi una devota
immagine di Maria SS. ma nella stanza più frequentata della casa; nel
recitare insieme dinanzi ad essa la corona del Rosario o le litanie; nel
leggere, - dopo - una breve considerazione, diversa per ogni giorno, con un
esempio e nell'estrarre a sorte un "fioretto" o un atto di virtù da
praticare, un ossequio o una giaculatoria da ripetere.
Il "mese" si chiudeva con l'offerta del cuore a Maria.
Se al posto della stanza noi poniamo la navata della Chiesa e al posto della
lettura una riflessione proposta dal parroco con fioretto, atto di virtù,
giaculatoria ed offerta, in chiusura, del cuore a Maria, non riscontriamo
alcuna distinzione da quel "mese di maggio", illustrato da Padre Dionisio e
quello celebrato sul Monte il 1975.
Al padre Muzzarelli, poi, va attribuito il merito se nel 1786 i membri più
insigni dell'episcopato italiano introdussero nelle loro diocesi il "mese di
maggio", facendo così diventare ben presto questa devozione, comune tra i
fedeli.
La prima città che diede forma pubblica alla celebrazione fu Ferrara; le
Chiese dove per la prima volta queste celebrazioni furono attuate
corrispondono ai nomi di San Michele, San Crispino e dei Padri Ministri
degli Infermi.
Affermatasi e divenuta presto popolare, come abbiamo accennato, tale pratica
in seguito fu arricchita di indulgenze dal papa Pio VII, il 21 marzo 1815, e
dai suoi successori e si diffuse in Francia, nella Spagna, in Belgio, nella
Svizzera, in Austria, nella Germania e quindi nel resto dell'Europa e del
mondo cattolico.
Favorì, specie in Italia, la predicazione popolare e le canzoncine in onore
della Madonna,
con conseguente ritorno del popolo a Dio nella fede e nell'amore per i
fratelli.
E' difficile quantificare il gran bene che in ordine spirituale tale pratica
riuscì a suscitare nella vita dei pellegrini che ogni giorno, sempre più
numerosi, accorrevano sul Monte, sia al mattino e sia in modo particolare
alla sera, in quel maggio del 1975.
L'afflusso non si esaurì con il passar dei giorni, anzi si incrementò sempre
più: il seme sparso a larghe mani granì, se pure non subito, e diede frutto
ove il trenta, ove il sessanta, ove il cento per uno, come lo testimoniano
le migliaia di confessioni ascoltate in quei giorni, le numerose comunioni
distribuite, il clima di famiglia realizzato: ancora una volta Maria si
appalesava come la via più facile, più breve, più semplice e più sicura per
ritornare a Dio.
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