CAPITOLO IX
Della sua carità verso i poveri.
Chi potrebbe parlare della carità di Giovanni verso i poveri? Su come egli sia stato generoso (che è quanto si propone di
fare la presente opera) si potrebbero portare molti esempi, ma
noi ne esporremo uno solo, che è particolarmente degno di
ammirazione.
Sapendo Giovanni che la purezza verginale non vale niente
senza le opere di carità(l), e che solo di queste il Signore, nel giorno dell'ultimo giudizio, quando si siederà sul trono della sua
maestà, giudicherà i giusti(2), e che solo per la mancanza di queste opere di carità condannerà i malvagi, avendo il Signore stesso detto(3):
Quando il figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i
suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite
davanti a lui tutte le genti ed egli separerà gli uni dagli altri, come
il
pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e
i
capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelle che stanno alla sua
destra:
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla fondazione del mondo. Perchè io ho avuto fame, e mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli
risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo
dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, nudo e ti abbiamo vestito? E
quando ti abbiamo visto ammalato, o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni qualvolta
che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via,
lontano da me, maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e
per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare;
ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete
ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi
avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti
abbiamo visto
affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti
abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che
non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli,
non l'avete fatto a me. Riflettendo, dunque, sull'importanza delle
opere di carità, che, in quel giudizio severo, saranno le sole ad essere
lodate, Giovanni, in ogni suo stato di vita, sia nel secolo che fuori
del secolo(6), tutto ciò che aveva o acquistava lo
dava agli indigenti e ai poveri. E provava tanta tenerezza verso le
afflizioni e le miserie dei poveri, che quando, vivendo ancora nel
mondo, custodiva, come salariato, la vigna di un uomo di Senise(7),
mentre per sè, ritenendo che fosse un grave peccato, non prendeva
nemmeno un solo grappolo di uva senza una speciale ed esplicita licenza
del padrone, quando vedeva venire poveri e viandanti vendemmiava una
parte della vigna, e dava loro le uve, senza alcun permesso del padrone.
Per questo furono riferite al padrone gravi accuse contro il vignaiuolo
Giovanni, come se avesse dissipato tutti i beni e i frutti della vigna.
Di conseguenza il padrone, fortemente indignato, si recò nella vigna per
constatare il danno che il vignaiuolo gli aveva arrecato; e giunto sul
posto ove Giovanni si trovava, arrabbiato, lo aggredì con queste o
simili parole: Non ti avevo posto come custode della mia vigna? Perché
non l'hai custodita con ogni fedeltà? Perché
hai speso le mie uve? Perché hai dissipato i miei beni? Perché, perché
mi hai trascinato sull'orlo della povertà? Forse che ti ho negato il
compenso che ti avevo promesso per la custodia della mia vigna, o forse
che te l'ho rifiutato? O non ti ho, forse, sempre accordato il permesso
di prendere uva per te stesso ogni qualvolta che me lo chiedevi? Guai a
te, guai a te, ingrato, empio, infedele, scellerato vignaiuolo,
riceverai comunque la pena meritata; ti porterò senza misericordia
davanti al giudice, e farò in modo che, dopo essere stato crudelmente
percosso e bastonato, possa essere di vergogna di fronte a tutti.(8)
E Giovanni, con quella umiltà che gli era propria, rispose: Mio Signore,
è vero che non mi hai negato mai né il compenso pattuito né l'uva ogni
volta che l'ho chiesta per me stesso. Ed è vero anche che io ho regalato
alcuni grappoli di uva ai poveri, ai forestieri, alle vedove, e ai
pellegrini, senza il tuo permesso; ma questi grappoli li ho colti in una
parte della tua vigna che a causa della sterilità non produceva uva,
così come è possibile vedere da un'altra parte consimile e ad essa
contigua che non è stata ancora toccata da me; e dove, se vuoi agire
intelligentemente, sarà bene non spendere soldi per la vendemmia. E
perciò diventa di diritto del povero, dell'orfano e della vedova, come
dice e comanda il Signore: Quando vendemmierai la tua vigna, non
raccoglierai i racemi rimasti, ma saranno del forestiero, dell'orfano,
della vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle
tue mani(9). Se ora, turbato dall'avarizia o
dall'ira, vuoi che io ti rimborsi per le uve regalate, se non avrò come
pagare ti rimborserà Dio per me. Andiamo, dunque, a valutarne il prezzo.
Io, infatti, sono certo che Dio ti rimborserà a nome del suo poverissimo
e umile suo servo e custode della tua vigna, restituendoti il centuplo.
Egli stesso, infatti, ha detto: Chi avrà dato anche un solo bicchiere
di acqua fresca a uno di questi piccoli perché è mio discepolo, in
verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa. Riceverà cento volte
tanto e avrà in eredità la vita eterna(10).
Salirono tutti e due nella vigna e trovarono le viti dalle quali
Giovanni aveva raccolto le uve così cariche di grappoli come mai s'era
visto prima. Il
padrone, sorpreso e fortemente sbigottito per aver visto con i propri
occhi un miracolo così grande, lodò sempre, in seguito, il servo fedele
e prudente cui aveva affidato la sua vigna, e stabilì di compiere, in
futuro, opere di carità con la massima generosità. E Giovanni, servo di
Dio, sia da secolare che da religioso, ogni qualvolta vedeva un povero,
un malato, un forestiero, un carcerato, se non aveva niente per
aiutarli, riconoscendo Cristo in essi come membra vive del corpo stesso
di Cristo, spinto da sincera commozione e aprendosi alla più profonda
compassione, pregava e piangeva per loro e spezzava il pane della
consolazione per quelli che si trovavano a subire il peso sia della
debolezza del corpo che della povertà.
Note
1. E'
molto interessante e, per certi aspetti, moderna questa idea circa il
valore autentico del celibato volontario, che intanto vale ed è
giustamente esaltato, in quanto rende, o dovrebbe rendere, chi lo
pratica, più aperto e generoso verso gli altri, perché spoglio di
interessi personali e libero da impacci egoistici: per questo alcuni,
soprattutto in Oriente, dicono che non vale il celibato senza la
povertà.
2.
Nota marginale dell'Autore: S. Bernardo, sulla passione del Signore,
cap. 32.
3.
Nota marginale dell'Autore: Evangelista Matteo, cap. 25, n. 31 sg.
4.
Nel testo c'è un errore di stampa: Patres per Patris.
5.
Nota marginale dell'Autore: Allo stesso luogo, 40 sg. Il testo sacro è
stato solo sunteggiato non citato per intero.
6.
Tipica espressione del linguaggio ecclesiastico; vuol dire: sia nel
comune modo di vivere degli uomini nel mondo, sia nella vita consacrata
o in un ordine religioso.
7.
Nota marginale dell'Autore: Da una tradizione degli antichi Monaci del
Sagittario.
8.
Tutto il discorso del padrone della vigna, soprattutto con la
ripetizione all'inizio (perché, perché?) esprime bene l'agitazione
d'animo che lo fa parlare nell'ira e il disappunto nel vedersi tradito
da una persona in cui aveva posto la sua fiducia e la sua stima. E, in
qualche modo, ci fa capire, anche se solo marginalmente, le relazioni
fra proprietari e lavoratori in quei tempi lontani (sarai crudelmente
colpito e percosso). Ma l'Autore, che ha, bisogna dire, discrete qualità
narrative, ha messo in bocca al padrone un discorso così lungo e
adirato, perché vuol far notare, per contrasto, la dolcezza di carattere
del Beato, la sua umiltà, la tranquillità e la serenità del suo spirito.
Ma vuole, certamente, preparare anche alla sorpresa finale del padrone,
quando potrà costatare con i suoi occhi che dare ai poveri non significa
impoverire, ma, anzi, diventare più ricchi.
9.
Nota marginale dell'Autore: Deuteronomio, cap. 24, n. 20; Lev. cap. 19,
n. 9; cap. 23, n. 22.
10.
Nota marginale dell'Autore: Matteo Cap. IO, n. 42 e cap. 19 n. 30.
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