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UN PIANO PER LA VALORIZZAZIONE DI CAMPOMAGGIORE

Lungo l'alto corso del fiume Basento, uno dei più importanti corsi d'acqua della Basilicata, sorge la città fantasma di Campomaggiore Vecchio. L'insediamento si trova sul tratto viario che congiunge Taranto con Napoli attraverso le importanti città di Potenza e Salerno. Scriveva nella metà del 1800 il conte Gioacchino Cutinelli-Rendina, futuro senatore del Regno d'Italia: "Campomaggiore, con le sue casette tutte uniformi ed ordinate in fila come le tende di un campo: coperte di tegole rosse e ombreggiate da fichi e da viti piantate innanzi alle porte e che salendo lungo i muri facevano festone sull'architrave o intorno alla finestrella.

Campomaggiore Vecchio

Sulla piazza, assai vasta e posta quasi al centro dell'abitato, torreggiava scuro e severo il Palazzo dei Rendina e di riscontro era la Chiesa, bianca e pulita che pareva una sposa. Un semicerchio di colline riparava il paese dal soffio di borea e di ponente.. e lasciava aperta come una larga finestra dalla quale entrava lentamente luce a fiotti del sole nascente". Strano destino quello di Campomaggiore, di essere oggi avvolto dalla fitta vegetazione boschiva alle propaggini delle Dolomiti Lucane. Esse sono le quinte dove viene segnata la storia di un gruppo di abitanti che, dediti alla faticosa vita delle campagne, in un solo giorno viene costretto a spostarsi in un altro luogo impaurito da un imponente smottamento del terreno esteso per tutto l'abitato e che in alcuni punti ha toccato la profondità di 30-50 metri.
Prima di quell'8 febbraio 1885, quando la frana ebbe inizio, il paese, dopo essere stato abitato dalla preistoria fino al 1300, trova un periodo di abbandono come viene spesso registrato nei territori della Basilicata soggetti a continui spostamenti di popolazioni in cerca di nuove terre da coltivare. Probabilmente il territorio di Campomaggiore, privo di feudatari passò alla Corona imperiale se nel 1622 il Re Filippo IV concedeva a Carlo Rendina il titolo di conte, imponendogli di far abitare un feudo dalle antiche origini. Era proprio Campomaggiore.
I terreni argillosi vasti e fertili, l'incremento della popolazione dovuto ad un ritorno nelle campagne fecero "rinascere" il centro di Campomaggiore. Per la seconda volta il villaggio sorge su un pianoro posto su una balza del Monte denominato Scarrone del Salice, a 475 metri sul livello del mare. "Il villaggio" - scrive Gioacchino Cutinelli-Rendina - "abitava parte in case e parte in capanne di stoppia aggruppate senz'ordine intorno alla Casa Baronale", ma oggi maestosi e singolari monumenti fuoriescono da quella terra come creature storpie che hanno trovato, sin dalla loro nascita, un crudele destino.
Essi, tuttavia, meritano di essere ricordati quale momento più felice del paese. È curioso notare che, a dispetto di tutti i paesi della Basilicata, arroccati su erti colline con le case disposte a semicerchi in maniera casuale, Campomaggiore si trovi come un paese di pianura, con isolati di forma quadrangolare ed una via principale, la via Rendina. Il conte Teodoro Rendina aveva chiamato, per la costruzione dell'intero paese, l'architetto Giovanni Patturelli, giovane allievo di Luigi Vanvitelli, il quale "concepì un ordinata pianta... con strade larghe, dirette tagliantisi ad angoli retti e con una vasta piazza nel mezzo".
Ma vediamo più da vicino il villaggio con i suoi monumenti. All'ingresso il grande palazzo baronale mostra ancora le possenti mura e gli accenni delle grandi volte a vela. L'impianto sembra ricordare un castello medievale, attraverso cui si accedeva soltanto dall'ingresso oggi distrutto che immetteva poi in un cortile quadrangolare sotto il quale corrono dei sotterranei ricavati nella viva roccia. Nella parte posteriore i depositi, le dispense e la cucina. Una vita semplice quella nel palazzo, certo meno dura di quella dei campi, ma altrettanto vigile che i raccolti e le entrate economiche fossero garantite per il benessere del paese.
Non meno importante è la chiesa di Campomaggiore, dedicata a Santa Maria del Carmelo, da una statua in gesso e legno che si trovava nella parete di fondo dell'edificio, conservata ora nella chiesa di Campomaggiore Nuovo.
Oggi la costruzione, seppur spogliata degli arredi e delle coperture, conserva ancora il mistero religioso di un tempo, quando durante la processione nella quale si rappresentava la Passione di Cristo, il popolo seguiva l'evento dall'alto delle case e dalle strade sotto l'occhio attento ed ammonitore dell'arciprete. La diruta chiesa, posta di fronte all'edificio del conte, sventrata in più parti dallo scempio degli uomini e dalla forza della natura, mostra quasi intatto il suo campanile, divenuto il simbolo del perdurare di una popolazione cacciata da quello che era considerato un Paradiso. I vecchi raccontano che quando l'unica costruzione superstite che conserva tutta la sua altezza crollerà, allora tutti i Campomaggioresi perderanno ogni speranza di far rivivere un'economia che si è ridotta al minimo e che può trovare nuova linfa vitale nel turismo.
Oggi, finalmente, il campanile è in ristrutturazione e verrà anche realizzato un impianto elettrico per illuminazione artistica. Superata la torre campanaria, la chiesa si riconosce per il sobrio stile neoclassico con un ingresso sovrastato da un breve timpano ed una sola navata. Le tre finestre del muro meridionale davano luce alla navata attraverso le vetrate di cui rimane solo qualche centinatura. Superato l'arco di trionfo si accede alla zona presbiteriale caratterizzata da un'abside semicircolare che ospitava la statua della Madonna del Carmelo. Doveva essere un luogo un pò oscuro che incuteva timore verso chi guardava e pregava per la buona riuscita del raccolto. Un tempo il clero puntava molto nella soggezione degli uomini.
Accanto alla chiesa era la casa del sacerdote, circondata dalle numerose abitazioni disposte parallelamente ed addossate l'un l'altra. Le case venivano assegnate dal conte il quale concedeva, a chi avesse piantato una vigna, libertà di tagliare legna per i tetti ed i soppalchi, di realizzare opere che servissero all'incremento dell'attività agricola, come l'ovile e la cantina ubicati sulla piazza principale, detta Piazza dei Voti, dal ricordo dell'impegno assunto il 20 novembre 1741 dalla Famiglia Rendina e da 16 coloni di cui rimane ancora il nome: Giuseppe Chiaromonte, Carlo Laurenzana, Nicola Chiaromonte, Lelio Tricarico, Domenico Pisano, Paolo Miraglia, Angelo Traficante, Rocco Casalaspro, Giovanni Domenico Civita, Mario Cafarelli, Giuseppe Grassano, Cesare Benevento, Innocenzo Scioja, Giovanni Traficante, Bartolomeo Tricarico e Francesco Trivigno.
E fu un impegno mantenuto.
Il mecenatismo del conte Teodoro Rendina portò nel centro numerosi abitanti della città di Bitonto, in provincia di Bari, famosa per la produzione di olio. Lo stanziamento di diversi coloni viene evidenziato ancora oggi dal dialetto dei Campomaggioresi, molto più vicino a quello di Bari che non di Potenza che è distante poco più di 20 chilometri. La prosperità economica faceva contare, nel 1833, 1.500 abitanti. "Io che scrivo" - affermava il conte Rendina - "in men di vent'anni ho visto sorgere intero un nuovo rione, e come oramai lo spazio mancava a fabbricare, alle camere terrene, si incominciò a sovrapporre le stanze soprane". Un grande villaggio all'avanguardia e al passo con i tempi, se nella seconda metà dell'Ottocento costruisce una stazione ferroviaria sul primo terrazzo del fiume Basento, un vasto cimitero fuori del centro abitato ed una fontana con lavatoio.
Mentre le donne volgevano verso oriente per raggiungere la sorgente perenne presso il lavatoio, i conti guardavano il panorama da un'altra costruzione settecentesca, il Casino della Contessa, sul poggio più alto di Campomaggiore, per controllare che il lavoro fosse svolto da tutti i coloni.
Dure pene in lavoro erano inflitte a chi non sottostava alle regole.
La grande piazza dove si raccoglieva il popolo, i frantoi (uno all'ingresso del paese, l'altro sulla strada per il cimitero) dove al buio producevano l'olio, la fangosa strada per trasportare le salme sino alle cappelle, un giorno del 1885, vennero a mancare insieme una mattina del 9 febbraio.
Verso le 5 di mattina alcuni muli, raccontano, non vollero superare un ponte che fu visto crollare in un attimo dai contadini della zona. Il popolo si raccolse per l'ultima volta nella Piazza dei Voti a vedere in poche ore il crollo di tutte le abitazioni. Il grande Palazzo dei conti Rendina, la bianca chiesa di S. Maria del Carmelo dai possenti muri furono visti sgretolarsi assieme alla piccola Caserma dei Carabinieri. Il giorno dopo, 10 febbraio, le case erano tutte crollate. La tristezza nel popolo prese il sopravvento. 1845 persone si videro all'improvviso senza tetto e mai più il terreno fu feracissimo di ottimi grani ed olii tra i migliori della provincia.
Si tentò, negli anni successivi, di ricostruire un nuovo paese poco più lontano, il Campomaggiore Nuovo, ma esso non ha mai raggiunto la fama di quello vecchio nè il numero di abitanti. L'ultimo conte che ha portato lustro alla sua terra ebbe il compito di scrivere una necrologia che così iniziava: "Fumavan gaie le sue colline/ pel ciel sereno de l'ultim'ora/ venne, e rovine sopra rovine/trovò l'Aurora!"
Oggi è necessario operare direttamente sul sito, data la grande importanza storica che esso riveste nella storia della Basilicata ed in quella archeologico-architettonica.
Il recente ritrovamento di alcuni reperti archeologici ed il paesaggio suggestivo hanno imposto di effettuare una ricerca storica, architettonica ed archeologica concentrata nell'areale descritto, che ha dimostrato l'antichità certa di Campomaggiore almeno a partire dal X-XI sec. d.C.
Ricerche più approfondite sulle eventuali presenze di strutture di particolare interesse architettonico dimostrano in maniera inconfutabile che la chiesa madre, dedicata a S. Maria del Carmelo, l'abitato, il Palazzo Baronale urgono di urgenti lavori di consolidamento.
I monumenti, infatti, presentano alcune lesioni che necessitano di un'opera di carpenteria che eviti il crollo delle murature. Si è verificato, infatti, un repentino dissesto soprattutto nel muro d'ambito sud della chiesa, il quale solo possedeva i resti originali delle centinature delle finestre che illuminavano la navata centrale. Il "Casino della Contessa", inoltre, sebbene sottoposto a vincolo di tutela monumentale, è continuo oggetto di spoliazione dei resti architettonici, i quali rappresentano un unicum nell'architettura della regione.
Le masserie poste nei pressi del Casino conservano tuttora non solo gli elementi architettonici ma anche il frantoio e le botti, abbandonati dopo la frana che nel febbraio 1885 sconvolse l'abitato e lo costrinse ad un abbandono totale.
Le indagini archeologiche di superficie,volte ad individuare depositi archeologici intatti, segnalano settori da scavare come l'abitato,in quanto subito crollato, e la chiesa,che dovrebbe ancora possedere l'antica pavimentazione.
Campomaggiore quindi rappresenta un complesso di strutture molto importanti non solo per la storia del villaggio, ma anche per l'architettura dei monumenti che non trova eguali nelle evidenze presenti in Provincia di Potenza.
Il sito, poichè non ancora indagato nel sottosuolo, può fornire ulteriori contributi alla storia della cultura materiale del villaggio che rischia ulteriori e pericolosi crolli poichè continuamente visitato sia dagli abitanti di Campomaggiore Nuovo che da turisti. Le opere provisionali più urgenti vanno immediatamente definite secondo l'ispirazione della Legge n. 1089 del 1939 e della Legge n. 1497 del 1939, che insieme prevedono la conservazione dei beni in questione, sia quelli vincolati che segnalati come monumenti di interesse storico, archeologico, ambientale e paesaggistico. Essi rappresentano l'unica memoria storica di Campomaggiore, e perciò non possono essere esclusi dall'attività degli organi preposti alla tutela. In particolare riveste priorità il complesso della chiesa, del laboratorio e del Casino della Contessa, seguiti dal villaggio e dal palazzo baronale.
Tutto ciò rientra fra i progetti di valorizzazione turistico-paesaggistica già avviati ed in corso di ultimazione, sotto la cura e l'auspicio dell'Amministrazione Comunale di Campomaggiore; si ricordano: un dressage a due campi per cavalli, realizzazione, nella Piazza del paese antico, di un teatro in strutture leggere per manifestazioni all'aperto, un "parco di sculture" lungo un ideale percorso nel centro urbano di Campomaggiore, inizialmente attuato già con 2 simposii di scultura, con interventi di scultori di fama internazionale, che realizzano opere in tempo reale con l'utilizzo della pietra arenaria locale, strutture ricettive anche a ridosso del centro abbandonato (pizzeria, ecc.).
La necessità di utilizzare le risorse, di rispondere alle esigenze dell'utenza nonchè la valorizzazione degli operatori e delle autonomie che si concretizzano nel quadro socio-economico attuale, ovvero nelle competenze e nei mezzi disponibili, comportano la messa a punto e l'attuazione di politiche e strutture che siano al passo con le innovazioni ed il tempo presente.
Si ringrazia per la collaborazione il sig. Mario Caprara, il cui merito sta nel continuo operare per i beni culturali di Campomaggiore, ed il Sindaco di Campomaggiore Mario Ungaro per la disponibilità.

Bibliografia di riferimento: per un quadro storico-archeologico, con bibliografia precedente, P. RESCIO, Campomaggiore: Archeologia dell'Edilizia Storica,Campomaggiore 1997.

 

 

Testo di Pierfrancesco Rescio             
tratto da  "BASILICATA REGIONE Notizie, 2000

 


 

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