INDICE

 

ANTONIO CAMPAGNA

da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

 

 

Quando l'avvocato Antonio Campagna fu costretto a imbarcarsi per l'America, su una nave carica di molto dolore e di scarse speranze umane, forse penso, con tristezza, che il destino gli era malvagio e gli precludeva per sempre la via del successo, eh’egli fervido di ingegno e di attività si era prefisso raggiungere attraverso gli studi giuridici e l'esercizio dell’avvocatura. Forse anche egli, durante le notti silenziose dell’Oceano e i colloqui col mare, disperò che nella terra dei “business,, la sorte lo avrebbe indotto a relegare fra le ragnatele della soffitta la sua toga e le sue pandette e lo avrebbe ancora umiliato e perseguitato, piegandolo per i bisogni della vita ai più duri lavori.
E, forse, navigando si pentiva di essersi affidato all’Oceano, egli che, nella sua intellettualità, sognava sempre la quiete avida dei suoi studi e il dominio delle aule e delle folle, ammaliate e suggestionate dal fascino di una parola vera e potente.
Ma lo incitava e lo sorreggeva sulla via della ventura il ricordo incancellabile della sua infanzia e della sua prima giovinezza, trascorse fra gli stenti, le sventure domestiche e le vendette dei vili, e quel suo fermo cuore, che sapeva levarsi, pure gemendo, incontro al destino.
Voleva riuscire. E la sua volontà di ferro era uguale alla potenza del suo animo.
Studente e... anarchico.
Antonio Campagna nacque a Castelmezzano il 31 dicembre del 1884.
Quantunque le condizioni economiche della sua famiglia fossero tutt’altro che floride, egli fu ben presto avviato agli studi classici, nei quali il suo ingegno acuto, il suo naturale senso estetico e un profondo e schietto amore dello studio molto lo fecero progredire. A diciassette anni conseguì con onore la licenza liceale e si iscrisse alla facoltà di legge presso la R. Università di Roma. Due anni dopo, però, avendo avuta la disgrazia di perdere il padre, ed essendogli caduto sulle troppo giovani spalle il peso della famiglia, dovè trasferirsi alla Università di Napoli, ove, solo a lunghi intervalli, potè concedersi il lusso di frequentare i corsi. Ma questo giovinetto pensoso e austero, intelligente e perseverante, povero, di umili natali, che si affacciava, pur fra gli stenti, come una grande promessa di avvenire, suscitò le basse invidie e la viltà degli inetti di Castelmezzano, i quali con diabolico disegno, pensarono di perderlo qualificandolo alla Questura di Napoli.., per un... anarchico pericoloso.
La Questura, naturalmente, avuta la denuncia, lo fece identificare, pedinare e sorvegliare. E quando Napoli, ove allora Antonio Campagna frequentava il 4° corso di legge, ebbe la visita ufficiale dell’ex Imperatore di Germania, Guglielmo Il, la casa, ove il giovine studente lucano abitava, fu circondata da un largo stuolo di agenti e di poliziotti, per impedire l'uscita del... pericoloso dinamitardo. A pochi giorni di distanza da questo episodio, il Campagna riceve un telegramma, nel quale lo si avvertiva della grave malattia di un componente la sua famiglia. Difilato, egli si reca alla Questura, per ottenere il permesso di partire. Introdotto alla presenza del Questore, come un carbonaro del 21, il giovine animoso si presenta e mostra il telegramma: Io sono l’anarchico Campagna. Ho ricevuto cattive nuove da casa. Posso partire? ,,
Il Questore legge prima il telegramma, nicchia un tantino, poi si affretta a informarsi minutamente delle condizioni sociali ed economiche della famiglia del Campagna, di Castelmezzano. Saputo trattarsi di gente umile e povera, — in quei tempi beati era cosa possibile aver qualche volta ragione anche dai questori, intuisce che la denuncia non era che una calunnia e... lascia Antonio Campagna libero di partire, accomiatandolo con queste parole.
“Va, figlio mio: ho capito tutto!


Come emigrò.
É facile intuire come, quando nel luglio del 1906 Antonio Campagna consegui, col massimo di vota-zione e la lode, la laurea in giurisprudenza, l'invidia e le ostilità dei suoi compaesani, non solo non disarmarono, ma si aguzzarono, creandogli nel suo paese natio, un ambiente di disagio e di isolamento. D’altro canto, le condizioni della famiglia, peggiorando sempre, lo indussero a pensare all’America lontana, terra dei rapidi successi e delle fortune favolose.
Pur tuttavia, con quella sua natura di esteta e di sognatore, forse non si sarebbe deciso a partire, se, a troncare gli indugi e le esitazioni, non fosse occorso un fatto tanto provvidenziale, quanto occasionale.
Reduce dall'America, ove aveva accumulato una ingente fortuna, per una rapida visita in Italia, si trovava allora a Castelmezzano, sua patria d’origine, il cav. Giuseppe Paterno,— del quale abbiamo avuto l'onore di occuparci ampiamente nel 3-4 fascicolo della rivista — costruttore di grattacieli a New-Yorck, al quale ben presto l'avvocato Antonio Campagna doveva legarsi nella sorte, come socio d’imprese, e nel sangue, sposandone una sorella.
Il Paterno prese a ben volere e a proteggere il giovane studioso, incitandolo a emigrare e disponendovelo spiritualmente. Fu così che, nel maggio del 1908, accettando l’invito di un amico, che lo premurava a recarsi a Chicago per assumervi la direzione d'un giornale settimanale, Antonio Campagna vinse le sue ultime riluttanze e si affidò al mare.
A Chicago, in sulle prime l’azienda del giornale andò bene poi il vento cambiò e le pubblicazioni, nonostante il buon volere e gli sforzi di tenacia e di abilità del Direttore, furono sospese.
Allora, Antonio Campagna ricordandosi delle promesse d aiuto di Giuseppe Paterno, noi esitò a recarsi a New-York, e Giuseppe Paterno gli fu veramente provvidenziale.

L’addio ai codici.
In America, Antonio Campagna nutriva sempre la illusione di potersi fare strada e ricchezze con l'esercizio della sua professione. Fu quindi con doloroso stupore, che si sentì parlare del suo compaesano pressapoco cosi.
- - Che vuoi fare, ora, in America?
Sono avvocato. Farò l’avvocato
Ma qui vi sono ben altre leggi che in Italia.
Le studierò.
Vi sono già tanti avvocati, senza cause.

Io spero di fare la mia via!
Allora bruscamente, Giuseppe Paterno gli domandò:
Senti, ti vuoi arricchire?
Il giovane sognatore studioso esitò alquanto, poi disse: “Non si viene in America per morir di fame.
Il conterraneo incalzò: “ E vuoi arricchire presto?
Con formula poetica ed ermetica, Antonio Campagna rispose: “ La vita è tanto breve!,,
Con formula altrettanto rude e precisa, Giuseppe Paterno Io trasse nella realtà.
Allora, carissimo mio, butta via i codici e vieni con me, in cantiere. Farai il costruttore.
Un avvocato impara presto a dirigere un cantiere edilizio. Sei giovane. Hai talento, farai fortuna
Lavvocato, che sognava il dominio delle aule e......


da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

successivo  >>  

 

 

Pagina realizzata da:

 

Risoluzione 800 x 600.

Copyright 2003 CARO © Corp. All Rights Reserved.
.

.