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Chiesa di Santa Maria del Sepolcro

 

Origini e Titolo

Varie sono le ipotesi formulate, nel passato, in merito alle origini e al titolo dell’antica chiesa potentina di S. Maria del Sepolcro.
Prima di esporre la nostra tesi, autorevolmente confortata da ricca documentazione, ci è parso opportuno soffermarci, sia pur brevemente, su quanto nelle dette ipotesi ci sembra meritevole di considerazione.
Il compianto P. Mario Brienza, il l° gennaio 1954, in occasione della promulgazione della bolla vescovile di erezione a parrocchia di questa antica chiesa potentina, ebbe a ricordare che non esistono documenti attestanti le sue origini ma soltanto reminiscenze e vaghi accenni in documenti riguardanti la partecipazione di elementi locali alle Crociate.
Il titolo, prosegue il P. Brienza, sembra collegarne le origini a queste imprese religioso-politiche del medio evo, forse alla III° (1190-91) cui parteciparono i conti di Santasofia, signori di Rivisco, una contrada periferica di Potenza, poco distante da S. Maria.
Di ritorno dalla suddetta Crociata, essi si sarebbero interessati alla costruzione della chiesa di S. Maria del Sepolcro.
Esempi in tal senso, in verità, non mancano in Lucania. Alcuni nobili cavalieri di Ripacandida, un piccolo centro del Vulture, di ritorno da una Crociata, avrebbero fatto costruire a loro spese una cappella dedicandola a S. Maria del Sepolcro, titolo ora passato alla chiesa parrocchiale di quella cittadina.
Anzi, ricollegandosi al miracolo che S. Gerardo, vescovo di Potenza dal 1111 al 1119, operò proprio a S. Maria, si farebbe risalire la chiesa in parola agli inizi del sec. XII o giù di lì.
Nella vita di S. Gerardo della Porta, scritta dal suo successore, il vescovo Manfredi, e trascritta, nel 1502, da un antichissimo manoscritto conservato sino a quel tempo nell’archivio della cattedrale potentina, come appare da un pubblico atto notarile del 1° aprile di quell’anno, si legge che, essendosi S. Gerardo recato a visitare una località presso la città, denominata « S. Maria », per calmare l’arsura di quelli che lo seguivano sfiniti dalla calura estiva, cambiò in vino generoso dell’acqua attinta da una fonte, versione accolta anche dalla V° lezione del Mattutino dell’Ufficio Divino in onore del Santo.
Secondo altri invece, il Santo avrebbe fatto scaturire il vino da una roccia, particolare inserito nell’Inno alle Lodi dello stesso Ufficio Divino:

 

Vina Lucano sitienti latis
Dat silex venis: bibit alma pleno

Jam cado felix populus, stupente
                    Munera labro


versione che Nicola Sole, il cigno di Senise, così mirabilmente tradusse in versi:

 

I macigni al lucano assetato
miser vino in sorghi abbondanti;
e le genti stupite, festanti
colme tazze del dono sorbir.

 


Il Racioppi osserva che il contenuto della vita di S. Gerardo, attribuita al vescovo Manfredi, suo successore, e troppo generico e simile a quello di altre agiografie. Tuttavia, lo storico moliternese, pur dubitando che detta composizione sia stata stilata dal vescovo Manfredi, afferma che essa è « di antica data, forse, com’io credo, tra il sec, XIII e XIV ».

Comunque stiano le cose, potrebbe darsi che, agli inizi del sec. XII, nella zona ove sorge attualmente il rione S. Maria, esistesse già una cappella o, almeno, una icona dedicata alla Madonna, circostanza che spiegherebbe il perché del nome « S. Maria » dato alla zona periferica di Potenza ove S. Gerardo operò il suddetto miracolo.


 

   testo tratto da: Chiesa di S. Maria del Sepolcro "1974"
di  P. Daniele Murno O.F.M.         

 

 

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